Rai: scontro tra Travaglio e Castelli che annuncia querela

(Ansa.it) ROMA - Scontro nello studio di Annozero tra Roberto Castelli (Lega Nord), sottosegretario alle Infrastrutture, e Marco Travaglio. Un vivace scambio di battute che si è concluso con l'annuncio di querela da parte dell'esponente del Carroccio contro il giornalista, mentre Michele Santoro cercava di riportare la discussione sui temi della puntata, sicurezza e immigrazione.

"C'é una banda di giornalisti - ha detto Castelli, citando Travaglio ma anche Gianantonio Stella - che ha scoperto una cosa interessante, e cioé a parlar male dei politici si diventa ricchi. Dunque, bisogna parlar male dei politici a prescindere". Castelli ha poi ricordato che "Travaglio ha scritto sull'Unità e in un suo libro che sono stato condannato. Ma il paradosso è che il condannato Travaglio scrive di me che sono stato condannato, ma non è vero. O Travaglio - ha insistito l'esponente della Lega - mi chiede scusa e si dimette da giornalista, oppure sono costretto ad andare a intasare giustizia e a fare l'ennesima causa". Per Castelli, "va bene criticare i politici quando se lo meritano. Ma quando si sbaglia e si diffama una persona, magari si riconosca l'errore".

   Libro alla mano, Travaglio ha detto che "la Corte dei Conti ha chiesto a Castelli la restituzione di oltre 98 mila euro" ipotizzando per l'ex ministro della Giustizia il reato di abuso di ufficio per aver assunto una persona del suo paese alle sue dipendenze. "Non si è trattato di una condanna - ha replicato Castelli - bensì di una richiesta del procuratore della Corte dei Conti". Travaglio ha però ricordato che il procedimento è stato bloccato dal tribunale dei ministri, che non ha dato l'autorizzazione a procedere.

TRAVAGLIO, ALL'ESTERO SI SCUSANO POLITICI NON CRONISTI

Dopo l'intervento di Michele Santoro, la parola ad Annozero questa sera e' passata a Marco Travaglio che - dopo il 'cartellino giallo' ricevuto ieri dalla Rai - non e' sceso nel merito della polemica, ma ha passato in rassegna alcuni casi, in Europa e negli Stati Uniti, nei quali esponenti
politici hanno fatto pubblicamente 'mea culpa' o si sono dimessi dopo essere finiti nel mirino dei media per diversi scandali. 
  ''All'estero - ha commentato Travaglio - si usa cosi': i giornalisti si scusano quando fanno errori, ma se dicono la verita' a scusarsi sono i politici''. L'excursus di Travaglio e' andato dal caso di Cherie Blair, moglie dell'ex premier Tony, che nel 1992 pianse in tv dopo che
si scopri' che aveva acquistato appartamenti da un mediatore poi condannato per truffa, a quello dell'ex cancelliere tedesco
Helmuth Kohl, che nel 1999 si scuso' in tv per i fondi neri della Zdu, il suo partito, e fini' la sua carriera, alle dimissioni in blocco della Commissione europea nel 1999 ''perche' una ministra aveva assunto un dentista suo amico''. ''All'estero funziona cosi' - ha detto ancora Travaglio - mentre in Italia gli elementi oggettivi paiono contare poco rispetto alle fonti che li producono''. Infine un riferimento al
periodo fascista: ''C'era un cartello negli uffici pubblici: 'Qui non si parla politica o di alta strategia'. Ma questi - ha concluso - sono fatti del passato''.
 

RAI: SANTORO APRE ANNOZERO CON TRAVAGLIO E LO DIFENDE 
Michele Santoro ha aperto la puntata di questa sera du Annozero con Marco Travaglio e lo ha difeso, dopo le polemiche che hanno travolto il giornalista, ospite fisso del programma di Raidue, per le accuse rivolte al presidente del Senato Renato Schifani nella puntata di sabato
scorso di Che tempo che fa. ''Stai tranquillo, Marco, sei nel cuore del pubblico e non hai niente da temere'', ha esordito Santoro, in piedi al centro dello studio accanto a Travaglio. Poi il conduttore ha criticato gli articoli usciti in questi giorni su Travaglio su Repubblica
e sul Corriere della Sera.

