RAGAZZI, BISOGNA NASCERE DUE VOLTE

L’adolescenza è un’età fondamentale. Occorrono adulti che sappiano accompagnare i ragazzi guardandoli negli occhi. E occorrono soprattutto degli amici. Così come il bambino nasce nella pancia della mamma, il ragazzo nasce nella pancia dell’amicizia. Per questo dovremmo riempire la città di luoghi dove i ragazzi possano stare insieme in maniera degna, animata, guidata, e non come in un branco.

Credo che dobbiamo, una volta per tutte, dire una cosa, che per me è non solo una verità, ma anche un’esperienza e che vorrei che diventasse anche verità ed esperienza vostra. Il momento centrale, strategico, fondamentale della vita di una persona è l’adolescenza.

La vera nascita di una persona è l’adolescenza. Se rifletti partendo da questo postulato, leggi la storia di una persona in un certo modo; se parti, come si fa spesso, per esempio dal bambino di 3 giorni, 4 giorni, 3 anni, 7 anni, 9 anni, 11 anni, è chiaro che esauriamo il meglio di noi sull’infanzia.

Io, un po’ per la mia esperienza, un po’ anche perché voglio contestare alcuni psicanalisti che dicono che l’adolescenza non esiste, sono profondamente convinto che l’adolescenza è comunque – mettetevelo in testa, soprattutto voi che domani volete fare gli educatori – il momento non dico cruciale, ma il momento fondamentale della vita.

Da zero a 11 anni sono prove di vita: ci affrettiamo per, ci alleniamo per, ma il cuore della vita sboccia durante l’adolescenza e, quindi si entra nel pieno del processo vitale fondamentale, che vi permetterà domani di essere o adulti sereni, profondi, veri, autentici, oppure mezzi adulti o mezze cartucce, Peter Pan, bonsai e tutte quelle caricature e quei titoli che noi diamo ai mezzi adulti! Dico questo un po’ anche perché è questa la mia esperienza, ma dico questo anche perché, mai come oggi, il cambiamento radicale e profondo che avviene in voi nella prima adolescenza, coinvolge a 360 gradi, dalla punta dei capelli alle scarpe, alla punta delle unghie dei piedi. Noi educatori quasi sempre, con l’adolescenza, ci fermiamo ai problemi sessuali, ai problemi affettivi-sessuali, invece dobbiamo aiutarvi a capire che cosa succede durante l’adolescenza, che cosa vi succede dentro. Ci sono rapporti, processi, affettività, c’è un cambiamento radicale, ma soprattutto c’è la riappropriazione di voi stessi: si tratta di mutamenti importanti, di aspetti della personalità che vanno considerati con attenzione: voi durante l’adolescenza diventate "padroni di voi stessi", mentre fino ai 10-11 anni in qualche misura dipendete dai genitori.

Quindi, voi state riscattando voi stessi e vi state domandando: chi siamo? Come davvero siamo e cosa abbiamo dentro? Se sapete darvi delle risposte qualche cosa succede ma, se non vi date le risposte, cercate le scorciatoie ( e voi capite cosa voglio dire quando parlo di parlo di scorciatoie). L’alcol è una scorciatoia, il sesso è una scorciatoia, la droga è una scorciatoia, il bullismo è una scorciatoia, l’anoressia è una scorciatoia, la depressione anche in qualche misura.

Perché vi dico tutto questo? Perché voglio che andiate fuori di qua convinti che state nascendo e, se volete che continui anche sulla simbologia dell’adolescenza, vi dirò che, mentre nella pancia della mamma ci siete stati 9 mesi, nella "pancia dell’adolescenza" ci state 9 anni. Tutto questo non perché i ragazzi stanno in casa, ma perché lo sviluppo oggi – il tempo dello sviluppo e il tempo fisiologico dell’armonizzazione di questo sviluppo – ha una prima adolescenza che è esplosiva, una seconda adolescenza un pò più tranquilla. Dura più a lungo rispetto al passato. Troppi giovani buttano via questo perché hanno adulti che non riescono a farli "ri-nascere" . Noi siamo specializzati nel far nascere dei bambini, ma non siamo capaci di permettere agli adolescenti di nascere a loro stessi, perché mentre la nascita di un bambino è protagonismo di un adulto, la nascita dell’adolescenza non è protagonismo dell’adulto. L’adulto deve essere colui che aiuta, che interpreta e interpella, che ascolta, che permette a questa vita di esplodere, ma non è lui il protagonista.

