Le cubature del piano regolatore di
Roma annullano le tutele paesaggistiche
di
Paolo Berdini, urbanista
Con due provvedimenti consequenziali la Regione Lazio
ha concretizzato un micidiale capovolgimento della legislazione di tutela
del territorio e del paesaggio. Continua così la sistematica opera di
demolizione delle regole iniziata nel 1997 con l'approvazione del Piano
delle certezze che, come si ricorderà, aveva introdotto lo sciagurato
istituto della "compensazione urbanistica".
I provvedimenti approvati sono due: una variante al
piano paesaggistico vigente (del 1998), e un nuovo Piano paesaggistico, che
inizia così il suo iter.
La consistente variante del piano paesistico vigente
(1998) è stata approvata la scorsa settimana dal Consiglio Regionale. Oltre
a correggere alcuni errori, la variante veniva incontro ai desiderata dei
comuni del Lazio, che erano stati appositamente sollecitati a presentare
osservazione a quello strumento di tutela. Ma non è questo il punto più
grave. Il fatto nuovo è che per favorire il Comune di Roma si è creato un
mostro giuridico.
La redazione del piano regolatore comunale del
2003-2006, in piena coerenza con l'urbanistica neoliberista capitolina,
aveva consapevolmente ignorato i vincoli derivanti dalla normativa
paesistica. Il problema era stato sollevato più volte, ma a nulla erano
valse le critiche e i richiami alla coerenza. Il Comune di Roma ha così
inviato (2007) alla Regione Lazio un lunghissimo elenco di aree (oltre 60,
si dice) edificabili per il piano regolatore adottato, ma in contrasto con
il piano paesistico chiedendo esplicitamente "di adeguare il piano
paesistico alle decisioni urbanistiche romane".Il voto è di pochi giorni fa
e ancora non possiamo riportare la dizione esatta della deliberazione, ma il
senso è quello: per la prima volta in Italia si accetta il principio che le
tutele siano logicamente e giuridicamente subordinate alla pianificazione
urbanistica e non viceversa, come afferma la legislazione italiana.
Quando si conosceranno gli atti si potrà valutare la
possibilità di un ricorso alla magistratura. Per ora dobbiamo soltanto
assistere ad uno strappo istituzionale dalla conseguenze incalcolabili se,
come ovvio, il provvedimento sarà utilizzato anche da altre regioni
italiane.
Il secondo provvedimento è stato invece adottato
dalla Giunta regionale e inviato al Consiglio. Una volta scongiurato il
"rischio" che potessero essere tagliate le previsioni di piano (l'assessore
Morassut ha trionfalmente affermato che "il nuovo piano paesistico non
cancella nemmeno un metro cubo previsto"), si poteva finalmente approvare il
nuovo piano paesistico da tempo elaborato dagli uffici regionali per
migliorare quello ancora in vigore. Finalmente, perché quell'elaborazione
era sostanzialmente pronta già nel 2000, quando il centro sinistra consegnò
la regione Lazio al centro destra di Francesco Storace. Questa
amministrazione fece coerentemente il proprio dovere, ritardando per cinque
anni l'approvazione del piano. Al centro sinistra guidato da Marrazzo ci
sono voluti due anni per colmare il ritardo: due anni passati a cercare la
soluzione alle contraddizioni del piano regolatore romano. Una volta trovata
la soluzione, si è sbloccata anche l'approvazione del nuovo piano
paesistico.
Anche in questo caso non si conoscono gli elaborati e
le norme tecniche di attuazione: ci sarà dunque spazio per un giudizio
ponderato. Fin d'ora possiamo però rilevare che si aperta una comica gara a
chi la spara più grossa. Il comune di Roma, infatti, afferma continuamente
che la città eterna vanta il più straordinario livello di tutela del
territorio al mondo: su 129.000 ettari, 80 mila pari al 64% del totale sono
vincolati. E' un dato falso. Non solo perché Italia Nostra, Vezio De Lucia e
chi scrive hanno più volte dimostrato che quando verrà attuato il nuovo Prg,
oltre la metà del territorio comunale sarà stato occupato da cemento e
asfalto. Ma perché è lo stesso Comune di Roma (Dipartimento IX, 2004) ad
aver misurato l'occupazione di suolo a quella data nella misura di 46.000
ettari, pari al 36 % del totale, a cui vanno aggiunti gli oltre 15.000
ettari di consumo di suolo previsti dal nuovo Prg. Dunque il Comune di Roma
è sbugiardato dai suoi stessi uffici. Ma dobbiamo ancora leggere nel
comunicato dell'assessore regionale che "grazie al nuovo piano paesistico
regionale la percentuale delle aree sottoposte a tutela sale al 70%"! "Roma
sarà più grande e bella che pria" diceva Ettore Petrolini, mimando Nerone al
cospetto dell'incendio dell'Urbe. La commedia continua.