CONTRO BONINO E POLVERINI IL POLLICE VERSO DI RITANNA

Ha forse ragione Ritanna Armeni quando scrive su "Il Riformista" che le candidate donne Bonino e Polverini "per quanto autonome, intelligenti e capaci, sono state scelte dagli uomini per superare le loro difficoltà" e alla fine dell'articolo scrive: "se ci si accontenta di qualche pennellata di rosa, peraltro data dagli uomini, alla sfida non rimane nessun gusto e la scommessa del cambiamento femminile è persa in partenza".

Pur acute e intelligenti le osservazioni di Ritanna hanno, secondo me, un evidente limite: quello di essere inchiodate ad un assolutismo schematico di genere e di valutare la capacità delle candidate donne alla Regione Lazio in base alla loro carica antagonista rispetto al "potere maschile".

Inoltre, si intravede nelle parole della Armeni un giudizio di merito sulla bontà del potere femminile contrapposta alla politica distruttiva operata dal maschile.

Sarebbe una spiegazione troppo semplicistica della realtà politica italiana. A mio avviso, paradossalmente, è proprio questa esaltazione virtuosa del femminile a distorcere e contraffare l'umanità creativa delle donne facendo loro un cattivo servizio. Non credo si possa distinguere tra un potere buono femminile e un potere cattivo maschile. Se parliamo di etica e coerenza nelle scelte politiche, Polverini, donna, sta esattamente facendo la stessa cosa dei suoi colleghi sindacalisti uomini Cofferati, Del Turco, Pezzotta per i quali l'attività sindacale è stata un trampolino per proiettarsi nella "stanza dei bottoni".

Allo stesso modo Emma Bonino, già scelta dagli elettori come parlamentare e già impegnata nella carica importante e prestigiosa di vice presidente del Senato, utilizza la fama acquisita per poter ottenere un secondo mandato istituzionale, esattamente come hanno fatto e fanno gli uomini politici che si propongono contemporaneamente in più posti per ottenere il massimo di vantaggio per la propria parte politica.

Quando Armeni scrive che le candidate donne sono usate dai maschi è come se tendesse a sottovalutare il ruolo delle donne dipingendole quasi come vittime. Siamo certi che non esista invece, nel bene e nel male, una lettura opposta? E cioè che le candidate Bonino e Polverini siano protagoniste dominanti nel loro rapporto con Pannella-Bersani e con Fini-Berlusconi ?

A mio avviso, la rinascita politica e amministrativa della regione Lazio non passa sulle ceneri di un avvincente scontro di genere come auspicherebbe l'ottima Armeni. Nè si può ancora rincorrere l'idea del candidato mezzobusto votato per la sua visibilità e fotogenia televisiva. Semmai una regione sconquassata dalla crisi economica e occupazionale crescente, da una sanità travolta dagli scandali, da un welfare assistenziale bucherellato, avrebbe bisogno di un esercito di candidati o candidate che siano espressione civica operosa e sincera del territorio, persone che siano meno legate e colluse al potere dei partiti e dei mass media.

"Donna" non vuol dire per forza "potere buono" e "buona amministrazione". Anche perchè non mi sembra che le cronache giudiziarie ci raccontino percentuali di storie virtuose femminili direttamente proporzionali al potere occupato. Ad esempio, Lady Asl, figura femminile, è stato motore e  centro di un enorme scandalo di corruzione. Così come sono, di recente, scattate le manette al femminile anche presso la direzione generale di una Asl di Bari. I reati al femminile non hanno risparmiato la presidente del consiglio comunale della Campania così come non si può escludere che donne imprenditrici e/o dirigenti della pubblica amministrazione si rendano protagoniste di fenomeni di mobbing spietato. Ricordo giudici donna arrestate per complicità mafiose come una presidente di sezione del Tribunale di Vibo Valentia.

Tutto ciò ridimensiona le visioni duali estremistiche, angeliche e sataniche, di genere (peraltro ormai messe in discussione dalla consistente presenza identitaria transgenderista) e ci conduce ad uscire dall'alibi "dogmatico" dei sessi per stringere nuovi patti di solidarietà civica e coinvolgere le nuove generazioni. E qui concludo citando un passaggio di Pier Luigi Battista su Style, l'inserto del Corriere del Sera:  "Non riesco a capire perchè i giovani italiani non abbiano ancora fatto la rivoluzione. No quella finta, posticcia che si inscena stancamente anno dopo anno con le okkupazioni e le parodie sempre più logore di un '68 lontanissimo. No, quella vera: quella contro la fortezza gerontocratica e prepotente che noi ormai anziani abbiamo munito di ponti levatoi per chiudere le porte, impedire l'accesso di forze fresche, monopolizzare tutti i posti a disposizione".

Domenico Ciardulli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hit Counter