Pubblichiamo la lettera aperta del Comitato No Dal Molin in previsione della
Manifestazione nazionale del 15 dicembre a Vicenza
Non lo nascondiamo: siamo dei sognatori; vorremmo impedire alla più grande
potenza militare mondiale di mettere casa nel nostro cortile. E’ vero, siamo
anche un pò testardi; ce lo hanno detto in tutte le salse: «cari vicentini,
mettetevela via, gli interessi della guerra saranno più forti dei vostri
presidi». Pazzi? Può darsi: del resto, chi avrebbe montato un
Festival-campeggio di 10 giorni?
Eppure, siamo ancora qui. In questi giorni raddoppiamo il nostro Presidio
Permanente; tutto intorno, un silenzio assordante, fatto di quotidiani e
telegiornali che, dopo aver assediato Vicenza in concomitanza con il grande
corteo del 17 febbraio, ora non hanno più nulla da dire su un movimento che ha
continuato a vivere di passione e determinazione. Un movimento che si esprime
tra e con la gente di Vicenza, attraverso iniziative e manifestazioni
continue: abbiamo tagliato i cavidotti funzionali alla nuova base Usa,
occupato la Basilica Palladiana, piantato 150 alberi all’interno del Dal Molin;
abbiamo bloccato, per tre giorni e tre notti, le bonifiche belliche – iniziate
un mese fa – necessarie per iniziare la costruzione dell’installazione
militare, e le donne del Presidio, sono andate a Firenze per boicottare l’ABC
– azienda incaricata delle bonifiche – e proseguire la campagna dei blocchi.
Con i primi blocchi dei lavori abbiamo imparato, ancor di più, ad essere una
comunità; e abbiamo sentito, da tante parti d’Italia, la solidarietà e la
condivisione che tante donne e tanti uomini esprimono per la lotta vicentina.
Abbiamo chiesto, anche, che i 170 Parlamentari che si sono dichiarati contrari
alla realizzazione della nuova base Usa mantengano la propria promessa:
portare subito in Parlamento la moratoria sui lavori in attesa dello
svolgimento della Seconda Conferenza sulle servitù militari e chiedere la
desecretazione degli accordi militari bilaterali.
Questo, ad oggi, non è avvenuto: abbiamo già visto il Governo promettere di
ascoltare la comunità vicentina e poi tradirla: c’è qualcuno che vuol seguire
il solco tracciato da Prodi? Non portare subito in Parlamento la moratoria,
infatti, significa comportarsi nello stesso modo del Presidente del Consiglio
che, dopo aver promesso di voler considerare la vicenda alla luce della
volontà della comunità locale, dichiarò dall’estero di non opporsi alle
richieste statunitensi svendendo la nostra città.
Lo scorso 17 febbraio, insieme, abbiamo dimostrato quanto grande è il
movimento che vuol battersi contro la guerra e la militarizzazione del
territorio, per la difesa della terra e la costruzione di nuove pratiche di
democrazia; ma Vicenza, da sola, è insufficiente a sostenere questa lotta che,
pure, accomuna gran parte della popolazione locale: Vicenza è solo un
villaggio nella grande comunità che crede in un altro mondo possibile. Abbiamo
bisogno, ancora una volta, della vostra condivisione, della vostra
partecipazione, della vostra solidarietà.
Abbiamo convocato, a dicembre, una tre giorni europea di confronto,
contaminazione, approfondimento; vogliamo allargare i nostri orizzonti,
conoscere nuove comunità, condividere altre lotte. Ma vogliamo, anche,
dimostrare che la vicenda del Dal Molin è ancora aperta: per questo il 15
dicembre un grande corteo attraverserà le strade della nostra città. Abbiamo
sempre detto che “se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è
la realtà che comincia”: vi chiediamo di condividere il nostro sogno, ancora
una volta, perché una terra senza basi di guerra possa diventare realtà.
Se non ora, quando? Vicenza chiama, ancora una volta: e noi siamo sicuri che
risponderete in tanti. Perché Vicenza vive già al di fuori dei suoi confini.
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Presidio Permanente contro la costruzione della nuova base Usa a Vicenza
Via Ponte Marchese
c.p. 303 36100 Vicenza
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