Dall'intervista su Radio Rai di Gino Strada il 9 aprile 2007
"La detenzione di Rahmatullah Hanefi?
E' un'infamia di cui sono responsabili due signori e tutto quello che loro rappresentano,
Hamid Karzai e Romano Prodi"
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Romano Prodi? "La versione di un Ponzio Pilato del Terzo millennio".
E' un Gino Strada a tutto
campo quello che commenta, attraverso dichiarazioni alla stampa italiana, le
parole del Premier Romano Prodi sull'impegno dell'Italia per la liberazione del
collaboratore di Emergency Rahmatullah Hanefi, ora in mano ai servizi segreti
afghani.
"Il governo ha fatto il possibile? Chiedo: cos’è il
possibile? Abbiamo richiamato l’ambasciatore italiano a Kabul? Abbiamo convocato
l’ambasciatore afgano a Roma? Abbiamo fatto richiesta formale, scritta, per la
immediata liberazione di Hanefi?" Gino Strada non risparmia parole, ne attacchi
di dura digestione per la compagine politica. "Mi aspettavo dal governo italiano
una dichiarazione. Il governo sa bene quanto Rahmatullah sia affidabile... aveva
in mano 2 milioni di dollari per ottenere il rilascio di Torsello e lo riportò
dagli agenti dei servizi che se ne stavano in una casa tranquilli". Numerose le
interviste rilasciate questi giorni dal fondatore di Emergency a varie testate,
stessa la tipologia di risposte per tutti: il governo Italiano, nonostante tutto
il lavoro svolto per lui in passato da Hanefi rischiando la vita, non sta
muovendo un dito per liberarlo dalla prigionia dei servizi segreti afghani.
Questi ultimi poi, giustificano l'arresto sostenendo che Rahmatullah abbia avuto
un ruolo nel sequestro dell'inviato di Repubblica Mastrogiacomo. "Questa è
un'altra infamia", commenta il chirurgo, "Ce lo aveva detto il ministro della
Salute che avrebbero potuto facilmente costruire prove contro di lui. Ma l'hanno
fatto anche perché è stato lasciato così a lungo in mano loro. Io avevo chiesto
al governo di Roma di intervenire immediatamente. Gli avevo detto che Karzai, un
loro alleato, si stava rivalendo su di noi", forse perchè agli "Usa non è
piaciuto l'epilogo del sequestro Mastrogiacomo". Al danno, inoltre viene
aggiunta la beffa. L'Italia infatti, con un contributo stanziato a favore di
Kabul di circa 50 milioni di dollari, sta provvedendo alla ricostruzione del
sistema giudiziario afghano: un sistema che, parola di Strada, "prevede libero
accesso nelle carceri ai nostri team di medici, perché possano curare i reclusi.
Ora quello stesso sistema giudiziario, rimesso in piedi con soldi italiani, ci
impedisce di vedere uno dei nostri". Hanefi, "l'uomo che ha aiutato a liberare
due cittadini italiani" prosegue il medico di Emergency, "è vittima di un vuoto
giuridico. Ed è un fatto gravissimo: per la prima volta nella storia, quando si
fa uno scambio di prigionieri con due parti che affidano a un terzo soggetto
neutrale il compito di mettere in pratica l'operazione, chi lo fa viene
arrestato". E conclude: "Io non voglio ringraziamenti da parte della politica,
né di Prodi. Avrei fatto lo stesso anche se me l'avesse chiesto Berlusconi. Ma
da questa storia voglio uscire in pari, non con un desaparecido. Faremo di
Rahmatullah un caso internazionale".