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COMUNICATO STAMPA 

Dichiarazione di Adriana Spera Capogruppo al Comune di Roma

del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea 

  “Non si sgombera un Angelo” 

"E’ gravissimo quello che è successo stamattina nel pieno centro di Roma."

Lo sgombero dell’Angelo Mai, esperienza sociale consolidata e laboratorio culturale autogestito, è un atto irresponsabile di chi ha scelto la strada della forza invece di continuare il dialogo e il confronto per trovare una soluzione positiva.

La Polizia Municipale è intervenuta improvvisamente e in un primo momento non ha permesso l’accesso ai locali ai parlamentari on. Bonadonna e on. Martone accorsi fuori per portare solidarietà. Il Consigliere regionale on. Mariani è stato aggredito ed è rimasto ferito, giacendo poi in terra per più di venti minuti prima dell'arrivo di un'ambulanza.

Sono stati impiegati inoltre agenti in borghese tra i quali diversi agenti della Polizia Municipale, che non si capisce perché siano stati coinvolti in quest’azione.

Si vuole evidentemente proseguire nella  realizzazione di un Centro Storico tutto vetrine e salotti, allontanando i residenti impossibilitati a comprare case che sono arrivate a costare decine di migliaia di euro a metro quadro.

I lavori ed il cantiere per la ristrutturazione dell’area già lasciata libera potevano tranquillamente proseguire. Mentre invece la sede alternativa non è stata ancora trovata.

Faccio appello al Sindaco e alla Giunta del Comune di Roma per bloccare lo sgombero e per far riprendere il confronto democratico con gli occupanti.

Rinnovo tutta la mia solidarietà agli occupanti e chiederò un impegno  concreto a tutte le forze della maggioranza Capitolina.  

 

Roma 4 ottobre 2006                                                        La Capogruppo PRC - SE

                                                                                                        Adriana Spera  

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DAL CORRIERE DELLA SERA Del 29 GIUGNO 2006 il "brodo culturale" per l'uso del pugno di ferro

UNA COSA DI SINISTRA

di Goffredo Buccini

Una delle parole con le quali la sinistra finisce ciclicamente per fare i conti, nelle sue crisi di crescita, è «legge». Law and or der , promise Tony Blair, spiazzando i tories e accingendosi alla sua cavalcata di governo in Inghilterra. «Legalità» è stata, e in parte è ancora, specie in certe aree del Sud, la bandiera della sinistra progressista contro un conservatorismo di sovente intrugliato con mafia e malaffare e, nel nome di tale bandiera, hanno versato il loro sangue leader e militanti della sinistra, valga a ricordarli tutti il sacrificio di Pio La Torre. Ancora oggi, tuttavia, le cose cambiano, e parecchio, quando si tratta di applicare il concetto di legge non a picciotti, faccendieri o avversari politici ma a giovani che della sinistra hanno il codice genetico. La piccola cronaca di questi giorni a Roma sul tormentone che s’è scatenato attorno all’Angelo Mai è un utile spunto di riflessione sul tema e un difficile banco di prova per un altro leader della sinistra che ha abbracciato la causa della legalità, Walter Veltroni. L’edificio dell’Angelo Mai, gemma del centro storico al momento nelle mani di un centro sociale, dovrebbe già da tempo essere stato restituito alla sua destinazione: ospitare i ragazzi del Viscontino, non feroci speculatori edilizi ma studenti d’una scuola media, pubblica per di più. Sia detto per inciso: noi non pensiamo, con Gianni Alemanno, che i centri sociali siano realtà da «bonificare». Crediamo invece che essi, di sinistra o di destra, costituiscano una ricchezza nei quartieri. E tuttavia pensiamo che non siano aree extraterritoriali. Nel caso del Mai, poiché il centro sociale anima, e rianima, il tessuto culturale di Roma centro, a favore dell’occupazione - illegale e abusiva - si sono spesi nomi e volti della sinistra letteraria, teatrale, politica, giornalistica. Fino al paradossale grido di dolore lanciato attraverso il Riformista , e ripreso sul Corriere , dal giovane segretario dei Ds del centro storico, Fabio Nicolucci: «Attenzione, il berlusconismo e la cultura dell’aggiustamento delle regole alla convenienza del momento hanno fatto breccia nel corpo culturale della sinistra». Traduzione: la legge è legge, e la sinistra che fiancheggia l’occupazione in danno di una scuola media sta prendendo un colossale abbaglio. Il dibattito è più che mai aperto. Al centro sociale vanno offerte alternative serie, il trasferimento (rifiutato) nell’ex cinema Volturno poteva essere una di queste. Ma non v’è dubbio che il complesso debba tornare al suo uso proprio. La nostra Costituzione, appena scampata alle riforme della destra, ci ricorda che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Farsi usbergo di un poster di Guevara non ne rende alcuni più uguali degli altri. Dunque, il Comune tratti e tratti ancora, fino a un minuto oltre il possibile, con gli occupanti. Poi, ove dalla trattativa venissero solo rinvii sine die , ci si decida, a malincuore, a fare una cosa di sinistra: chiamare i carabinieri.

