dal blog di Beppe Grillo
21 Ottobre 2007

La soluzione finale
Mastella
è indagato per abuso d’ufficio, finanziamento illecito ai
partiti, concorso in truffa nell’ambito di finanziamenti
europei e nazionali da De Magistris. Appena lo sa ne chiede il
trasferimento. Non ci riesce. De Magistris diventa l’indagato. Qualcuno
fa uscire notizie riservate dalla Procura di Catanzaro. De
Magistris riceve una busta con delle pallottole.
Va avanti lo stesso. Mastella minaccia di mandare a casa Prodi a primavera.
L’inchiesta è subito tolta a De Magistris. E’ finita qui?
Si, è finita, ma per il centro sinistra. E’ morto, defunto. Nessun partito ha
chiesto le dimissioni di Mastella. Vergogna. In un Paese
normale Mastella sarebbe a Ceppaloni a raccogliere pomodori. E Prodi,
anche lui indagato? E' sereno. Il giudice non c’è più e oggi, insieme al compare
Mastella, è a Napoli per ricevere il Papa.
Marco Travaglio mi ha inviato una lettera
sulla soluzione finale.
“Caro Beppe,
due settimane fa, ad Annozero, avevo evocato Licio Gelli e il Piano di rinascita
della P2 e me ne hanno dette di tutti i colori. In realtà, ero stato troppo
ottimista. Ormai siamo oltre Gelli, oltre la P2. Siamo al
golpe politico-giudiziario.
Per una volta, inseguire gli aspetti tecnico-giuridici della decisione del
Procuratore generale di Catanzaro di strappare di mano l’inchiesta “Why Not” su
Prodi, Mastella & C. al titolare, cioè al pm Luigi De Magistris,
è inutile e fuorviante. Meglio andare subito alla sostanza, che è questa: il
magistrato che aveva raccolto elementi sufficienti per indagare Mastella per
abuso, truffa e finanziamento illecito, cioè riteneva di aver trovato i soldi,
non potrà portare a termine la sua indagine, ormai in dirittura
d’arrivo. Il fascicolo passerà a un altro magistrato, che impiegherà mesi per
studiarsi tutti gli atti. E, se non vorrà fare la fine di De Magistris -
attaccato da destra e da sinistra, difeso da nessuno, ispezionato per mesi e
mesi, trascinato dinanzi al Csm, proposto per il trasferimento immediato e
infine espropriato del suo lavoro - ascolterà l’amorevole consiglio che gli
danno il governo e l’opposizione una volta tanto compatte: archiviare tutto,
lasciar perdere, voltarsi dall’altra parte.
Checchè se ne dica, questa non è una questione privata fra De Magistris e
Mastella. Questa è la soluzione finale dopo vent’anni di
guerra della politica alla Giustizia. E’ il coronamento del
sogno dei vari Gelli, Craxi e Berlusconi di fermare sul nascere le indagini sul
potere. Gelli, Craxi e Berlusconi, nella loro ingenuità, pensavano che per farlo
occorresse modificare la Costituzione, scrivendoci che la carriera dei pm è
separata da quella dei giudici e che le procure devono obbedire al governo.
Mastella e chi gli sta dietro hanno capito che non occorre
cambiare le norme: basta creare le condizioni di fatto perché tutto ciò accada.
Appena un pm apre un fascicolo sugli amici di un ministro, se ne chiede
il trasferimento (del pm, non del ministro). Anche se la richiesta non
sta in piedi, non importa: quando il magistrato arriverà al sodo, salendo di
livello dagli amici del ministro al ministro stesso, il
ministro sosterrà che il pm lo fa perché ce l’ha con lui. E, col gioco
delle tre carte, riuscirà a convincere qualche alto magistrato a
scambiare le cause con gli effetti e a scippare l’indagine al pm per
“incompatibilità”. Come se fosse il pm ad avercela col ministro, e non il
ministro ad avercela col pm. Si chiama “guerra preventiva”, e non l’ha neppure
inventata Mastella. L’aveva già teorizzata Mao: “Colpirne uno per
educarne cento”. Funziona.” Marco Travaglio
