Educatori nel caos: Il DDL Iori va cambiato, ecco perchè

ANTEFATTO

Da anni viene denunciata dai laureati di scienze dell’educazione e della formazione una situazione scandalosa che caratterizza la normativa sul profilo dell’educatore professionale.

L’Università di Roma Tre, nel gennaio 2012 è stata citata dallo studio Bonetti presso l’Authority della Concorrenza e del Mercato per pubblicità ingannevole e nei 2 anni successivi la stessa Università è stata chiamata in tribunale in due separati giudizi da 2 studi legali di Roma perché agli educatori professionali, con la laurea triennale L18 e L19, verrebbe negato l’accesso ai concorsi pubblici in Sanità e verrebbe negata la possibilità di lavorare nei servizi socio-sanitari nonostante ciò fosse scritto diversamente nelle Guide dello Studente e nell’Ordinamento didattico.

Negli anni scorsi molti educatori laureati, organizzatisi tramite i social network, hanno tentato di sensibilizzare sia il governo italiano, sia le associazioni europee degli educatori con una lettera plurilingue, per rappresentare l’ingiustizia insita in un profilo professionale che ha un solo nome ma che è sdoppiato in più corsi di laurea e in facoltà diverse, generando non solo pubblicità ingannevole, non solo discriminazioni occupazionali nelle scuole e nella sanità, ma anche una giungla di irregolarità nella stipula dei contratti di lavoro, nelle convenzioni e affidamenti di servizi al Terzo Settore da parte degli enti pubblici.

La giungla di irregolarità nel settore è aggravata anche dall’abusivismo esercitato da psicologi, assistenti sociali, infermieri e addirittura OSS che spesso occupano posti di lavoro dedicati agli educatori professionali.

Ancora più grave è l’abuso nell’esercizio della professione da parte di coloro che, privi di titolo universitario o con titoli professionali non attinenti, svolgono impropriamente l’incarico di educatori con la complicità di cooperative sociali, associazioni e di funzionari pubblici preposti al controllo degli appalti sociali. E i fatti di cronaca (esempio1  esempio2 ecc ecc) che accadono di frequente nei servizi di cura, in ambito sociale, sanitario, scolastico e penitenziario, parlano chiaro: serve una legge per impedire che nei servizi socio-educativi rivolti a minori, a diversamente abili, anziani e riabilitazione psichiatrica lavorino abusivamente operatori privi di adeguata preparazione universitaria o regionale.

LE CRITICITA’ DELLA PROPOSTA DI LEGGE 2656 A FIRMA IORI – BINETTI

Il DDL 2656 a firma Iori- Binetti, di “disciplina delle professioni di Educatore e di Pedagogista” (link riferito al testo base) è stato licenziato dalla VII Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

Se fosse approvato così com’è dai due rami del Parlamento introdurrebbe il doppio profilo, quello di “educatore professionale socio-sanitario” e di “educatore professionale socio-pedagogico, senza che ve ne sia la necessità perché frammenterebbe l’essenza unitaria della professione.

Infatti esiste già una legge che riconosce l’educatore professionale come figura unica (il D.M. n° 520/1998 emesso ai sensi dell’articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502).

Inoltre nell’attuale proposta di legge Iori-Binetti la certificazione delle Università verrebbe barattata con la normazione U.N.I. contro le leggi europee e nazionali, le quali prevedono per i laureati triennali l’accesso alla professione e il riconoscimento professionale previa abilitazione conferita dallo Stato e non da un Ente di Certificazione.

Siamo quindi preoccupati per la direzione che ha assunto il DDL  perché ripropone la divisione dei profili professionali senza risolvere la confusione attuale nei servizi e nella formazione universitaria. Come si comporterà il Senato della Repubblica e le Commissioni Parlamentari nel ricevere un testo che frammenta la professione e la formazione degli educatori professionali?

La nostra professione non necessita di due percorsi universitari ma di uno solo perché una è la professione in tutti gli ambiti.

La legge in esame dovrebbe risolvere il problema creato dai Ministeri e dalle Università che hanno rilasciato lauree non omologate ovvero prive di abilitazione all’esercizio della professione, violando e disattendendo norme nazionali ed europee (L. 341/09, DM 509/99, 328/2000, DM 270/2004, Direttiva Europea 36/CE/2005, D.Lgv. 206/07).
L’attuale proposta di legge sembra tendere la mano a quelle cooperative che debbono risolvere il problema dei lavoratori privi di titoli o in possesso di titoli inadeguati.

