Associazione Ex Lavanderia
PER L'USO PUBBLICO, SOCIALE E CULTURALE DELL'EX MANICOMIO S.MARIA DELLA PIETA'
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COMUNICATO STAMPA 

IL TEMPO PUBBLICA UN ARTICOLO SUL PADIGLIONE 9, IL RITORNO DEI PAZIENTI IN MANICOMIO.

 Ieri ed oggi, il Tempo di Roma dedica ampio spazio alla vicenda del Padiglione 9 del S.Maria della Pietà, dove circa 2 anni fa furono trasferiti i pazienti dalla residenza di via Cassia.

La prima denuncia pubblica relativa a quella vicenda fu del Comitato Promotore della Delibera di Iniziativa Popolare per l’acquisizione Comunale del S.Maria, nell’estate 2004.

Un ricorso alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica fu presentato in ottobre 2004 in contemporanea con l’occupazione della Ex Lavanderia.

L'Associazione Ex Lavanderia si augura che questa rinnovata attenzione per il Comprensorio del S.Maria della Pietà abbia un seguito.

A tal fine riteniamo utile offrire tutti gli elementi in nostro possesso per favorire un lavoro di inchiesta che faccia luce sulla gestione del S.Maria della Pietà che da tempo, inascoltati, denunciamo.

 

IL PADIGLIONE 9 

La collocazione della Residenza, ufficialmente di medicina riabilitativa, ma di fatto psichiatrica, è illegittima per 2 motivi: 

1) La definizione di “medicina riabilitativa” è uno stratagemma per aggirare la legge nazionale che vieta la collocazione di qualsivoglia struttura psichiatrica all’interno degli ex manicomi. Si pongono fuori dalla Legge anche le strutture presenti al Padiglione 7 e 14 (come da noi più volte denunciato) 

2) Il Padiglione 9 fa parte dei 5 padiglioni ristrutturati per il Giubileo ristrutturati con i fondi del Giubileo (fondi statali gestiti dal Comune). Questi fondi furono stanziati per realizzare strutture ricettive, dovevano poi divenire ostelli della gioventù. Solo 3 anni dopo vi furono fatti nuovi interventi da parte della ASL per collocarci i propri servizi. E’ evidente che questo cambio di destinazione d’uso  oltre a rappresentare uno spreco di risorse pubbliche ha permesso alla ASL di “incamerare” risorse non proprie senza alcun contracambio. 

In generale non è per nulla chiaro se l’utilizzo dei Padiglioni del S.Maria della Pietà sia rispettoso del vincolo di Legge che impone l’investimento delle risorse tratte dall’uso degli Ex Ospedali Psichiatrici nei Progetti di Salute Mentale.

In sintesi, la ASL RME dovrebbe mettere a reddito i padiglioni e con le risorse maturate aprire strutture decentrate sul territorio secondo lo spirito della Legge Basaglia.

Negli ultimi anni, invece, è stato fatto il contrario: si sono ridotte le risorse investite sulle piccole esperienze comunitarie nei quartieri proponendo come alternativa o il “ritorno in manicomio” o l’accesso a strutture private. 

Alcuni esempi: 

PADIGLIONE 28

Da più di 1 anno il Padiglione 28 (ristrutturato con i fondi del Giubileo per essere la mensa a servizio degli ostelli della gioventù), oltre a proseguire la sua attività di mensa è sede di feste da ballo sudamericane, buffet privati, iniziative di Partito (prevalentemente della Margherita). Inoltre, recentemente ospita anche un centro di fitness (cielo e terra).

La gestione è affidata alla Cooperativa S.Spirito di cui non si riescono ad avere particolari notizie.

A che titolo? La Cooperativa paga un affitto? Se si, a quanto ammonta? E soprattutto, queste entrate vengono dirottate sui Progetti di Salute Mentale come vuole la Legge o inseriti impropriamente nel bilancio ASL? 

PADIGLIONI DEL  MUNICIPIO 

Il contratto relativo ai Padiglioni 29,30 e 32, nuova sede del Municipio XIX fa riferimento ad un affitto corrisposto dal Comune di Roma alla ASL RME.

Anche in questo caso sarebbe utile sapere se gli introiti sono dirottati ai Progetti di Salute Mentale.

Inoltre, il Comune di Roma, a partire dall’Assessore Minelli, ha dichiarato, a suo tempo di avere come obiettivo l’acquisto dei padiglioni, acquisto che comporterebbe, in pochi anni, ad un risparmio significativo per le casse comunali.

L’obiettivo dell’acquisto è sempre valido? E’stato definito nel contratto?

 

ALTRI PADIGLIONI DATI IN GESTIONE 

La questione del reinvestimento sui Progetti di Salute Mentale riguarda anche altri padiglioni come quelli dati in gestione all’Azienda S.Filippo Neri (Pad. 17 – scuola Infermieri, Pad. 90 - Sala Conferenze, Pad. 90 bis – Centro Formazione)

 

PADIGLIONI SANITARI 

La sanitarizzazione del Comprensorio lascia molti dubbi sia sul piano culturale che su quello amministrativo. Riempire l’Ex Manicomio di strutture sanitarie, di cui molte legate al disagio fisico, psichico e sociale (oltre al Pad. 7,9 e 14 il SERT, il futuro Ospice Oncologico, il Centro Materno Infantile, Centri Diurni etc…) significa riprodurre psicologicamente e culturalmente quello “spezzatino” di strutture per il disagio che richiama alla memoria proprio la logica manicomiale.

