Riceviamo e pubblichiamo questo articolo che tratta un tema interessante (svendopoli).  Abbiamo omesso un nome e cognome per i dati insufficienti nella firma di questo intervento.

I SOLDI SONO I NOSTRI LA (CASA È LORO)


Il “costo dei privilegi” di cui gode la classe politica è un tema che meriterebbe, per la sua importanza, di essere trattato in maniera meno qualunquistica e superficiale di come hanno fatto le recenti inchieste giornalistiche sull’argomento.

Esse producono, infatti, solo uno scandalismo fine a se stesso, che finisce esclusivamente per rivivificare demagogia e qualunquismo.

Nel caso della cosiddetta “svendopoli” si ripercorre lo stesso binario di un decennio fa, allora con gli argomenti di “affittopoli”; anche questa volta questi argomenti vengono sostanzialmente utilizzati dai vari gruppi di potere per screditare questo o quell’uomo politico, più o meno emergente, appartenente al campo avverso o concorrente nel proprio.

Queste campagne, furbescamente ammantate di intenti “moralizzatori”, evitano naturalmente, perché non è il loro scopo, di andare al nocciolo del problema.

Prima di tutto la questione vera à quella di accertare esattamente qual’è il danno provocato da questi privilegi e trattamenti di favore indebitamente ottenuti all’erario – quindi a tutti i cittadini.

In secondo luogo il contesto dei privilegi non è certo e solo limitato a quello dei vantaggi dei “politici”, ma è un fenomeno che coinvolge uno strato assai numeroso, che forma tutta la cosiddetta “classe dirigente” di questo paese, costituita non solo dal “ceto politico”, ma anche (e forse soprattutto) da Alti Dirigenti Pubblici, Consiglieri di Amministrazione degli Enti Pubblici, Manager d’Impresa, Alti Gradi delle Forze armate e dell’Ordine, Magistrati, Professionisti di alto livello (avvocati, medici, giornalisti), Sindacalisti di professione, Baroni universitari, ecc. ecc.

Un esempio illuminante per tutti viene rappresentato dall’esimio Dr. *************, che da decenni, dopo una onorata carriera di Sindacalista integerrimo, si contraddistingue per le sue battaglie feroci contro gli “sprechi” della pubblica amministrazione (che naturalmente secondo lui sarebbero gli stipendi e le pensioni pagati ai dipendenti).

Il Dottor **************, all’epoca in cui era Presidente del Collegio Sindacale dell’ INPS, ottenne in locazione dallo stesso ente un prestigioso appartamento al centro di Roma, sulla collina di colle Oppio, a 30 metri in linea d’aria dal Colosseo; di li a poco si decise che lo stesso immobile, per via delle cartolarizzazioni di Tremonti, doveva essere venduto riconoscendo ai locatari – come la legge stabiliva per tutti gli immobili cartolarizzati - il diritto di prelazione agli inquilini.

Ebbene, questo incorruttibile difensore degli interessi della collettività, ha pensato bene che il diritto di prelazione non bastasse.

Per un immobile siffatto (catalogato come “di pregio”) e lì collocato (al centro della capitale), infatti, la legge non riconosce lo sconto del 45 % che è stato applicato a tutto il resto del patrimonio residenziale e così, assieme ad altri inquilini dello stabile (tra i quali probabilmente si potrà annoverare qualche altro influente ed innominabile “notabile”), fa ricorso al TAR Lazio per impugnare il decreto Ministeriale che aveva inserito il palazzo di Colle Oppio tra gli immobili di pregio.

Paradossalmente ********** ha quindi intentato un causa per sottrarre una parte di entrate allo stesso Ente in cui opera proprio come “controllore delle entrate”.

Con sentenza n. 7606 del 14 luglio 2004, emessa con una celerità encomiabile (ma difficilmente riscontrabile per altri casi), il TAR del Lazio afferma che il palazzo di Colle Oppio non può essere considerato di pregio perché risulta in catasto come abitazione ultrapopolare A4, fatiscente, con le latrine nei balconi ed è situato proprio sopra la fermata della metropolitana Colosseo per cui vi sono rumori e vibrazioni. I milioni di cittadini che devono percorrere chilometri e chilometri per raggiungere i mezzi di trasporto più celeri devono sentirsi fortunati!

Nella sentenza definitiva di appello n.5961 del 26 ottobre 2005 (anche questa emessa con inconsueta celerità), il TAR Lazio non solo conferma l’annullamento del decreto ministeriale ma, se qualcuno avesse dubbi sul da farsi, intima e ordina all’Inps di vendere l’immobile agli inquini con gli sconti.

Sembrava fatta, ma certe volte la sfortuna si mette di traverso. Nel nostro caso la sfortuna si chiama Giulio Tremonti che, essendo notoriamente permaloso, non manda giù la vicenda e fa approvare per dispetto una leggina (art. 11-quinquies, comma 7, del D.L. 30.09.2005, n. 203) che sottrae il palazzo di Colle Oppio dai piani di vendita.

