Educatori che si mobilitano… Il 6 ottobre tutti a Roma

Ricevo e pubblico volentieri la riflessione di Marco Vaillati presidente del “Comitato spontaneo educatori post 99” e, in coda all’articolo, ricordo l’appuntamento del 6 ottobre a Roma

La precedente maggioranza di governo ha avuto il merito di prendere in considerazione la necessità di aggiornare il quadro normativo relativo al profilo dell’educatore professionale. Purtroppo l’impressione è che questo lodevole tentativo non abbia sortito effetti adeguati.
Il combinato disposto dei Commi Iori confluiti nella legge 205 e della legge Lorenzin crea un quadro ancora disarmonico e confuso. Tanto da far sembrare i cosiddetti commi Iori come il contrappeso e il contrappunto della legge Lorenzin e viceversa.
Si può essere o meno favorevoli alla istituzione di nuovi ordini ed Albi professionali.
Oppure ritenere che possano esservi altri e più adeguati strumenti di tutela delle professioni e dei professionisti.
È un dato di fatto però che istituire un Albo dell’educatore professionale all’interno di più articolati ordini sanitari accentua la già esistente divisione e frantumazione della categoria professionale.
Attraverso la esclusione dall’ambito socio sanitario e della Salute di una parte consistente della comunità professionale: quella degli educatori che si sono formati nei corsi di laurea istituiti in Scienze dell’educazione.
A ciò si è aggiunto il problema beffardo dell’esclusione degli educatori professionali formatisi nei corsi regionali e diplomati dopo la data fatidica del marzo 1999.
Si tratta di parecchie migliaia di persone che hanno sostenuto corsi banditi dalle istituzioni con un identico profilo disciplinare rispetto a quelli precedentemente banditi (che hanno – almeno sino ad ora -sempre consentito l’esercizio della professione sia in ambito socio sanitario che socio-pedagogico e consentono la iscrizione all’albo ed a superiori livelli di formazione post base).
EducatoriassembleaPer spronare a risolvere questo assurdo vulnus legislativo abbiamo costituito un comitato spontaneo di educatori professionali per l’equipollenza.
La nostra battaglia ha già raggiunto un importante obiettivo coincidente con la approvazione unanime di mozioni favorevoli alla equipollenza del nostro titolo da parte del Consiglio Regionale Lombardo.
Iniziativa che si sta tentando ora di riproporre sollecitare in altre regioni. Una delegazione del comitato spontaneo sostenuta dalla sigla sindacale USB si recherà il 5 di ottobre presso il Ministero della Salute, chiedendo udienza ministro in carica per sollecitare una decisa e solerte risoluzione del problema.
Risoluzione che non può prevedere penalizzanti riqualifiche ma dovrà concretizzarsi in una equipollenza alla laurea snt2 e agli omologhi corsi regionali per educatore professionale ante 1999.
Ad oggi permangono molti dubbi sulla effettiva applicabilità delle norme approvate. Dubbi che riguardano la identificazione precisa degli ambiti socio sanitari e socio-pedagogici: laddove in molte realtà vi sono servizi sociali a valenza educativa, con consistenti integrazioni di partecipazione sanitaria.
Dubbi che riguardano altresì la sostenibilità del fabbisogno di operatori nei servizi, se si dovesse confinare in ambiti separati e discreti gli educatori professionali provenienti dai diversi corsi di laurea: rendendo agli uni inaccessibili i settori di lavoro previsti per gli altri.
Allo stato attuale in molti servizi di area socio pedagogica lavorano educatori con titolo abilitante per il socio sanitario e viceversa.
Rimangono dei grossi dubbi su chi sia il destinatario dei corsi di riqualifica da 60 cfu e chi invece possa continuare ad esercitare senza esserne soggetto all’obbligo.
Inoltre alla istituzione dell’albo professionale ed alle recenti normative non si è affatto affiancato un progresso ed una chiarificazione del collocamento degli educatori professionali nelle declaratorie di importanti contratti collettivi nazionali.
Lo stesso contratto collettivo nazionale regioni autonomie locali (uno dei più consistenti del pubblico impiego) recentemente rinnovato istituiva una commissione paritetica che avrebbe dovuto entro fine luglio proporre una nuova classificazione del personale educativo.
Ciò non è affatto avvenuto.
E tutt’ora nei servizi che fanno capo a questo contratto nazionale (e che impiegano nel settore sociale migliaia di educatori professionali) vi è una inaccettabile eterogeneità. E questi lavoratori vengono inquadrati a “macchia di leopardo” sul territorio nazionale: spesso impropriamente nella categoria C riservata al personale con il solo diploma di scuola media superiore.
A quanto ci risulta la figura dell’educatore professionale – a differenza delle figure educative presenti nei servizi 0-6 anni – non rientra nemmeno nella lista delle categorie di lavoro considerate usuranti al fine del calcolo degli anni per il ritiro pensionistico.
Eppure quella dell’educatore è una figura particolarmente esposta al Burnout ed alla sofferenza professionale, poiché opera in contesti di disagio e fragilità sociale.
Noi riteniamo che si debba lavorare per riunificare la categoria e valorizzare il lavoro educativo, a partire dalla materialità dei contesti formativi, occupazionali e di contenuto propri di questa professione. Ci sembra ad oggi una strada molto lunga. Non facilitata da resistenze corporative e competizioni tra diverse agenzie formative.” (Marco Vaillati)

P.S. Cogliamo l’occasione di questo articolo di Vaillati per ricordare a tutte e tutti l’Assemblea nazionale degli educatori, indetta a Roma per il 6 ottobre 2018 ore 10.00 a via dell’Aeroporto 129 dal sindacato USB 

About Domenico Ciardulli 262 Articles
Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

Be the first to comment

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*