comunicato stampa
Visita CPT di Ponte Galeria
Dichiarazione Gianfranco Spadaccia: Necessario riconoscere diritto di visita permanente e di colloquio al Garante e al suo Ufficio. Per il 40 % dei trattenuti nel CPT comincia un girone infernale che li porta dal CPT alla clandestinità e dalla clandestinità di nuovo in carcere.
Il Garante dei diritti e delle opportunità delle persone private della libertà del Comune di Roma Gianfranco Spadaccia ha ottenuto di poter visitare il CPT di Ponte Galeria a Roma, insieme all’Avvocato dell’Ufficio del Garante Fabio Baglioni e alla dott.ssa Simona Filippi.
Spadaccia ha dichiarato: “La visita che abbiamo effettuato ci conferma l’assoluta necessità di aprire le porte del CPT al diritto di visita e di colloquio del Garante comunale e del suo Ufficio, richiesta che torniamo a sollecitare al Ministro dell’Interno anche per facilitare l’azione e l’intervento delle associazioni di volontariato che possono assicurare i servizi previsti dalla Direttiva ministeriale dell’agosto 2000 (interpretariato, mediazione culturale, informazione legale, altre forme di assistenza).
Per quanto riguarda tutti i dati rilevati durante la visita, rimando a una relazione che sarà pubblicata nei prossimi giorni sul nostro sito (www.garantedetenuti.it).
Mi limito per il momento a due osservazioni:
1) a differenza di altri CPT quello di Roma non ospita clandestini trattenuti al momento dell’ingresso nel nostro paese ma persone che da tempo soggiornano e lavorano clandestinamente nella nostra città e nella nostra regione. Molti di loro sono al contrario entrati regolarmente e alcuni hanno familiari dotati di permesso di soggiorno residenti a Roma. Molti sono ex detenuti passati senza soluzione di continuità dal carcere al CPT.
2) Tutti loro sono destinatari di un decreto di espulsione in attesa di esecuzione ma un’alta percentuale, pari quasi al 40 percento non verrà rimpatriata al paese d’origine perché i loro Stati non collaborano nell’identificazione, rifiutando in pratica di accoglierli o di riconoscerli come propri cittadini. Per questi comincia al Cpt un vero e proprio girone infernale. Non possono essere rimbarcati, dopo 60 giorni di trattenimento ricevono un ordine di espatrio cui non sono in grado di ottemperare e dopo cinque giorni, in base alla legge Bossi-Fini, se sorpresi sul territorio nazionale vengono di nuovo arrestati, processati per direttissima e condannati. Al termine del periodo di detenzione tornano al Cpt dove ricomincia questo percorso diabolico che li porta dal carcere al Cpt e dalla clandestinità di nuovo al carcere”.