Sembra si voglia andare incontro alle esigenze imprenditoriali del Terzo Settore a discapito dell’utenza e della qualità dei servizi.
Inoltre il DDL Iori dovrebbe ovviare ad alcune carenze della legge cosiddetta della “Buona Scuola” la quale ha trascurato il ruolo e l’inserimento di educatori professionali negli istituti di ogni ordine e grado necessari a rispondere a tutti i bisogni educativi e pedagogici.
E’ infatti paradossale rispondere impropriamente a tale varietà di bisogni con un intervento esclusivo e monopolistico degli psicologi.

Si scopre pure che nella legge sulla Buona Scuola (legge 107/2015), all’art. 1, commi 180 e 181 lettera e), l’educazione e la funzione educativa sono riconosciute dallo Stato quale quella esercitata nei Convitti ed Educandati. E le scuole di ogni ordine e grado, e le Sezioni Primavera e le Scuole dell’Infanzia? In sostanza il nostro Stato riconosce la necessità e l’esercizio dell’educazione in istituzioni vecchie di oltre due secoli ereditate dal Regno di “Casa Savoia” senza mostrare nessuna consapevolezza della necessità che questa risorsa umana sia indispensabile in tutto il sistema scolastico. E dove viene relegata la risorsa degli educatori professionali da impiegare direttamente nella scuola dopo anni di studio e formazione? Alle partite IVA, tramite appalti dei Comuni e delle ex-Province e magari anche con i voucher.
Abbiamo la netta impressione che agli educatori professionali stiano togliendo prima di tutto il diritto all’autonomia e all’indipendenza professionale e il diritto ad essere inseriti nella scuola dopo che, per oltre 15 anni, sono stati esclusi dai concorsi presso le Asl e dal lavoro in strutture sanitarie e socio-sanitarie e sociali con giustificazioni paradossali.
Il DDL all’esame del Parlamento tende a riconoscere come educatori professionali anche gli “educatori generici”, cioè coloro che pur non avendo un titolo hanno solo la formazione sul campo di tre anni. Sarà loro sufficiente frequentare un solo anno universitario e ottenere così il conferimento della laurea in Scienze dell’Educazione. L’attribuzione di “scienziato” dell’educazione con un anno di università è un insulto rivolto a chi si iscrive al corso di laurea triennale. Sembra quasi un premio a chi per anni non ha rispettato le leggi sugli accreditamenti collocando personale privo di titolo per meglio risparmiare e/o ricattare dal punto di vista occupazione.
Riteniamo profondamente ingiusto che migliaia di educatori laureati con 3, 4 e 5 anni di laurea, siano stati costretti a lasciare i posti di lavoro solo perché, secondo le Regioni, non erano in possesso di “laurea sanitaria” – per altro mai sancita – mentre gli stessi sistemi sanitari regionali erano compiacenti nel mantenere i soggetti senza titolo e senza abilitazione.

COME CAMBIARE LA PROPOSTA DI LEGGE 2656 ?

Gli articoli della proposta che introducono il doppio profilo professionale dell’educatore (“socio-pedagogico” e “socio-sanitario”, nonostante da 15 anni si chieda il contrario, vanno cancellati e favorito il ripristino della’essenza unitaria della professione attraverso la modifica del Decreto Ministeriale 520/98, che ha giustamente riconosciuto l’unicità del profilo dell’educatore professionale ma lo aveva erroneamente inquadrato tra le professioni paramediche a causa delle aspirazioni economico-contrattuali della prima associazione di categoria la quale ha esercitato le sue pressioni sindacali e politiche.
Pertanto ci appelliamo ai componenti delle altre Commissioni della Camera e alla Commissione Cultura del Senato, ma anche alle firmatarie della proposta di legge perché valutino attentamente la necessità di cambiare il testo rendendolo strumento normativo di modifica e superamento della legge 520/98. In che modo? Non duplicando il profilo dell’educatore professionale ma costruendo un unico profilo fuori dall’alveo delle professioni sanitarie paramediche. Serve urgentemente un’autonomia integrale e integrata secondo lo spirito della legge 328/2000 per l’esercizio delle attività educative in tutti gli ambiti (dal sociale al sanitario).
Infatti, la legge quadro di riforma dei servizi sociali del 2000 prevede lo sviluppo e l’implementazione di servizi integrati e di profili professionali socio-sanitari. Non si capisce perché le figure con le quali lavoriamo, come psicologi, assistenti sociali e infermieri, abbiano profilo e formazione unica e autonoma oltre che provviste di Albo, mentre per noi educatori questo principio non lo si voglia applicare e si miri, invece, a indebolirne la coesione.