Inoltre la collocazione di strutture sanitarie tra le più varie (ambulatori, clinica veterinaria, Igiene Pubblica etc…) rappresenta un modo di gestire la sanità fortemente discutibile.

Infatti queste strutture, ben lungi dall’essere aggiuntive, hanno rappresentato la concentrazione di quei servizi prima decentrati sul territorio.

Una logica forse di risparmio ma sicuramente non di efficienza e di tutela dei bisogni degli utenti.

Si tenga conto che molti dei padiglioni sono utilizzati solo per una parte. In poche parole, la ASL RME ha teso all’”occupazione” di tutti gli spazi secondo una logica non comprensibile dal punto di vista dell’efficienza allo scopo di impedire la promozione e la realizzazione di qualsiasi progetto di utilizzo differente.

 

ALTRI UTILIZZI 

L’ipotesi universitaria, ben lungi dall’essere concretizzata ma, in nome della quale, si è impedito ogni progetto di utilizzo culturale e sociale proposto dalle realtà associative ha permesso, negli anni, alla ASL di occupare ogni spazio disponibile.

Così come già successo a Napoli, la vendita di padiglioni per un uso universitario, se non tenesse conto della finalizzazione verso i progetti di Salute Mentale, si configurerebbe come illegittima e sarebbe impugnabile legalmente.

L’unica proposta credibile continua ad essere quella indicata dalla Delibera Comunale di Iniziativa Popolare consegnata a dicembre 2003, promossa da oltre 40 associazione e firmata da 9000 cittadini.

Si tratta dell’Acquisizione Comunale attraverso la messa a disposizione di beni immobili di proprietà comunale destinati a strutture decentrate per la Salute Mentale (stabili, appartamenti etc).

Questa modalità, la permuta di aree tra enti pubblici, è una prassi generalizzata nella pubblica amministrazione. In questo caso, sarebbe “l’uovo di colombo” perché permetterebbe da una parte l’investimento sulla Salute Mentale e dall’altra l’utilizzo pubblico, sociale e culturale del S.Maria della Pietà, rendendolo disponibile alla fruizione dei cittadini.

La realizzazione di quel luogo di inclusione sociale che segnerebbe definitivamente e simbolicamente il miglior modo di ricordare il manicomio e di riconvertirne la sofferenza e l’orrore in cultura, socialità e prevenzione.

Purtroppo altri interessi pesano sul S.Maria e la Delibera non è stata discussa dal Consiglio Comunale nonostante lo Statuto ne imponesse la discussione entro giugno 2004.

Anche una Proposta di Legge Regionale che proponeva la cessione al Comune di Roma del Comprensorio è “sparita” nel nulla nonostante fosse firmata dai Capigruppo di tutte le forze dell’attuale maggioranza.

 

IL PADIGLIONE 31 

La Ex Lavanderia è stata negli anni 90 il luogo delle iniziative pubbliche e culturali che supportavano il processo di superamento del Manicomio. E’ in virtù di questa storia che, nel 2000, fu ristrutturata per divenire un Centro Culturale.

Insieme al Municipio, agli Ostelli, alla Mensa e al Centro Studi-Museo della Mente ed al Parco fruibile, doveva rappresentare il nucleo di partenza per un progetto di apertura alla città del Comprensorio.

Solo 3 anni dopo è iniziato il processo di smantellamento degli Ostelli. Ad ottobre 2004, la ASL, iniziava a spostare propri uffici nella Ex Lavanderia dopo aver fatto sparire gli arredi acquistati anch’essi con i fondi del Giubileo.

A fronte di questo nuovo abuso, il 15 ottobre 2004, un gruppo di cittadini ha occupato il Padiglione 31 per salvaguardarne l’uso culturale.

3 mesi dopo nasceva l’Associazione “EX LAVANDERIA” con l’obiettivo di rivendicare la gestione del Padiglione e di promuovere la vertenza sull’uso culturale del S.Maria della Pietà.

Dopo 250 iniziative culturali, concerti, rassegne di cinema, spettacoli teatrali, esposizioni di arte svolte a titolo volontario, con ingresso a sottoscrizione volontaria, l’Associazione ha presentato un progetto di gestione che prevede anche una produzione di reddito da destinare ai Progetti di Salute Mentale.

La schiera di politici ed amministratori che si è impegnata per la Legalizzazione della Ex Lavanderia è molto lunga e va dal Presidente della Regione Marrazzo a numerosi esponenti dell’amministrazione comunale. Un ‘incontro è stato promesso anche dal Direttore della ASL.

Ad oggi però non vi è alcun passo formale in tal senso.

Un appello in tal senso, già firmato da molte associazioni romane (dall’ARCI a Psichiatria Democratica) e da artisti ed intellettuali sarà presentato pubblicamente a settembre.