Nel presentare il sottostante articolo de Il Manifesto vorrei dire che spesso i soci lavoratori di cooperative, parlo soprattutto di quelle più grandi e di quelle a gestione piramidale, verticistica e autoreferenziale,  vengono considerati dagli amministratori come "lavoratori imprenditori", coinvolti nel rischio d'impresa, solo quando si tratta di mettere mano alle tasche per rimediare a esercizi finanziari fallimentari.

La storia della ricapitalizzazione l'abbiamo già sentita a Roma in alcune cooperative sociali, così come abbiamo visto in altre la prassi di non pagare gli stipendi ai soci lavoratori per mesi a causa di pignoramenti giudiziari seguiti a vertenze di lavoro perdute dagli amministratori delle cooperative stesse con risarcimenti elevatissimi. Segno spesso di gestione avventuriera e incompetente da parte di presidenti e/consiglieri in carica da oltre un decennio.

Un ruolo subalterno, quello dei soci lavoratori, spesso inquadrato in contratti precari e/o in buste paghe misere, schiacciati in decisioni di vertice aziendale che arrivano, non di rado, fino al mobbing. Senza eccessivo rispetto delle norme di sicurezza nell'ambiente di lavoro.....Ma leggete l'articolo..

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DA IL MANIFESTO DEL 4 marzo 2008

La denuncia di Cgil, Cisl e Uil di Modena e Reggio Emilia: salari decurtati del 10%. E tra i dipendenti ignari scatta la protesta

Così le cooperative tagliano gli stipendi ai soci lavoratori
Sara Farolfi
 

Buste paga decurtate del 10%. Una brutta sorpresa per i 2.500 dipendenti di alcune cooperative di facchinaggio (riunite nel consorzio Powerlog) che, tra Modena e Reggio Emilia, operano in appalto per i colossi della macellazione italiana. Lo hanno scoperto a inizio febbraio, con l'accredito dello stipendio di gennaio. E la cosa paradossale è che, trattandosi di soci lavoratori, a rigore si starebbe parlando di un'autodecurtazione del salario, finalizzata a una ricapitalizzazione per almeno 3 milione di euro.
Sembra invece le assemblee siano andate deserte e che i soci lavoratori, quasi tutti stranieri, nulla ne sapessero - tanto è vero che il tutto ha preso inizio da uno sciopero spontaneo dei lavoratori, la settimana scorsa. Il che chiama in causa non solo le aziende appaltatrici - in particolare Unipeg a Reggio Emilia, che pure è una cooperativa, e la modenese Inalca, azienda del gruppo Cremonini - ma anche Legacoop e Confcooperative, a cui sono affiliate le tre cooperative in questione: Minerva, che conta 850 soci lavoratori, e Real, che dà lavoro a 250 soci lavoratori. Una terza cooperativa, Vega (250 soci lavoratori) risulta avere deliberato, ma non ancora applicato, la medesima decurtazione.
Denunciano Cgil, Cisl e Uil territoriali che tagliati del 10%, gli stipendi sono andati al di sotto dei minimi contrattuali (e si tratta di lavoratori inquadrati in gran parte al livello più basso che per una media anche di 200 ore di lavoro al mese guadagnano circa 1200 euro). Non solo. Dal primo gennaio non sono stati erogati gli aumenti salariali previsti (una cinquantina di euro mensili), nè l'una tantum (1.098 euro). Non vengono riconosciuti scatti di anzianità, e non sono corrisposte tredicesime e quattordicesime. Persino gli straordinari sono pagati alla voce «trasferte Italia», dunque esentasse, spiega Umberto Franciosi (Flai Cgil di Modena).
Dagli uffici Powerlog non commentano. Ma all'incontro tenutosi con i sindacati, il consorzio di cooperative avrebbe di fatto convenuto sul fatto che si tratta di un modo per contenere i costi. I costi di esercizio sono troppo elevati, avrebbero detto, tirando così in ballo le imprese committenti. Unipeg e Inalca, dunque, due colossi (se non monopolisti) della macellazione italiana. Pacchetti di sciopero sono già stati effettuati sia a Reggio Emilia, dove ha sede Unipeg, sia a Modena, dove c'è Inalca. Sabato scorso poi i soci lavoratori delle cooperative Real e Minerva si sono riuniti in un'affollata assemblea per fare il punto della questione: chiedono la revoca delle decisioni assunte.
In un comunicato della settimana scorsa Unipeg ha preso le distanze dalle decisione assunte da quelle cooperative a cui appalta pezzi del processo produttivo, minacciando la risoluzione del contratto di appalto, e dicendoci persino disposta alla costituzione di un fondo per la compensazione dei salari decurtati. Ieri però l'azienda (che come si diceva è essa stessa una coperativa) ha rifiutato il confronto richiesto dai sindacati. Inalca invece non ha finora rilasciato nessun commento sulla vicenda, dicendosi disposta (a voce) a un incontro con i sindacati ma non con le rappresentanze dei soci lavoratori (sic!).
Ai piani alti delle cooperative invece, si prende tempo. Alberto Armuzzi, responsabile dell'area servizi di Legacoop Emilia Romagna, lo spiega così: «Abbiamo in programma per mercoledì un incontro con i sindacati, mi risulta che le decisioni siano state prese nel corso dell'assemblea dei soci lavoratori, ma prima di dire cose inesatte voglio capire bene cosa è successo».

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APPROFONDIMENTO: Ccnl - Salta la trattativa tra sindacati e cooperative sociali

 ►COOPERATIVE SOCIALI INDAGATE PER TRUFFA

 

 

 

 

 

 

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