UNESCO INTERVIENE PER CHIEDERE AL COMUNE DI ROMA CHIARIMENTI SUL PARCHEGGIO PROGETTATO SOTTO IL PINCIO
Il comitato per l'ecomobilità a Roma e nel Lazio ha scritto al Direttore generale dell'Unesco M. Koichiro Matsuura contro l’infelice iniziativa del Comune di Roma di costruire un parcheggio di 7 piani per oltre 700 posti macchina dentro il Pincio, che segue quella del sottopasso del Gianicolo, che comportò la distruzione dei resti di una villa imperiale romana e quella del nuovo contenitore dell’Ara Pacis, del tutto fuori scala e fuori contesto.
Poiché il Centro storico di Roma è incluso nei beni “World Heritage”, il comitato ha chiesto l'autorevole intervento dell'UNESCO per scongiurare questo ennesimo insulto alla Roma storica.
*CHE COSA E' L'UNESCO: Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura fondata nel 1946 dalle Nazioni Unite per incoraggiare la collaborazione tra le nazioni nelle aree di: educazione, scienza, cultura e comunicazione
APPELLI PER SALVARE IL PINCIO
da patrimoniosos
La terrazza del Pincio è uno dei luoghi belli del mondo.
Un’icona di Roma. La sistemazione ottocentesca mantiene intatto il suo fascino:
la grande terrazza era stata pensata senza alberature proprio per sottolinearne
il ruolo di belvedere sulla città antica. Sfruttando proprio la mancanza di
alberature, l’amministrazione comunale di Roma vorrebbe iniziare a scavare la
collina per ricavarne sette piani di parcheggi per un numero complessivo di 726
posti auto.
Lungo gli eleganti emicicli che salgono intorno alla sistemazione paesistica
della terrazza saranno realizzate le rampe di accesso carrabile al parcheggio;
nella terrazza saranno invece sistemate le uscite pedonali. La pavimentazione
della terrazza verrà invasa da griglie di sicurezza e dagli impianti di
aerazione.
Uno dei luoghi storici più belli del mondo sta dunque per essere manomesso e
deturpato per sempre.
E’ stato affermato che il parcheggio servirà a togliere le auto dal Tridente
barocco della città, a pedonalizzarlo. Non è vero: bastano pochi dati per
confutare questa tesi. Nel centro storico di Roma risiedono ancora circa 100
mila abitanti. Nell’area del tridente barocco su cui si sono concentrate le
attenzioni per la realizzazione dei parcheggi ce ne sono 30 mila. Con gli indici
di motorizzazione di Roma (un’automobile per abitante, come noto), significa
almeno 30 mila veicoli. Sarebbero necessari più di 60 ettari di superficie
scoperta destinata a parcheggio, una dimensione grande come l’intera estensione
di villa Borghese.
Ma non è soltanto dal punto di vista dimensionale che i conti non tornano. Il
70% dei posti auto verrà infatti venduto sul mercato immobiliare e il 20% sarà
destinato all’affitto per periodi lunghi: è evidente che verranno acquistati da
coloro che lavorano in centro storico richiamando così ulteriore traffico
automobilistico. Per fare una mediocre speculazione immobiliare non ci si ferma
neppure di fronte a luoghi di mirabile stratificazione storica e culturale.
Rivolgiamo pertanto un pressante appello al sindaco di Roma, Walter Veltroni,
per scongiurare la realizzazione della proposta. La villa Borghese e la collina
del Pincio non possono ospitare un altro pessimo esempio della incultura della
valorizzazione economica. Monumenti così straordinari meritano un altro destino:
quello di tornare ad essere luoghi di bellezza a disposizione della città.
Desideria Pasolini Dall’Onda
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da http://eddyburg.i
Non hanno ancora compreso che aprire un parcheggio nel centro antico di una città al di fuori di un rigoroso, efficace, credibile piano della mobilità è un ulteriore elemento di congestione. Una notizia e un commento dal Corriere della sera, edizione di Roma, 19 ottobre 2006 |
«Il parcheggio sotto il Pincio è fuorilegge»
di Simona De Santis
La posizione di Italia Nostra sul progetto per il parcheggio sotterraneo al
Pincio non cambia. Subito dopo l'approvazione del Consiglio comunale, il 25
settembre, arrivarono le prime reazioni: «È un grave errore urbanistico». E ora
l'associazione annuncia battaglia: «La decisione del Campidoglio non rispetta la
legge e, se verranno escluse soluzioni alternative, studieremo una azione
penale» annuncia il vice presidente Italia Nostra Lazio, Oreste Rutigliano.
