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LIBERTA' di mercoledì 17 gennaio 2007 > Provincia
 


Gli esperti
«Più c'è devianza e più c'è coesione»
L'educatore: «Chi esce è un traditore». I genitori: «Gli adolescenti si fidano del gruppo»

All rights reserved to legal owner.PIACENZA - «Un gruppo di ragazzi che compiono atti di bullismo, o mettono in atto azioni violente, si coprono l'uno con l'altro. Sono molto uniti. Più c'è devianza e più c'è coesione»: questa la terribile equivalenza che ci mette di fronte agli occhi Alberto Genziani, educatore professionale, curatore di ricerche su disagio giovanile e bullismo, collaboratore dell'Ausl in progetti di prevenzione del disagio a Piacenza.
Commentando l'episodio dei fidanzatini aggrediti per punire lei di aver lasciato la comitiva, Genziani osserva: «Qui non siamo sul terreno del bullismo. Ci muoviamo già nel territorio della devianza sociale. L'episodio è gravissimo, ed è sintomo di un sommerso che va affrontato con la prevenzione». Ma tant'è, in questo caso la situazione è arrivata al limite, ad un punto di non ritorno. La ragazza ha scelto di uscire dal branco, che però non gliela fatta passare liscia.
«In questo caso, in cui i soggetti hanno già sviluppato una personalità delinquenziale, ci si comporta come le organizzazioni mafiose: sei uscito, allora sei un nemico. Chi esce dall'organizzazione è un traditore, un infame. E come tale va punito. L'omertà è una religione». La dinamica del gruppo degenera: «Il gruppo dei pari dai 14 ai 25 anni è prioritario - dice Genziani - i ragazzi hanno grande bisogno di appartenenza. Nel caso dei bulli o delle personalità devianti, il bisogno di aggregazione aumenta. I soggetti si individuano nell'illegalità, per sentirsi qualcosa o qualcuno, e hanno bisogno di chi li guardi e li ammiri». Dell'aspetto dell'aggressività femminile, ragioniamo con la professoressa di scuola media Leonarda Raggi: «Le ragazze sono pienamente coinvolte nel bullismo (elemento confermato dallo screening che Genziani ha attuato su 10 mila studenti). La loro violenza si esprime con l'isolamento delle compagne o dei compagni, con lo screditamento accanito, con il pettegolezzo. Non mi è mai capitato di vedere aggressioni fisiche, e penso che si tratti in questo caso di devianza. Attuando la violenza fisica, penso le ragazze vogliano dimostrare che valgono quanto i maschi, che sono capaci di fare altrettanto». Rispetto alla logica del branco, l'insegnante fa notare: «Vige la logica del pollaio: il gallo (leader) è padrone, la gallina non può permettersi di far qualcosa di diverso dalle regole di chi comanda». Sulle dinamiche di gruppo si sofferma Maurizio Coperchini, genitore di due ragazze adolescenti e presidente del consiglio di istituto a Fiorenzuola: «Avere la compagnia, la comitiva, è normale. I ragazzi si fidano più del gruppo dei pari che dei genitori, rispetto ai quali si vive un distacco molto forte. Fa parte dell'evoluzione, e permette anche di fare esperienza. Se il gruppo però ti porta a fare azioni che non sono socialmente accettabili, è un problema, anche perché non è facile sviluppare la consapevolezza che quel che fai è sbagliato, visto che il confronto rimane interno al gruppo». Ecco che il mondo adulto viene interpellato, nelle sue responsabilità.
Donata Meneghelli
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