LA
SCHEDA DI SINTESI DEL RAPPORTO CARITAS 2008
L'ARTICOLO DI ABITAREAROMA
http://www.abitarearoma.net/index.php?doc=articolo&id_articolo=9972
Il nuovo rapporto Caritas sulla povertà e l'esclusione sociale in Italia
di Lucia Alessi -
16/10/2008
Vivono con 500-600 euro al mese, rappresentano
il 13% degli italiani. Sono i “nuovi poveri”, per lo più anziani e famiglie
con figli, con un solo stipendio o al giogo di contratti precari. A
denunciarlo è il nuovo Rapporto sulla Povertà e l'esclusione sociale in Italia,
presentato il 15 ottobre in Campidoglio dalla Caritas italiana e dalla
Fondazione Zancan.
Un quadro preoccupante, che parla di povertà per il 38% delle famiglie con tre
o più figli, che inverte la tendenza di Paesi come la Norvegia, dove a
soffrire l'ultima settimana del mese sono soprattutto le famiglie con un solo
figlio.
Nell'Europa dei 15, infatti, dopo la Grecia, è l'Italia il Paese in cui i
trasferimenti sociali hanno il minor impatto nel ridurre la povertà: appena il
4%. Colpa dell'investimento in trasferimenti monetari piuttosto che in
servizi, come accade invece in Paesi come la Svezia o la Germania, che
riescono ad incidere sul calo della povertà per il 50%.
La spesa sociale italiana, sostenuta dalle amministrazioni pubbliche e da
istituzioni private, è sotto la media Ue 15, sia in termini di percentuale che
di Pil, cioè di prodotto interno lordo, sia in termini di spesa pro capite a
ciò destinata.
In realtà nel 2007, secondo il ministero dell’Economia e delle finanze, dei
366.878 milioni di euro erogati dalle istituzioni pubbliche per prestazioni
sociali, alle pensioni è stato destinato il 66,3%, pari a 243.139 milioni di
euro, il +5,2% rispetto al 2006.
Un dato che colpisce, soprattutto se confrontato con il 6,2% di Pil destinato
alla sanità e solamente l'1,9% per l'assistenza sociale.
“Se si è perso tempo, in particolare negli ultimi anni, è anche perché si è
dato credito a una tesi convincente e seducente: la povertà potrà essere
ridotta grazie allo sviluppo economico - spiega il direttore scientifico della
Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato -. In sostanza: maggiore sviluppo
economico, maggiore ridistribuzione dei vantaggi di tale sviluppo, quindi meno
povertà”.
Tesi più volte smentita, ma che ha permesso di rimandare il problema a lungo.
“L'Italia non è il Paese dell'uguaglianza e nemmeno quello delle opportunità”,
afferma Vittorio Nozza, il direttore della Caritas italiana commentando i dati
che registrano una concentrazione del fenomeno soprattutto nel mezzogiorno.
“E' la grande questione che riguarda milioni di volti e storie di cittadini,
della nostra bella Italia, che sempre più si trovano in situazione di povertà
e precarietà. Una questione che può essere affrontata solamente con un piano
nazionale strutturato e permanente, che l’Italia ancora non ha, né ha mai
avuto”.
Dopo l'annuncio del presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick sulla
comparsa di 100 milioni di nuovi poveri nel mondo da gennaio 2008, il rapporto
Caritas-Zancan si presenta come un'altra voce che si solleva nella speranza di
sollecitare un intervento concreto.
Prossimo appuntamento, intanto, l'incontro annuale del 17 ottobre per la
Giornata mondiale di lotta alla povertà.