Secondo il quale sarebbero state violate la «direttiva europea del 1985, sulla
valutazione di impatto ambientale, e gli articoli 10 e 20 del Codice Urbani, in
cui sono definiti "oggetto di tutela tra i beni culturali le pubbliche piazze,
vie, strade ed altri spazi aperti urbani di interesse artistico e storico". E -
osserva Rutigliano - quale intervento peggiore dello svuotare la terrazza più
famosa di Roma per ricavarne una rimessa?».
Italia Nostra denuncia «l'incredibile indifferenza dell'amministrazione verso
altre iniziative, atte a salvare il substrato archeologico romano e a
scongiurare che piazza del Popolo divenga una enorme rotatoria». Dall'assessore
capiolino all'Urbanistica, Roberto Morassut, arriva un laconico «la vicenda non
è di nostra competenza. I lavori saranno eseguiti dall'Atac». E l'azienda per i
trasporti, che darà materialmente il via alla realizzazione della struttura
entro il prossimo aprile, non ci sta: «Il progetto è stato approvato da tutte le
associazioni che rappresentano i cittadini romani e apprezzato dalle diverse
sovrintendenze coinvolte», ricorda il presidente Fulvio Vento. «Ciò conferisce
ad esso un indiscutibile marchio di democraticità e affidabilità sotto il
profilo della tutela dei beni culturali». E aggiunge: «Sarà una struttura
sotterranea, non percepibile all'esterno, che servirà alla pedonalizzazione del
Tridente, alleggerendolo dalla morsa delle auto».
«Deve essere rispettato il diritto dei residenti del Centro ad avere l'auto»,
osserva Rutigliano. «Per questo proponiamo altre opzioni, come l'ampliamento del
parcheggio al galoppatoio di Villa Borghese, oggi totalmente inefficiente. E,
soprattutto, la creazione di un nuovo parcheggio a Valle Giulia, collegabile al
Tridente tramite uno specifico trasporto ettometrico». Si tratta di una mini
metro (con cabine di 4 metri per 3) che, secondo l'Onlus, viaggiando ad una
velocità massima di 43 chilometri orari, coprirebbe i 700 metri tra Valle Giulia
e il Centro in un minuto. Il trenino, dicono, «potrebbe partire dal museo d'Arte
contemporanea ed avere come sfogo lo spazio commerciale della Margutta Arcade».
Costoso? Forse sì, anche se dall'associazione non indicano una cifra precisa.
Sicuramente, concludono, meno distruttivo, di una «struttura in cemento per più
di 700 auto».
«Codice Urbani, riferimento per il patrimonio»
Paolo Conti
Del codice Urbani si è detto tutto e il contrario di tutto. Troppo rigido (i
costruttori, i sindaci dei piccoli centri desiderosi di espandersi). Troppo
morbido e vago (gli ambientalisti e l'universo dei soprintendenti, tanti
studiosi del diritto legato ai beni culturali). Adesso, nella sua forma
definitiva dopo i numerosi cambiamenti, è comunque diventato lo strumento
principe della tutela del nostro patrimonio artistico, così come la prevede la
Carta costituzionale che di quella tutela fa un obbligo. Il passaggio del codice
Urbani, citato per il parcheggio del Pincio, appare puntuale. Piazza del Popolo,
più di tante altre aree urbane romane, è di fatto un bene vincolato quanto un
monumento.
Questo ovvio preambolo serve a mettere nella giusta luce le obiezioni di Italia
Nostra al parcheggio del Pincio. Che non è, né vuole essere, il capriccio
snobistico di una sparuta minoranza di intellettuali ammalati di rimpianto della
Roma perduta e di una città che non può esistere più nel terzo millennio
(altrimenti bisognerebbe inserire nella lista anche Antonio Cederna e la
preziosa eredità critica che ha fortunatamente lasciato). La tentazione è
ricorrente: vedere in chi invoca il rispetto della legge un nemico dello
sviluppo della città, dei cambiamenti necessari a farne una moderna metropoli.
Ne sa qualcosa Francesco Rutelli che si scontrò più volte con l'allora
soprintendente archeologico Adriano la Regina, fiero avversario del «sottopasso»
a Castel Sant'Angelo. Opera mai realizzata per via di quella polemica: e in
quell'occasione Italia Nostra sposò le tesi di La Regina.
Ora la contestazione tocca l'operazione Pincio. Nessuno nega che una nuova area
di sosta sarebbe decisiva per la pedonalizzazione del centro storico: una
prospettiva che a Roma tutti si augurano. Ma sarebbe sbagliato liquidare le
osservazioni della sezione romana di Italia Nostra come un abbaglio, un errore
di valutazione, una critica che si occupa solo di un particolare senza badare al
contesto romano. Solo un confronto pacato, un'analisi attenta servirà a
raggiungere una sintesi utile per tutti.