RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALLA NEWS DEL PRC DI MONTEROTONDO QUESTO INTERVENTO SULL'EMERGENZA MAFIA IN CALABRIA..
ESSO CI RICORDA LA FIDUCIA CHE IL GIOVANE► PEPPINO IMPASTATO, UCCISO DALLA MAFIA IL 9 MAGGIO 1978, EBBE INIZIALMENTE NEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO.
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Rifondazione deve assumersi la responsabilità di offrire un'alternativa
di Celeste Costantino Esecutivo Nazionale Gc
In Calabria è emergenza democratica.
Dopo la due giorni a Gioia Tauro e Reggio della commissione parlamentare antimafia nessuno può più fare finta di niente.
Nessuno può equivocare le parole pronunciate dal presidente Francesco
Forgione dopo le audizioni quando giudica «inquietante la pervasività della
'ndrangheta nel tessuto produttivo, sociale e nelle relazioni politiche», in
ogni centimetro della Calabria.
E d'altra parte solo i (troppi) colpevolmente sordi o ciechi sinora hanno potuto
ignorare che in questo Paese esiste un caso Calabria.
In un territorio in cui la presenza delle cosche ha inciso profondamente su
tutte le principali scelte "storiche" di (sotto) sviluppo, la 'ndrangheta oggi -
se possibile - fa ancora più paura.
Le inchieste della magistratura hanno svelato che, ancora una volta, la
'ndrangheta controllava gli appalti e i lavori dell'autostrada, hanno scoperto
nuovi traffici di droga e intrecci di racket e usura che vedrebbero coinvolto
anche il capogruppo dell'Udeur in consiglio regionale. E ancora ci sono stati
sequestri milionari di imprese "
regine" del ciclo del cemento, blitz ai danni di clan che gestivano i rifiuti.
Per non parlare delle ultime due inchieste su Reggio Calabria
che hanno acceso i riflettori sugli intrecci perversi tra il potentissimo clan
Libri e il capogruppo in consiglio comunale di Alleanza nazionale, e la capacità
di infiltrazione nel tessuto imprenditoriale e istituzionale della città della
cosca Labate che riusciva a imporre le assunzioni nella principale industria
della
città, l'
O.Me.Ca., e che conosceva in anticipo le mosse
della polizia giudiziaria che la stava indagando.
Ne viene fuori un quadro allarmante, da ultimo stadio in cui, per dirla con il
capo della distrettuale antimafia Salvatore Boemi, domina senza rivali la
"borghesia mafiosa", ovvero «quei gruppi che hanno iniziato ad operare sul
territorio reggino negli anni 70 e che, nonostante alcuni dei loro leader si
trovino ristretti in carcere, continuano ad essere efficacemente operative in
diversi settori».
In questa situazione, potrebbe, e dovrebbe, esercitare un ruolo fondamentale la
politica. E non ci riesce. Anche perché è del tutto evidente la crisi di
legittimità e legittimazione che sta attraversando . C'è oltre la metà di
consiglieri regionali indagati per vari reati da concorso esterno in
associazione mafiosa ad abuso di ufficio e
pesanti sospetti che gravano su alcuni di loro, ci sono pezzi della giunta
regionale che sono coinvolti in inchieste su lobby, affari e massoneria e c'è
un forte sistema clientelare che si autoriproduce pericolosamente.
E c'è anche un problema di tipo propriamente culturale. Non si può non guardare
con sospetto a quei partiti che fanno le barricate solo e soltanto per
garantire gli assetti di potere ma sono del tutto incapaci di elaborare
qualsiasi tipo di progettualità. Così come non si può non osservare con disgusto
a quelle lotte di potere intestine,
che hanno come conseguenza le inutili semplificazioni giornalistiche o i falsi
stupori in tv in piazze vuote. Ma c'è un motivo se le piazze sono vuote.
Per Rifondazione comunista il potere e la capacità di reazione e indignazione
devono essere altro. Il Prc deve assumersi la responsabilità di offrire
un'alternativa, un nuovo punto di vista, una nuova idea della Calabria. Come
sta facendo Libera con lo straordinario lavoro dei volontari e di chi senza
chiedere niente in cambio ha deciso di combattere la sua battaglia contro la
'ndrangheta.
Come Giovani comunisti diciamo che i comportamenti di chi si misura con questa
realtà devono essere più che trasparenti, devono essere rigorosi e lungimiranti.
Devono raccogliere le sfide lanciate dal sindacato con uno sciopero
generale partecipatissimo da parte di cittadini che evidentemente non pensano
che la giunta regionale sia
stata capace di dare le risposte attese, di elaborare un'idea di futuro per la
Calabria. Dobbiamo essere efficaci e dare una chiave per affrontare precarietà,
disoccupazione, povertà, criminalità organizzata, emigrazione giovanile, crisi
produttiva. Gli ultimi dati sulla disoccupazione giovanile forniti dalla Cgil di
Reggio Calabria sono inquietanti (63,3% da 15 a 24 anni, 51,8% da 25 a 29), e
sono terreno fertile per la 'ndrangheta che proprio nella gestione del mercato
del lavoro alimenta il suo prestigio e potere.
Non è facile. Anche perché, come dice ancora Forgione, sono probabilmente
«affievoliti gli anticorpi sociali, politici e morali» di questa regione. Questo
non significa che non bisogna misurarsi con questa realtà. Forgione promette che
«non ci sono e non ci debbono essere zone franche» e annuncia che «l'impegno di
tutta la Commissione
è quello di produrre entro l'anno una relazione conclusiva sulla 'ndrangheta»,
ma anche di farsi carico «presso il governo che il Csm per ottenere risposte
immediate ed adeguate», perché «non possono fare gli struzzi». Alla politica
calabrese spetta fare chiarezza dentro se stessa, urge uno scatto di orgoglio e
di trasparenza. A noi, a
Rifondazione comunista, il compito di essere diversi. Innanzitutto, eticamente
diversi.