Durante questa esplosione ci sono due o tre fenomeni che comunque sono di segno opposto. Il primo fenomeno, il primo problema, è che vi dovete accettare dal punto di vista fisico. Il problema di moltissimi adolescenti, è che spesso non si accettano per come sono fatti: non c’è un adolescente che si piace, anche perché l’adolescenza vorrebbe l’assoluto, vorrebbe il massimo. L’adolescenza non mira alle "mezze misure": o è bellissimo e fortunatissimo o è traditissimo, è simpaticissimo o antipaticissimo. Normalmente l’adolescenza, anche dal punto di vista dell’aggressività, è sempre "al massimo" e quindi è chiaro che con la cultura di oggi, con quello che si vede oggi – che in qualche maniera ci fa comodo – fa crescere il vostro disagio; è chiaro che voi siete a disagio dentro al vostro corpo ed è chiaro che le prime domande che vi fate sono su come siete fatti.

I genitori vorrebbero mettere al centro altre domande, ma la vostra è questa, ed è la stessa domanda che si è fatta la vostra mamma quando siete usciti dalla pancia sua: "Come è fatto? Come sono gli occhi, il naso, i capelli, le mani? Questa è la prima domanda che si fanno i genitori di fronte al neonato; di solito, se è bello ha preso dalla mamma, se ha gli orecchi in fuori ha preso dal papà.

E’ la prima domanda che vi siete fatti tutti voi genitori; poi vi siete fatti altri domande, ma la prima emozione è vedere come è fatta quella creatura che vi siete tenuti dentro la pancia, non può non essere così. E’ la stessa cosa che fa l’adolescente, il quale dice "Come sono fatto?" Il dramma di noi adulti è che non riusciamo ad accettare il tempo che l’adolescente abbisogna perché si assesti e piano piano, gradualmente, diventi adulto. Questo è il primo errore che facciamo noi adulti, perché questo tempo diventa "preoccupazione nostra", anziché essere "tranquilla attesa" in modo che ciascuno, piano piano, capisca dove può migliorare, e perché si deve accettare.

L’adolescente deve capire quali sono i suoi limiti, quali sono i suoi pregi, perché non è qualche centimetro in più che lo farà poi veramente felice o perché ha il culetto un centimetro più largo, perché ha il naso fatto così, eccetera, che avrà successo. In questo noi adulti facciamo degli errori bestiali, perché o corriamo subito dall’estetista e incominciamo ad agitarci perché nostro figlio è un centimetro più basso, o ci disperiamo; pensate a me! Se nascessi adesso direi: "Mamma, perché mi hai fatto così basso?", perché mi mancano 25 centimetri e volevo fare il giocatore di pallacanestro (visto che mi mancava qualcosa ho così fatto il tifoso dell’Inter ma anche lì mi manca qualcosa).

Questo lo dico perché, cari ragazzi, se voi accettate i vostri corpi, sicuramente domani saprete anche consigliare le persone giovani, che su questo hanno dei problemi; ma, se voi siete i primi a non accettarvi, è inutile che parliate di educazione, perché da come camminate, come parlate, come guardate, come vi truccate, come vi vestite, si capisce subito se vi siete accettati e accettate!

E anche voi genitori, è inutile che stiate a chiacchierare su vostra figlia: se ha problemi di anoressia, se si mangia o no 2-3 foglie di insalata, o se si pesa 45 volte al giorno, perché il problema è vostro.

Io parlo di Milano: è inutile che la mamma col Suv, col Chayennes porti il suo "Cicciobello" a scuola e poi la prima cosa che fa è andare in un centro benessere! C’è qualcosa che non funziona; per carità andateci ma c’è modo e modo di andarci! Ma, se la mamma è la prima, il papà è il primo a non accettarsi, dal punto di vista fisico, allora come si può pensare che i figli si accettino e siano sereni? Perché parto da qui? Lo faccio perché il problema dell’adolescenza non è sessuale – certo, è anche sessuale – ma è soprattutto l’accettazione di sé e, in una società come questa, se vostro figlio e vostra figlia si accettano, piano, piano, domani sarà un educatore e sarà sereno dentro.

