Educatori e legge Lorenzin, impugnare al TAR il decreto attuativo

Sui social circola una proposta che viene rivolta a tutti gli Educatori di Scienze dell’Educazione e della Formazione i quali rischiano di essere fatti fuori dai servizi socio sanitari e di non essere inclusi negli albi delle professioni sanitarie così come riordinate dalla nuova legge cosiddetta Lorenzin approvata a fine legislatura.

Al fine di estendere alla conoscenza di tutte le educatrici ed educatori professionali la proposta di ricorso al TAR del Lazio, trascriviamo di seguito quanto è stato scritto da Anna Ciriello sul gruppo facebook   “EDUCATORI LAUREATI IN SCIENZE DELL’EDUCAZIONE..UNIAMOCI TUTTI !” .

Chi volesse manifestare interesse o aderire al ricorso può farlo sul gruppo facebook suddetto oppure può scrivere come commento a questo articolo un recapito mail che i fautori della proposta, volendo, potranno raccogliere per lo scambio di informazioni:

Ecco la proposta:

“Come tutti ben sapete, Il DDL Lorenzin a dicembre è diventato legge.
Questo provvedimento riconosce molte figure professionali nell’ambito sanitario che prima non erano riconosciute istituendo anche i relativi ordini.
Tra queste c’è anche l’educatore che lavora nelle strutture sanitarie.
La legge è molto inclusiva poiché non parla di educatore espressamente sanitario, né recepisce quel paventato doppio canale formativo del sanitario e pedagogico, ma di educatore prevedendo anche le equipollenze dei titoli.
Ieri sono usciti i decreti attuativi degli ordini professionali la cui competenza è demandata alle Regioni.
Sappiamo tutti bene come un decreto così aperto e “sfumato” possa essere mal interpretato o manipolato dalle singole regioni. Impugnare una eventuale esclusione porterebbe ad un risultato individuale, più articolato e difficile e con un decreto ormai operativo.
E’ estremamente importante invece impugnare, e bisogna farlo adesso, il decreto motivandolo con la mancata espressa individuazione certa dei criteri di equipollenza che non darebbero luogo ad abusi o difformità tra regione e regione.
Impugnare il decreto comporta, intanto la sospensione dell’efficacia dello stesso in attesa di definizione e poi, l’obbligo per il ministro di riscrivere in maniera meno sfumata e più chiara i criteri di inclusione.
Naturalmente, la cosa si rende molto semplice e sostenibile se c’è un gruppo di persone a fare questo per dividere anche i costi che sarebbero onerosi per un ricorso individuale. I tempi sono stretti ed il ricorso al TAR Lazio è la cosa più efficace e risolutiva che si possa fare.
Lo dimostrano i ricorsi vinti da altre figure come i fisioterapisti esclusi.
Dopo potrebbero sorgere problemi per ognuno di noi che sarebbero ben più difficili da affrontare. C’è già tutto l’appoggio documentale a disposizione per dimostrare le nostre ragioni e il nostro interesse ad agire. Chi vuole aderire può farlo sotto questo post. Una volta definiti o partecipanti creeremo un gruppo specifico”

 

 

About Domenico Ciardulli 257 Articles
Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

5 Commenti

  1. Nella nostra professione dobbiamo sempre subire ingiustizie!basta!!!troppe volte non veniamo riconosciuti professionalmente ed economicamente…è una grande sofferenza per chi crede in questa professionale…

  2. Accomunata dallo stesso problema. Mi chiedevo se al momento esistono dei tavoli di discussione sul tema/assemblee. Grazie

    • Purtroppo vedo solo gruppi fb. Ci vorrebbe un grande meeting nazionale aperto a tutti. Purtroppo si tengono solo assemblee ristrette in associazioni corporative che guardano solo ai propri interessi specifici

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