Anzitutto sgombriamo il campo da ogni possibile lettura distorta di questo articolo: Siamo felici dell’esito giudiziario positivo per la Sindaca Raggi e per la sua famiglia.
Ciò che non quadra è la doppia morale che anima quella baldanza reattiva con la quale Virginia si scaglia contro i suoi detrattori interni ed esterni.
La doppia morale è quella logica per cui, se sei tu che devi incassare, uno più uno fa tre. Se invece sei tu che devi pagare, uno più uno fa il meno possibile! E’ la logica in base al quale si applicano due pesi e due misure, in base a come si ritiene che faccia comodo.
Nonostante l’appoggio mai mancato da parte di Beppe Grillo, figura centrale del Movimento, Virginia Raggi ha dichiarato di aver sofferto “lunghi anni di silenzio e di solitudine politica“. Invita i suoi nemici interni a riflettere e a non salire sul carro del vincitore (il suo, ndr).
Inoltre Di Battista la dipinge come vittima e bersaglio del “sistema politico e mediatico” e del “fuoco amico”
Proprio per questa sua disavventura tribunalizia e mediatica ci piacerebbe che Virginia ripercorresse nella memoria gli anni in cui era consigliera comunale e focalizzasse il suo comportamento, a mio avviso molto scorretto, contro il Sindaco Ignazio Marino.
Un comportamento senza scrupoli morali finalizzato probabilmente a conquistare in anticipo lo scranno del Campidoglio.
In quell’occasione Virginia Raggi era tra i detrattori e ha fatto indirettamente da sponda ai detrattori interni del Sindaco Marino animando una campagna mediatica, fatta di scontrini e di conferenze stampa con le arance (assieme al suo compagno di partito poi passato per le patrie galere).
Si è aggiunta così al fumo mediatico quando altri detrattori, tramite un branco di agenti in divisa, avevano pianificato una trappola sulla Panda rossa e sui ristoranti. Cosa che stranamente è venuta fuori solo dopo, tramite le intercettazioni dei fratelli Marra rese pubbliche da “Report”.
Ed è per questi semplici trascorsi che nel giorno della sua assoluzione la Sindaca Virginia Raggi, invece di scagliare dardi ed ergersi a “vincitore” dovrebbe farsi un esame di coscienza, rivisitando la sua immaturità etica e politica di quegli anni, e chiedere scusa a Ignazio Marino.
La sua opposizione non è stata affatto corretta politicamente ma si è basata sulla denigrazione, sull’utilizzo opportunistico di imputazioni giudiziarie. Imputazioni una ad una tutte cadute nel nulla con un’assoluzione piena quando il danno alla persona e alla città era stato fatto.
Ricordiamo che il Sindaco Marino, alle prime avvisaglie di corruzione interna al Palazzo, ha aperto le porte del Campidoglio alla Procura e intrapreso una battaglia contro i clan di Roma e di Ostia, come può confermare l’attuale collaboratrice capitolina alle Periferie.
A differenza di Virginia, Marino è stato isolato dal suo capo politico nonostante le minacce di morte con pallottole davanti casa e il piombo dei giornali e, a differenza di Virginia, con uno stratagemma che ha bypassato il Consiglio Comunale, Marino e la città di Roma hanno subito in maniera ingiusta e grottesca un furto di democrazia e di correttezza istituzionale.
In conclusione riteniamo che, oltre alla capacità e alla competenza, i valori etici della persona e la saggezza debbano essere un requisito imprescindibile di chi siede al governo della città
Virginia e la sua doppia morale
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