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In piazza contro il golpe bianco

Oliviero Beha,  05 ottobre 2007

L'intervento  Il 6 ottobre, per una Repubblica dei cittadini e in vista di una Lista Civica Nazionale, manifestazione a Roma, Piazza Farnese. Per dire basta alla politica che ha fagocitato i suoi controllori, dove tutto il potere è in una partita di giro della casta, castina, cartuccia, cupolina, cupolona, oligarchia

La vera domanda che aleggia intorno a questa manifestazione del 6 ottobre, per una Repubblica dei cittadini e in vista di una Lista Civica Nazionale (dalle 15 a Roma, Piazza Farnese), è: "come mai ci hanno messo tanto a scendere in piazza?". Dico qui a Roma, ma qualche settimana fa in tutt'Italia per il V-Day, Grillo e la raccolta di firme sui parlamentari troppo pregiudicati, longevi o eterodiretti e nominati.
A questa domanda ci sono diverse risposte, e una di quelle che professionalmente mi toccano più da vicino è che i media per la gran maggior parte hanno raccontato agli italiani un'altra Italia, e ai media, ai loro proprietari e alla filiera politico-economica da cui dipendono ciò evidentemente conveniva, mentre agli italiani succubi non pareva vero di fingere di credere. A quanto pare però, non a tutti i media, né a tutti gli italiani.

Tornando a una ricognizione delle macerie, per dare un'idea realistica di ciò che è successo negli ultimi anni, con Berlusconi, il berlusconismo, la casta onnicomprensiva, la mafiosità diffusa ecc.(cfr.il mio "Italiopoli"), mi pare di poter affermare senza tema di smentita o di esagerazioni che in questo paese è avvenuto un "golpe bianco". Niente di militare, niente di vistoso, niente di verificabile ad occhio nudo, salvo occasioni specifiche che potrebbero esemplificare come fossimo in altri tempi o in altri paesi quello che dico qui. Un esempio per tutti, che coinvolge forze dell'ordine, stampa, politica, establishment giudiziario, poteri forti e molta parte della rassegnata opinione pubblica, potrebbe essere quello a Genova della guerriglia "montata" intorno al G8 e del trattamento riservato da qualche poliziotto a colpi di "uno di meno" dopo la morte di Carlo Giuliani. Sono passati più di sei anni e siamo ancora così.
Altri esempi più raffinati e politologici potrebbero riguardare i rapporti tra la politica e i controlli istituzionali: chi nomina i controllori del Consiglio di Stato, che osmosi c'è tra i vari capi di gabinetto dei Ministeri e i loro controllori, ecc.ecc.? La risposta è: osmosi totale, perché la politica ha fagocitato i suoi controllori e tutto il potere è in una partita di giro della casta, castina, cartuccia, cupolina, cupolona, oligarchia.

Non solo: il "golpe bianco" cui mi riferisco è più in generale nello stile di vita quello dell'espropriazione dell'identità e del senso di responsabilità da parte del potere nei confronti dei cittadini, che da un pezzo non lo legittimano più se non in tornate elettorali che risultano finte, o convenzionali, o esiti di processi che poco hanno a che vedere con la democrazia tanto invocata. Né naturalmente la "cupola" secondo la mia lettura paramafiosa si è mai posta questo problema, considerando la minor democrazia l'equivalente di un minor rischio per il mantenimento di potere e privilegi.

Per carità, senza controlli ognuno rischia di dirazzare, anche la persona migliore del mondo e comunque da noi non si dà certo quest'ultimo caso, ma la questione è appunto la progressiva riduzione fin quasi alla mancanza assoluta di controlli, di contrappesi, di regole della democrazia. Se la fanno e se la cantano, e il tentativo politico-economico sotto gli occhi di tutti è quello di tentare di ridurre ulteriormente le teste decisive, le unità al potere vero, magari intrecciando Veltroni e Montezemolo, e Berlusconi e la sua vasta area di riferimento. In questo le modalità di nascita del Partito Democratico sono esemplari di ciò che vado scrivendo.

In piazza dunque più o meno consapevoli sono scesi e stanno scendendo coloro che da un lato pensano che si stia grattando la gromma al fondo del barile Italia, in tutti i sensi, e dall'altro che si debba reagire prima che sia troppo tardi. Sta avvenendo, per ora in piccolo ma le reazioni dei "golpisti" prevedibilmente non faranno che estendere le aree della protesta in una con le fasi di progressivo degrado del paese, una sorta di montante "rivoluzione bianca" che la tribù di Grillo spinge in un certo modo e altri, come il nostro movimento, in modo diverso ma nella stessa direzione.
Un rivolgimento politico-culturale che scuota l'albero e faccia cadere di sotto chi è sopra a divorarne gli ultimi (cfr.il debito pubblico) frutti più o meno avvelenati, chi è sopra purtroppo in una complementarietà tra destra e sinistra che spiega il nostro precipizio senza opposizione e che risulta oggi perfettamente conclusa almeno nelle linee decisive.

Quindi il 6 ottobre si battezza un'iniziativa che spinga i cittadini a smetterla di fare solo gli spettatori di uno spettacolo marcito, e appunto finto nella sua odiosa e ripetitiva spettacolarità specie televisiva. Su tutto ciò pende comunque una domanda cui la classe dirigente per ora solo pizzicata da un Grillo e provocata da noi non intende affatto rispondere: dov'erano loro mentre il paese si riduceva così durante il "golpe bianco" e che cosa hanno fatto per evitarlo se di questo si è trattato? Se pensano che non di riduzione della democrazia si sia trattato, devono risponderne a coloro che oggi protestano e che li accusano anzi di aver partecipato per interesse, ignavia o mancanza di libertà intellettuale al suddetto "golpe".

 

 

 

 

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