Durante l’adolescenza, la seconda cosa importante sono le amicizie che vi aiutano a maturare oppure vi stravolgono. Nessun adolescente vuole stare solo e nessun adolescente può avere le amicizie pilotate dai propri genitori. Il problema dell’amicizia è uno dei problemi più importanti, perchè mentre il bambino è nato dentro la pancia della mamma, l'adolescente si matura dentro la pancia degli amici. Sono gli amici la pancia dell’adolescente ma noi parliamo troppo poco di amici; adesso abbiamo inventato questa parolaccia che mi fa rabbrividire: il branco.

Spesso gli adulti, quando vedono tre ragazzi – magari stanno lì a giocare con la bicicletta o più spesso con il motorino, e dicono "Quelli lì certamente stanno rubando una bicicletta", "Quelli lì certamente stanno smontando la bicicletta", "Certamente quelli lì stanno facendo qualche cafonata", perché basta vedere tre ragazzi insieme per pensare che siano dei delinquenti!

Noi abbiamo Sindaci così illuminati che riescono a dire che "guai se ci sono tre ragazzi in un bar": immediatamente multa; "guai se la sera si vedono quattro ragazzi per strada": multa: "E’ severamente proibito essere in tre". Vi rendete conto che società abbiamo messo in piedi? Una società che non vi permette di darvi regole? Una società che, appena siete insieme, avete già tre "camerieri" – ossia due poliziotti e anche il vigile urbano – che vi riempiono di multe.

Senza amicizia non si vive e le città che non permettono ai figli di stare insieme, che città sono? E’ chiaro che l’amicizia è un diritto; non è possibile che priviamo gli adolescenti delle amicizie e se siete intelligenti, prima dell’adolescenza, cercate che i vostri figli si aggreghino non soltanto nelle scuole: c’è lo scoutismo, l’associazionismo, lo sport, l’avventura, la montagna, il teatro, la solidarietà. Fate il possibile che i vostri figli frequentino altri coetanei, sempre, soprattutto se avete bambini figli unici; cercate di farli uscire con un fratello e una sorella, che si incontrino con i cugini lontanissimi per cui non stanno mai insieme, soprattutto se non avete un rapporto: abbiamo anche i centri giovanili, i centri sportivi, che aiutano in tutto questo.

L’aggregazione giovanile è importantissima, è l’ossigeno per i vostri figli, con tutti i rischi dell’aggregazione giovanile; questa società non permette ai nostri figli di stare insieme, non ha creato momenti positivi per cui i nostri figli stiano insieme. Il più grande educatore del mondo, don Bosco, la prima cosa che ha fatto è stata far stare insieme i ragazzi. Il più grande educatore laico del mondo, che Baden Powell, dice ai ragazzi: "Scopriamo insieme l’avventura del mondo".

Questa società, non permette di vivere l’amicizia e questi ragazzi, se non hanno l’amicizia, non crescono, non hanno un confronto tra coetanei, non hanno un confronto reale, plurale. La possibilità di stare anche con stranieri, in una scuola, in una città, è una fortuna! Noi l’abbiamo fatta diventare una disgrazia, ma che società è questa che trasforma la conoscenza interclassista, multireligiosa, multietnica, in una disgrazia?

Alla scuola elementare noi eravamo dodici in classe; il ragazzino che veniva dal quartiere accanto già era considerato "uno straniero". "Da dove vieni?" gli chiedevano e poi il commento era questo : "Viene da Borgo Trento", "Pensa te, viene da Borgo Trento!". Ma vi rendete conto voi che razza di occasioni avete? Sapete cosa vuol dire vivere 10 anni, 9 anni, 8 anni con della gente che viene da tutto il mondo, che comunque vi trasmette, che vogliate o no, culture diverse, emozioni diverse, visioni diverse del mondo. Occorre riscoprire le aggregazioni giovanili e fare che l’aggregazione giovanile divenga non uno spavento, ma una potenzialità, un’occasione.