L’esito finale della Proposta di Legge Iori sarà fondamentale per la qualità dei servizi socio-educativi e di riabilitazione e per la qualità della formazione universitaria.
A nostro avviso, se questo Disegno di legge non venisse rivisto, apparirebbe un modo per raggirare le norme sugli accreditamenti dei servizi, le norme sulle professioni senza albo e apparirebbe anche un modo per favorire altri profili a discapito degli educatori. Insomma ci sarebbe la moratoria delle violazioni delle norme sugli accreditamenti con l’impiego abusivo di educatori generici che non può passare sotto silenzio.
In conclusione, riteniamo che la proposta di legge 2656 a firma Iori e altri dovrebbe puntare alla regolamentazione e alla trasparenza, e non alla legalizzazione del caos esistente.

Educatori Professionali

Dr. Domenico Ciardulli,  Management dei Servizi Sociali ad Indirizzo Formativo Europeo

Dr. Graziano Ruggiero,  Portavoce del Gruppo Facebook

“EDUCATORI LAUREATI IN SCIENZE DELL’EDUCAZIONE..UNIAMOCI TUTTI INSIEME!”

APPROFONDIMENTI :  Sentenza CdS    Documento ASL Sassari   Conferenza Stato Regioni 

About Domenico Ciardulli 261 Articles
Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

12 Commenti

  1. Condivido ogni singola parola di questo articolo, che mette in luce seri problemi che il DDL 2556 non risolve, ma amplifica! Lo sdoppiamento della nostra professione provocherebbe un ulteriore indebolimento della nostra figura professionale,nonostante, considerato le varie problematiche che attanagliano l’odierna società, ogni ambito sociale e sanitario, urge di professionisti che sanno rispondere ai bisogni educativi e pedagogici emergenti!

  2. Sono un educatore dal 1986, mi sono riqualificato nel 2004 e ho sempre lavorato in ambito psichiatrico, nelle dipendenze, nell’assistenza. Ora leggendo la vostra presa di posizione, e cito: “La giungla di irregolarità nel settore è aggravata anche dall’abusivismo esercitato da psicologi, assistenti sociali, infermieri e addirittura OSS che spesso occupano posti di lavoro dedicati agli educatori professionali” mi fa venire la pelle d’oca. Ricordo decine di tirocinanti delle vostre variopinte facopltà che sono passati dai servizi nei quali lavoravo (con colleghi abusivi) che, quasi sempre privi di qualsiasi esperienza e idea del nostro lavoro, formarsi e fare pratica (con una manciata di ore di tirocinio). Io lavoravo prima dell’istituzione dei vostri corsi di laurea e continuo a lavorare. Ed ora leggo queste cose che mi danno l’idea di un impronta lobbistica. Siete disposti a farci fuori professionalmente in virtù di che cosa? Vi siete quasi tutti formati con noi ABUSIVI, chi già lavorava ha usufruito dei permessi studio e noi abusivi abbiamo spesso coperto i vostri turni nei servizi. Mi fate sentire la paura di essere buttato via, eliminato in virtù deel vostro pezzo di carta ….Che immensa tristezza. Non chiedete una sanatoria, un punto zero dal quale ripartire, che garantisca tutti gli educatori che in tutti questi anni hanno/abbiamo lavorato con passione,fatica e professionalità. Ma voi, nuovi educatori, verso che direzione andate? Vi dicono qualcosa concetti quali inclusione, parità, rispetto, dignità …? Mi fate paura. Vi riempite la bocca ergendovi a coloro che intendono rispondere “ai bisogni educativi e pedagogici emergenti!” e siete disposti a nutrire soltanto LA VOSTRA SUPERBIA.

    • Gentilissimo Marco, crediamo che nessun educatore voglia fare paura a qualcuno o voglia intraprendere un conflitto lobbistico. Nella Sanità, nella scuola, nella pedagogia, nelle carceri, esiste un obbligo di formazione permanente. Personalmente ho lavorato tanti anni come assistente dei servizi tutelari senza titolo ma appena sono nati i primi corsi regionali di adest li ho frequentati, così quando poi sono usciti i corsi di OSS li ho frequentati ed ho avuto la relativa qualifica. Le leggi regionali impongono che nei servizi socio sanitari alla persona lavorino assistenti con la qualifica di OSS. Quando è nato il corso di educatore professionale mi sono iscritto l’ho frequentato e mi sono laureato. Di solito si fa così. Non esiste un’altra via. Altrimenti potremmo dire che si può essere medici bravi anche senza la laurea in medicina. Basta saper mettere i punti. Quindi il consiglio è: non perderti d’animo, non avere paura. La formazione permanente oltre ad essere obbligatoria è anche bella. Iscriversi ad un corso per approfondire anche l’aspetto teorico della disciplina arricchisce. Gli enti di formazione riconoscono l’esperienza e tu potrai essere risorsa preziosa per tutti anche in quella sede per i docenti e i discenti. Comunque Marco, vediamo se è possibile incontrarci tutti, trovare un’occasione di confronto per un dibattito sereno. Il tuo punto di vista è importante quanto quello nostro. Nessuno ha la verità in tasca e la paura genera violenza verbale e clima da stadio.

