Care/i compagne/i,
trovate qua sotto un grafico che mostra come gli scalini Damiano portino alle stesse conseguenze strutturali a cui avrebbe portato lo scalone Maroni.
Con la riforma del ministro leghista si arrivava dal prossimo 1° gennaio 2008 all'età minima di 60 anni (con 35 di contributi) e poi a 61 dal 1° gennaio 2010 e (forse) a 62 dal 1° gennaio 2014. Con gli scalini Damiano chi ha 35 anni di contributi potrà pensionarsi dal prossimo 1° gennaio 2008 a 58 anni, per poi avere bisogno di 60 anni dal 1° luglio 2009 (come con Maroni, anche se saranno esentati i 59enni con 36 anni di contributi), di 61 anni dal 1° gennaio 2011 (esentati i 60enni con 36 anni di contributi) e, se la riforma non assicurasse il previsto risparmio finanziario, di 62 anni dal 1° gennaio 2013 (quindi un anno prima di quanto previsto da Maroni, anche se saranno esentati i 61enni con 36 anni di contributi).
Da quella data gli effetti strutturali delle due leggi Maroni e Damiano equivarrebbero.


Ci si dice: comunque qualcuno nei prossimi due o tre anni ci guadagna e va in pensione qualche mese o un anno prima di quando ci sarebbe andato con la Maroni. Ma il fatto che questa nuova controriforma venga fatta da un governo di centrosinistra che abbiamo contribuito a far andare al potere con il nostro voto e, soprattutto, con le nostre mobilitazioni contro Berlusconi e la sua politica sociale, non attenua, ma anzi aggrava il nostro giudizio negativo. E il fatto che tale controriforma avvenga con l'avallo delle confederazioni sindacali fa sì che essa divenga irrecuperabile anche in un nuovo e migliorato quadro politico. Mentre opponendoci alla controriforma Maroni (e al suo scalone) ne rifiutavamo l'impianto e le argomentazioni, oggi, dicendo sì alla controriforma Damiano (ai suoi scalini e alle sue "quote", al suo "equilibrio" dei conti) ne assumiamo l'impianto e la filosofia, oltre che le presunte motivazioni (dissesto INPS, andamento demografico, invecchiamento della popolazione), e accantoniamo le nostre buone ragioni (attivo della cassa previdenziale dei lavoratori dipendenti, difesa del valore di solidarietà intergenerazionale della pensione pubblica, priorità del benessere sociale su astratte motivazioni di rigorismo monetarista, ecc.).
Domani altre considerazioni sulla parte previdenziale del "protocollo".
Cari saluti.

Fabrizio Burattini
Segretario CGIL Roma Sud
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