LAVORO: SULLE RACCOMANDAZIONI IL PRESIDENTE NAPOLITANO SBAGLIA
Il Presidente Napolitano ha detto l'altro ieri in un'intervista: ''Si deve innanzitutto garantire la massima attenzione da parte delle Istituzioni - Governo, Parlamento e anche Regioni ed Enti locali - per la condizione dei giovani che rischia davvero di essere molto critica: ci si sente privi di prospettive, e si deve reagire anche a questo stato d'animo, a questa deriva psicologica. Certamente non bastano le assicurazioni, ma intanto credo che già solo il mettere l'accento sul problema serva, e poi occorrono decisioni, scelte concrete come quelle di cui proprio in questo momento si sta parlando in Italia e in Europa''
In merito alle raccomandazioni come fattore di impedimento ha
aggiunto: ''Anche questo e' un aspetto grave e deteriore, però il problema della
disoccupazione giovanile ha delle dimensioni tali che non e' scalfito se non
in misura irrilevante dall'assunzione per raccomandazione.
Anche se questa pratica continua, ed e' da combattere e da sradicare, ormai e'
soltanto un piccolo tassello del problema. La verità è che ci sono milioni e
milioni di giovani che, ne' con la raccomandazione, ne' senza raccomandazione,
riescono a trovare lavoro''.
Mentre condivido molto la prima parte delle affermazioni di Napolitano, avrei dei dubbi sulla seconda parte, laddove il Presidente attribuisce al fattore "raccomandazione" una non rilevanza nella difficoltà di inserimento lavorativo per i giovani.
Noi sappiamo che le Regioni sono il perno-motore dello stanziamento di risorse perché gestiscono, sia direttamente con avvisi pubblici, sia indirettamente tramite i piani sociali dei comuni, un consistente Fondo Europeo, cofinanziato da fondi nazionali, la cui funzione è proprio quella di intervenire sul nodo occupazione e sulle vecchie e nuove povertà. Dovremmo quindi chiederci quanto le varie Regioni italiane, e i comuni, e i municipi, si siano distinti nel far funzionare con trasparenza questa macchina di aiuti europei che, in teoria, dovrebbero arrivare indistintamente a tutte le categorie svantaggiate e quanto, invece, la politica e la burocrazia degli enti locali si siano distinti, invece, per far funzionare questo sistema di finanziamento secondo assi direzionali preordinati e strumentali ad un ritorno in termini di consenso elettorale.
Facciamo degli esempi? Ci piacerebbe, magari in collaborazione con il Quirinale, fare un monitoraggio nelle diverse periferie di metropoli come Roma, Palermo, Milano, Napoli per sapere in che modo e attraverso quali canali di informazione e formazione siano stati veicolati gli avvisi pubblici sulle agevolazioni economiche previste per le diverse tipologie di contratti di lavoro. Come, cioè, siano stati erogati finanziamenti del Fondo Europeo destinati all'occupazione nelle piccole e medie imprese, presso gli artigiani, gli esercenti dell'industria e del commercio e nelle cooperative.
Stiamo parlando di ingenti risorse per milioni e milioni di euro destinate all'occupazione. Ad essi si aggiungono i fondi ministeriali destinati alla creazione dei percorsi di formazione tecnica superiore (Its e Ifts) e del potenziamento del rapporto scuola-lavoro per i quali avrebbero dovuto essere già attivate diffusamente reti tra Scuole, Imprese, comunità territoriali e associazionismo.
A mio avviso, non sembra che i Piani di Azione e i Programmi Operativi Regionali abbiano creato su questi temi così delicati, un'informazione capillare a beneficio indistinto di ogni azienda e di ogni singolo artigiano, commerciante, pizzaiolo, piccolo imprenditore.
La mancata informazione, ove sia stata anche solo dovuta a negligenza e non a dolo, la mancata attivazione di reti nelle comunità territoriali ha comportato una sorta di discriminazione nelle opportunità a danno di pezzi di territorio, ha favorito alcune imprese e non altre, alcuni artigiani e non altri, ha portato vantaggi ad alcune istituti tecnici e non altri, ha lasciato nel buio giovani di alcune periferie e meno di altre.
Le motivazioni possono essere dovuti a vari fattori: le clientele partitiche che fanno girare le informazioni in ambiti privilegiati, l'incompetenza e incapacità di amministratori degli enti di prossimità, di assessori poco motivati al bene comune. Non sono state mobilitate uniformemente, ad esempio, le sezioni territoriali di Unioncamere e Confindustria, le dirigenze delle scuole, gli enti parrocchiali e il terzo settore.
E' rimasta in molti casi la propensione miope ad ostacolare, invece che favorire, la sussidiarietà verticale attraverso politiche di partecipazione e di cittadinanza attiva.
Ci spiace contraddire il Presidente Napolitano ma le raccomandazioni non sono irrilevanti sul fenomeno della disoccupazione perché sono insite anche nella circolazione delle informazioni relative ai fondi regionali e nella loro assegnazione. La mancanza di equità nella distribuzione di informazioni e risorse è una forma di raccomandazione con effetti rilevanti.
Auguriamoci vivamente che si possa cambiare rotta!