    • Sottoscrivo. Sono un educatore senza titolo ho 40 anni e lavoro con passione e impegno da 15 anni. Noto anche io la superbia di queste parole e mi dispiace perchè tutti sappiamo benissimo come e per cosa si lavora in questo settore. il resto sono chiacchiere.

  3. Condivido pienamente! Vi è la necessità di creare un albo che sancisca l’appartenenza UNICA professionale del nostra figura! In effetti questa legge può legittimare nuovamente la distinzione dandoci una sorta di contentino riconoscendo le classi 18 e 19 educatori professionali! Ma se poi non possiamo lavorare negli ambiti sanitari? Siamo punto e a capo! L’università ci fornisce un corredo di strumenti professionali tali per cui le nostre competenze possano essere declinate OVUNQUE!! L’educatore deve essere inserito in un iter di formazione continua e specifica intrinseca nella propria formazione! È un paradosso che vi sono altre figure che fanno il nostro lavoro ( e ne ho incontrato di bizzarre!) e noi che siamo educatori professionali non possiamo farlo in molti ambiti!! È pazzesco! Io mi ritengo una figura pedagogicamente riabilitativa in tutti gli ambiti!

    • Certo che lo puoi fare il tuo lavoro, ma essere cosi sicuri delle proprie capacità solo in vertù del fatto che hai una laurea questo è paradossale altrochè.te verresti a lavorare a scuola a 7 euro nette all’ora…..mmmmmh

  4. Per rispondere a coloro che esercitano la
    Nostra professione senza titolo, invito loro di conseguire la laurea in scienze dell’educazione, le università sono aperte a tutti! La superbia è di chi pensa di sapere senza conoscere il sapere!

  5. D`accordissimo con l`articolo. Con le nostre rappresentanze bisogna fare pressioni sulle comissioni licenziatrici il provvedimento legislativo ma anche a livello di parlamentari locali

  6. scusate ma il problema non riguarda solo i laureati in scienze delle educazione ma in Piemonte riguarda anche i laureati nell interfacoltà per educatori professionali, da due soli anni su 10 passata sotto Medicina. E poi vi chiedo ma secondo do voi ci sono più posti di lavoro nel sociale o in ambito sanitario? Il problema, a va guardato da tutti i punti di vista, dovrebbe appunto esserci un unica figura che si forma attraverso una interfacoltà fra scienze della educazione, psicologia, medicina e che sia abilitata, appunto, su tutti i settori.

  7. Smettiamola di ragionate con il preregiudizio che la laurea non fa il professionista. Certo, è chiaro che è cosi, non sarà certamento l’abito a far di te un monaco, è questo è pico ma sicuro! Ma se a chiunque salti in testa fi voler fareil monaco crede che basti solo fare le stesse cose che fa il monaco e magari comprarsi un bel saio…
    Ora il priblema di chi si è cimentato con la nostra prifessione c’è e nessuno lo può negare ed io non lo nego. Ma è proprio per questa ragione che occorre una legge fatta bene. Su questo punto, cioè su chi ha esercitato per anni, diciamo che la legge iori risponde bene. Purtroppo è tutto il resto che non va e quindi spero che coloto che verranno riconosciutu appogino tutta veryenza in stto sul testo di questa legge. Attesa per fare Ordine per ora sta solo producendo malcontento!
    Come se non bastasse adesso c’è la proposta di legge aggiunta sul DDL Iori-Binetti della Senatrice Serra. Un altro caos! IL DDL Iori – Binetti – Serra!

  8. Sono Federica e sono laureata in scienze dell’educazione vecchio ordinamento indirizzo educatori extra scolastici. Ma non ho compreso se con il mio indirizzo (extra scolastico) rientro nella categoria di legge? Grazie per l’aiuto!

2 Trackbacks / Pingbacks

  1. Nido degli orrori a Roma: il coraggio delle educatrici supplenti - Portale dei Diritti e del Lavoro Sociale
  2. Le due sentenze di Roma sugli educatori professionali - Portale dei Diritti e del Lavoro Sociale

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*