Ma il Nostro incorruttibile amico non si dà, a ragione, per vinto: infatti continua la sua battaglia per la giustizia sociale rivolgendosi al Consiglio di Stato, che prontamente, il 2 agosto 2006, trasmette gli atti alla Corte Costituzionale.

L’Alta Corte fa sua questa meritoria campagna contro l’ingiustizia ed in meno di un anno, il 4 luglio scorso, emette la sentenza n. 267/2007 con cui la legge contra personam viene dichiarata incostituzionale (ed in effetti sembra difficile sostenere il contrario).

Pensate che le migliaia di cause analoghe intentate dagli inquilini di tutta Italia, per motivazioni ben più giustificate e reali abbiano ricevuto lo stesso tempestivo e rapidissimo accoglimento?

Quindi l’INPS viene costretto a vendere questo immobile a prezzi di saldo, come se fosse un tugurio e non un Palazzo di lusso collocato al centro di Roma. (a meno che l’attuale Governo, in una ipotesi assai improbabile, non intervenga con una norma generale - e quindi non anticostituzionale - di riordino degli immobili di pregio).

Il danno erariale? Nel caso di questo Palazzo, con un calcolo approssimativo basato sui 24 appartamenti di cui esso è composto, ciascuno di circa 70 metri quadri, la differenza tra il totale dei prezzi di mercato per immobili di questo pregio e quello che verrà pagato con i considerevoli sconti porta ad un mancato introito di circa 14 milioni di euro in meno per le casse dell’INPS.

Quante pensioni si sarebbero potute pagare con questa “piccola” differenza?

Questo caso purtroppo non è isolato.

Solo a Roma si possono contare oltre 2000 “alloggi” di pregio, situati in zone con costi al metro quadro intorno ai 10.000 Euro, che hanno usufruito dei analoghi declassamenti. Alloggi certo non occupati da famiglie di operai o pubblici dipendenti, ma da famigliari o prestanome di questo a quel potente, come nei casi di Veltroni, altro valente moralizzatore, o di Mastella, nelle sue vesti di gestore del sistema della Giustizia in Italia.

Nel caso di Veltroni, per esempio, la differenza tra il prezzo pagato in base al fittizio declassamento ( anche qui si tratta di palazzo collocato al centro di Roma) e quello di mercato come immobile di pregio ammonta a circa 1 milione e 500.000 euro.

Se proiettassimo questo calcolo sulle migliaia di immobili già ceduti o in via di cessione con lo sconto ottenuto *************, avremmo sicuramente una somma che da sola basterebbe a finanziare l’abolizione di tutti i vari scaloni di Maroni e scalinate di Damiano.

Il danno erariale, poi, non è solo quello immediato, per il ridotto introito al momento della cessione, ma anche quello prodotto dalle minori entrate fiscali per il prezzo ridotto all’atto dell’acquisto e dalle agevolazioni fiscali che conseguono ai declassamenti, che comportano una riduzione anche delle aliquote e delle rendite catastali ai fini dell’ICI e dell’Irpef.

Ulteriore danno è provocato anche dalla infausta circostanza che il buon Tremonti, all’epoca del suo mandato, avendo bisogno di fare cassa, ha cartolarizzato questi immobili, tramite la famigerata SCIP2, attribuendo loro importi che si attestano all’80% del valore stimato ed aggiornato (mentre la prima cartolarizzazione era stata attuata con importi più prudentemente del 50 % del valore).

Nel prossimo Gennaio 2008 scadranno le obbligazioni emesse dalla SCIP 2: siccome per questi immobili, l’incassato sarà notevolmente inferiore agli importi previsti, alla scadenza ciò comporterà un esborso di circa 800 milioni di euro, che dovranno essere reperiti tra le risorse finanziarie nel bilancio dello Stato.

E dire che le cartolarizzazioni dovevano servire per risanare il deficit pubblico !

Ora, chi sta causando tutto questo danno economico e finanziario, con questi favoritismi illeciti e moralmente riprovevoli, viste le loro ampie possibilità economiche, è sempre quella classe dirigente che tutti i giorni mette in campo le proprie ciance per giustificare tagli indiscriminati alla spesa pubblica con la diminuzione dei servizi alla cittadinanza, che impone le “riforme previdenziali” tutte indirizzate da decenni a ridimensionare progressivamente i trattamenti pensionistici, ovviamente solo quelli più bassi, che continua a predicare le privatizzazioni che in questo paese significano sostanzialmente un sempre maggiore spostamento di capitali e risorse dallo Stato alle aziende private, che ti spiega insistentemente che sei TU, (non LORO) che, non volendo rinunciare ai tuoi diritti essenziali conquistati con anni di lotte, stai portando il Paese alla ROVINA.

L’ampiezza di questo fenomeno, che coinvolge in modo trasversale il ceto politico, imprenditoriale, sindacale, persino intellettuale, con poche e rarissime eccezioni, impone una seria riflessione di un cambiamento reale di questo Paese.

COBAS INPDAP

Roma 15/09/07

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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