Questa sera dovete fare una cosa: guardatevi allo specchio e domandatevi, in qualche maniera, se siete capaci di sorridere. Sapete che i giovani non ridono? Vi rendete conto? Io faccio una fatica a far sorridere i ragazzi. I ragazzi hanno un volto "tirato", triste a volte, e non capisci il perché di questo loro atteggiamento. Perché non sorridete più? Perché non siete contenti di quello che avete? Perché avete sempre bisogno di qualcosa in più. Perché sperate sempre che ci sia qualche cosa che vi gratifica.

Sono appena tornato dall’Africa, da una cittadina a 400 chilometri Addis Abeba. Il 45% dei ragazzi muoiono di Aids; sono andato in ospedale e mi è venuto un batticuore tremendo: un ospedale dove lungo le corsie c’erano i bambini morti. Mi si è avvicinato un bambino, mi ha guardato con gli occhi tristi; era piccolissimo, dolcissimo. Non sapevo che fare; gli ho dato una caramella e mi ha detto: "Grazie". Ma vi rendete conto? Un bambino che mi dice grazie perché gli do una caramella! Questi mi mandano a cagare, ho pensato; mi ha ringraziato per una caramella! Magari questo bambino non mangiava da tre giorni: vi rendete conto?

Ma perché il povero sa ridere e noi non abbiamo più il sorriso? Soprattutto voi giovani che siete voi già un sorriso, non i quattro piagnucoloni di anziani! Ma com’è possibile che non ridiate alla vita, che non sappiate più sorridere! Ma siete tristi anche quando siete in pizzeria: che roba è questa, me lo spiegate?

Abbiamo bisogno di giovani che sorridono. Parlavo la settimana scorsa con il Ministro Gelmini la quale mi chiese: "Che idea hai della scuola italiana?" E io: "Vorrei che il lunedì mattina l’insegnante arrivasse con il sorriso sulle labbra". Se il lunedì mattina l’insegnante arrivasse con il sorriso sulle labbra potrebbe cambiare la scuola. Invece l’insegnante ha il bambino con la febbre, il marito che è scattato perché la camicia non era stirata bene, la nonna che è fuori e le viene la febbre proprio stavolta, quindi arrivate a scuola con le vostre rogne e così anche i ragazzi arrivano a scuola con le loro rogne. Un adolescente che sorride, che non sa che ha dentro la rivoluzione, non sa che ha dentro la tempesta, non sa che ha dentro la primavera, che è fatta di un sacco di cose: emozioni, paure, tenerezze, solitudini. Riuscire di tanto in tanto a dire: "perché non possiamo sorridere?". L’educatore, diceva un famoso pedagogista "è colui che, comunque, riesce a sorridere anche davanti ai drammi più grossi". Sorridere vuol dire che non si spaventa mai! ; Se volete fare questo mestiere, dovete avere queste qualità.

Supponiamo che l’adolescenza sia "un perno": che cosa succede? Io, di solito, faccio un grafico e dico che da 0 a 25 anni ci sono tre momenti della vita di un giovane; c’è l’infanzia, il prato dell’infanzia, che i nostri cari genitori paragonano al paradiso terrestre, e quindi l’infanzia del bambino italiano è felice, il bimbo viene, coccolato, adorato, sempre piena di "si" : guai chi lo tocca! Attenzione, i figli si amano, non si adorano! Il prato deve essere serenità, ma non libertà; questo è l'’rrore che abbiamo fatto nel paradiso terrestre- lo dico per chi crede nel paradiso terrestre – e, comunque non facciamo di nuovo l’errore di metter lì un idolo che è nostro figlio: amatelo ma non adoratelo e sappiate che i figli non sono fiorellini che si mettono sul tavolo.

Quando viene al mondo un figlio è come quando si pianta un grande albero: durerà 100 anni. I grandi alberi non si piantano in casa; le mamme vorrebbero piantare il grande albero in casa, ma gli alberi si piantano all’aperto e gli amici del grande albero sono un terreno buono e radici profonde e quindi, quando nasce, un bambino deve trovare terreno buono cioè una famiglia che lo accoglie. Poi si arrangia da solo, cresce e ce lo abbiamo sempre lì, sul tavolino, un "Cicciobello" : adesso gli cambiamo la stanzetta, poi gli cambiamo il letto, poi gli cambiamo l’abatjour, poi gli cambiamo anche il computer e poi anche il telefonino e avanti così, ma resta sempre "Cicciobello" … ma se non ci sono radici potete potare quel che volete, il primo vento che arriva ve li butta giù.