L'ARTICOLO DI PAOLO FOSCHI

«Angelo Mai libero entro il 15 luglio» L’impegno del delegato del sindaco. Gli occupanti: «Non ce ne andremo»
 
«Entro il 15 luglio l’Angelo Mai dovrà essere liberato. Andiamo avanti nel dialogo per trasferire le attività in spazi adeguati. Ma alla data prestabilita consegneremo l’edificio alla ditta che deve ristrutturarlo. Lì, come era stato deciso prima dell’occupazione, andrà il Viscontino, la scuola media voluta dagli abitanti»: Luca Odevaine, vicecapo di gabinetto del sindaco, ieri ha ribadito la linea del Campidoglio sulla vicenda dell’ex convitto occupato due anni fa al rione Monti. Nonostante le proteste di Rifondazione e di alcuni esponenti degli stessi Ds, Walter Veltroni ha dunque deciso di ripristinare la legalità. Per usare le parole del quotidiano il Riformista, sarebbe la «svolta cofferatiana» della Capitale. Ordine e legalità, come a Bologna. A costo di scatenare l’ira degli alleati. «Non siamo un centro sociale, siamo un laboratorio culturale nel centro della città. Non andremo via», commenta Giorgina Pilozzi, che cura gli eventi. «Apprezziamo le attività culturali svolte, per questo ci siamo impegnati a trovare sedi alternative: abbiamo proposto il teatro Volturno, in pieno centro, ma non lo hanno voluto. Abbiamo trovato a spese nostre un bellissimo ex fienile all’inizio dell’Appia Antica. E ora non vogliono nemmeno questo...», ribatte a sua volta il delegato del sindaco. «L’Appia Antica? E troppo lontana...», tagliano corto gli occupanti.
E mentre la difficile trattativa va avanti, l’Angelo Mai è diventato uno spinoso caso politico. Un test per la capacità di coabitazione fra il legalitarismo della sinistra moderata e l’anima «disubbidiente» di Rifondazione e compagni. «Io però mi ritengo della sinistra socialdemocratica - dice il giornalista Pierluigi Diaco - e non sono d’accordo con Veltroni. Quella dell’Angelo Mai è un’esperienza unica. Vengono svolte attività di livello altissimo. Certo, si può e di deve discutere su come ridurre i disagi per gli abitanti. Ma la soluzione migliore è trovare un’altra sede per la scuola».
Diversi artisti e uomini di cultura sono scesi in campo per sostenere le ragioni degli occupanti: dal musicista Vinicio Capossela, allo scrittore Stefano Benni; da Leo Gullotta a Philippe Leroy. Gli abitanti invece fanno il tifo per la scuola: lamentano caos e rumori, da quando sono arrivati gli artisti in via degli Zingari. «Ma il centro storico non è dei residenti, è patrimonio di tutti», replicano gli occupanti. «Ma non è nemmeno di chi se lo prende illegalmente», dicono dal Campidoglio.
 

Paolo Foschi