''Il Corriere - ha detto Santoro - scrive oggi che tu avresti detto quelle cose su Schifani giovedi' scorso qui ad Annozero. Ma pure le pietre sanno che le hai dette sabato da Fabio Fazio: Annozero, per una volta, non ha partecipato all'evento. Questo strano errore del Corsera - ha aggiunto Santoro - e' stato preceduto su Repubblica da un articolo di Giovanni Valentini che chiedeva l'intervento dell'Authority. A nome di quale norma? Non si capisce. Poi c'e' stato lo scoop di D'Avanzo, che in pratica ti ha accusato di aver preso un residenze abbastanza bruttino coi soldi di un tale Aiello, condannato per mafia. Naturalmente il Corsera oggi riprende questo scoop degno del Pulitzer e lo approfondisce: tutti e due i giornali, in verita', dicono che non puo' essere una cosa vera, ma la scrivono lo stesso. Perche'? Per minare la tua credibilita' molto forte, ma anche perche' quei fatti che tu hai raccontato loro non li avevAno scritti, e quindi non dovevano meritare di essere scritti. Altrimenti, che figura ci avrebbero fatto i direttori Mieli e Mauro nei confronti dei loro lettori?''. Infine, ha concluso Santoro, ''Dagospia ha trovato la quadratura del cerchio: esiste in Italia una banda dei quattro, cioe' Di Pietro, Grillo, Travaglio e Santoro. Tolti di mezzo questi, il paese si puo' avviare verso la modernizzazione''. ''Ma io - ha sottolineato Santoro rivolgendosi a Travaglio - non ho la psicosi di essere dalla parte dei vincitori. Mi sento
vivo anche perche' sei tu qui e hai il tuo microfono''.

L'UNITA' NAZIONALE CONTRO MARCO TRAVAGLIO          LE REAZIONI SU MICROMEGA

 

di Marco Travaglio
da repubblica.it (15 maggio 2008)

Caro direttore,
D'Avanzo è liberissimo di ritenere che i cittadini non debbano sapere chi è il presidente del Senato. Io invece penso che debbano sapere tutto, che sia nostro dovere informarli del fatto che stava in società con due personaggi poi condannati per mafia, che si occupava di urbanistica come consulente del comune di Villabate, controllato dal clan Mandalà, anche dopo l'arresto del figlio del boss e subito prima dello scioglimento per mafia.

Perciò l'ho scritto (dopo valorosi colleghi come Lillo, Abbate e Gomez) e l'ho detto in tv presentando il mio libro. Anche perché la Procura di Palermo sta ancora vagliando le dichiarazioni rese nel 2007 dal pentito Francesco Campanella, già presidente del consiglio comunale di Villabate e uomo del clan Mandalà, sul piano regolatore che, a suo dire, il boss aveva "concordato con La Loggia e Schifani" (Ansa, 10 febbraio 2007).

Ciò che non è consentito a nessuno, nemmeno a D'Avanzo, è imbastire una ripugnante equazione tra le frequentazioni palermitane del palermitano Schifani e una calunnia ai miei danni che - scopro ora - sarebbe stata diffusa via telefono da un misterioso avvocato: e cioè che l'imprenditore Michele Aiello, poi condannato per mafia in primo grado, mi avrebbe pagato un albergo o un residence nei dintorni di Trabia. La circostanza è totalmente falsa e chi l'ha detta e diffusa ne risponderà in tribunale.

Potrei dunque liquidare la cosa con un sorriso e un'alzata di spalle, limitandomi a una denuncia per diffamazione e rinviando le spiegazioni a quando diventerò presidente del Senato. Ma siccome non ho nulla da nascondere e D'Avanzo sta cercando - con miseri risultati - di minare la fiducia dei lettori nella mia onorabilità personale e nella mia correttezza professionale, eccomi qui pronto a denudarmi.

 

 

 

 

 

 

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