Poi c’è quello che io chiamo "il ponte" , questo ponte di 9-10 anni che altri chiamano "adolescenza" un ponte di passaggio per poi entrare nel prato della giovinezza che è il tempo dell’amore, il tempo del lavoro; speriamo che poi questi ragazzi possano andare a lavorare.

E’ un’esperienza nuova ed è un’esperienza della società, diciamo, ricca. Fino a quarant’anni fa non c’era l’adolescenza, cioè, era un periodo breve, un tempo limitato, mentre ora non è più così, dura a lungo e questa è un’occasione straordinaria, perché i nostri ragazzi si possano conoscere, possano prepararsi. Non hanno la fretta di doversi comunque mantenere, ma questo ponte dell’adolescenza dovete misurarlo bene, in modo che quando vanno giù siano pronti per l’amore vero, perché abbiamo "l’amore vero", non dimentichiamocelo.

Quindi non abbiate fretta. Troppi matrimoni, troppe unioni si rovinano per questo e senza amore non si vive: noi siamo fatti per amare ed essere amati e se sbagliamo amore rimangono delle cicatrici terribili. A voi, ai vostri genitori, alla società; la tristezza di uomini e di donne soli è un dramma! Voi non avete idea di che cosa significa, oggi, a quarant’anni essere soli – "soli o sole" – nei momenti in cui ognuno di noi esige "il di più" l’amore profondissimo, la conoscenza che oltre che affettiva è anche fraterna. Allora, per quali motivi vivere, lavorare, avere i soldi per la macchina, se ci manca l’elemento per cui siamo nati, se ci manca la cosa di cui abbiamo più bisogno?

Sono 25 anni che sono in mezzo ai ragazzi: non voglio dire che faccio il prete, ma neanche il terapista. I ragazzi vogliono un padre. Vogliono uno che li guarda negli occhi e gli dice quello che pensa, che possono guardare negli occhi e possono dire quello che pensano, che possano abbracciare in qualsiasi ora del giorno e della notte, e dire: ""o bisogno d'affetto"" . Questo è l’educatore ed è difficilissimo esserlo; ecco perché "tre tempi dell’amore" (adesso vedo lì tante ragazze che mi manderanno a quel paese) ; credete a me: l’amicizia l’innamoramento e l’amore sono i tre tempi.

Perché io vi ho parlato prima di aggregazione giovanile? Perché dove non c’è amicizia manca il primo scalino, laddove non c’è esperienza di amicizia è difficile arrivare all’amore: amici vuol dire strare insieme con i propri coetanei, non immediatamente creare amicizie particolari; la ragazza che dopo 3 ore, dopo 3 giorni, il ragazzo che dopo una settimana ha già "un’amicizia particolare" non ha più amicizia: ha bruciato il primo scalino. Dico questo perché l’amicizia, vi ripeto, è consocere i coetanei, la diversità dei coetanei, non solo la diversità dal punto di vista del sesso, ma anche la diversità dal punto di vista dell’impianto intellettuale, della storia dell’esperienza. Il "primo passo" : ecco perché vi dicevo che le relazioni giovanili e le amicizie sono importanti; poi c’è il secondo, dopo un po di tempo, cominciano le prime cotte.

Il messaggio che vi voglio lasciare è questo: primo, che il punto cruciale, il momento strategico della vita è l’adolescenza. L’adolescenza è la vostra nascita vera; dall’adolescenza si torna indietro per capire cosa è successo e si va avanti per capire cosa succederà; l’adolescenza è il tempo della conoscenza di sé dell’accettazione del proprio corpo e dell’amicizia, dell’amore, del sorriso.

E se questo lo fate, domani voi potrete essere degli educatori veri, ma se non lo fate, potrete fare corsi, studiare, andare all’estero, ma sarete sempre lontani dalla vita!

Antonio Mazzi Presidente Fondazione Exodus

Communitas ottobre 2008 n. 28

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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