La morte orribile di una coppia del Ferrarese, avvenuta nella notte tra lunedì 9 e martedì 10 gennaio 2016, non solo ha scosso tutti i residenti di Pontelangorino, ma ha avuto anche vasta eco nell’intero paese ed è stata, per tutta la settimana, oggetto di analisi, di dibattiti sui social, su radio, tv e carta stampata. Questo duplice omicidio ha sconvolto l’opinione pubblica perché a pianificare l’omicidio dei genitori è stato il figlio sedicenne, assieme ad un amico coetaneo, per futili motivi: “Perchè ucciderli?” ha chiesto il magistrato a Riccardo e lui: “perchè mi sgridavano sempre” “litigavamo di continuo per la scuola, volevano che tornassi a casa entro certi orari…”
Ferocia, crudeltà, efferatezza, de-umanizzazione delle vittime, in due adolescenti affetti probabilmente da un disturbo narcisistico di personalità che li ha spinti a usare metodiche massacranti.
Scrive Antonio Polito sul Corriere della Sera “Il fallimento educativo è una delle cause, non una conseguenza, della crisi italiana. Ne è una prova il fatto che a parlare del disagio giovanile oggi siano chiamati solo gli psicologici e psicanalisti, e non gli educatori: come se il problema fosse nella psiche dell’individuo e non nella cultura della nostra società, come se la risposta andasse cercata in Freud e non in Maria Montessori o in Don Bosco. E’ dunque persino ovvio che l’epicentro di questo terremoto sia la scuola. E che il conflitto più ampio con i nostri figli avvenga sul loro rendimento scolastico…(Antonio Polito, corriere della sera).
Ed è vero quanto afferma Polito perché sui media che commentano questo genere di notizia non ci vanno educatori professionali o insegnanti, magari gli stessi che conoscono da anni i ragazzi, ma vengono invitati soltanto criminologi, psichiatri e/o psicologi.
Il criminologo prof. Carmelo Livorino, intervistato da una radio privata riguardo il delitto del ferrarese, non crede alla possibilità di recupero sociale e integrazione: “Non ci credo al recupero di questi soggetti”…“I due ragazzi sono sociopatici, senza codice etico, e, secondo me, non sono recuperabili” .
A nostro avviso, queste valutazioni sommarie del criminologo sembrano incoerenti perché, continuando l’intervista, dice: ” “Non dobbiamo dimenticare che siamo tutti quanti dei soggetti intimamente violenti, intimamente aggressivi, pronti a slatentizzare l’istinto omicida. Non lo facciamo perché abbiamo i freni inibitori, abbiamo la morale, abbiamo i codici etici, la legge. Nel momento in cui si creano squilibri, oppure ci sono situazioni particolari, si uccide. Ed esistono 18 tipologie di moventi…. se subissi un torto fortissimo avrei diverse opzioni di scelta… e conclude: criminali “un po’ ci si diventa e un po’ ci si nasce”.
Paolo Crepet negli studi di La7 commenta il delitto nel ferrarese così: “bisogna fare i conti in casa e nella casa più grande che si chiama comunità. Non è questione di raptus, secondo Crepet, ma si tratterebbe di “una malaeducazione che porta ad una malattia mentale: l’indifferenza” tradotto: “ti uccido e poi vado al bar.
L’analisi di Crepet vira verso la sociologia: “Una generazione che non è più abituata al “no” e che quindi vive male un rifiuto”. Il noto psichiatra lancia un appello accorato ai genitori: “Non siate buonisti, non cercate condoni educativi. Per favore salvate i vostri figli! E’ stata distrutta l’autorevolezza dei genitori perché pensavamo fosse autoritarismo. E’ stato l’errore più grande della mia generazione e ne stiamo pagando le conseguenze.”
Concludiamo questo breve articolo augurandoci che l’attività di prevenzione del disagio minorile non si limiti soltanto a gestire risorse economiche nei piani regolatori sociali e piani di zona, ma venga tradotta in vera trasparente attiva sinergia tra decisori politici locali, mondo della scuola e mondo degli educatori professionali.
La civiltà di un paese si misura anche da quanto si investe sulle politiche sociali, sanitarie, educative e sull’istruzione. E’ si misura anche dalla cura e attenzione che il legislatore dimostra verso la formazione e il ruolo degli operatori nei settori vitali della società.
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