COSA SUCCEDE  ALL'OSPEDALE  SAN CAMILLO DI ROMA ?

 

3 gennaio 2007 OSPEDALE SAN CAMILLO : Indagato primario per la morte di un paziente nel 2000 (TGRLazio ORE 19.30)

 

19/12/2006

Morte dell’avv. Pierro Sentenza ormai vicina
di CLEMENTE PISTILLI LATINA — Sentenza vicina per le due dottoresse imputate per omicidio colposo, nel procedimento aperto dopo la morte dell’avvocato Michele Pierro (nella foto). Ieri, dopo che il Gup Giuseppe Cario ha respinto la richiesta del Pm Vincenzo Saveriano di una nuova perizia, il difensore delle dottoresse dell’Icot, Katia Pagliaroli e Debora Vasta, l’avvocato Petrucci, ha chiesto ed ottenuto per le sue assistite che vengano giudicate con rito abbreviato. Si torna in aula il 12 febbraio. L’avvocato Pierro morì di setticemia nel luglio 2004. Due mesi prima era stato operato al cuore al San Camillo di Roma. Era stato poi ricoverato all’Icot per la riabilitazione ed infine era spirato al «Goretti». L’inchiesta evidenziò un’infezione non debitamente curata. Il Pm Saveriano aveva chiesto una perizia per far esaminare il caso anche ad un infettivologo. In attesa del 12 febbraio dovrebbe anche sciogliere la riserva il Gup Nicola Iansiti sulla richiesta di archiviazione per un terzo medico, il prof. Francesco Musumeci, primario del San Camillo, a cui si sono opposte le parti civili, rappresentate dagli avvocati Domenico Oropallo e Renato Archidiacono.

iL TEMPO

NEONATA MORTA AL SAN CAMILLO: INDAGATO MEDICO
Roma, 24 ago. - È stato iscritto sul registro degli indagati per omicidio colposo il medico dell'ospedale San Camillo di Roma, sospettato di aver contribuito a provocare la morte di una bimba dello Sri Lanka, di appena un mese, che avrebbe fatto nascere il 21 luglio scorso con l'ausilio del forcipe.

 

13 marzo 2006

Nel reparto di rianimazione dell'ospedale San Camillo un uomo di 44 anni, ricoverato in gravi condizioni, è stato ucciso a coltellate dalla madre....


 

 2 dicembre 2005

ASSOCITTADINI: morì per schock di origine urinaria, chiesto il rinvio a giudizio per tre medici del Presidio Ospedaliero Integrato Portuense. 

ROMA - Associttadini Associazione degli utenti e dei consumatori opera in assoluta indipendenza da case farmaceutiche, sindacati di medici, cliniche e multinazionali varie ed ha da tempo avviato iniziative atte a contrastare il dilagante fenomeno della malasanità.  L'Associazione rende noto che il PM Catia Summaria ha chiesto il rinvio a giudizio per tre medici del Presidio Ospedaliero Integrato Portuense con l’imputazione di omicidio colposo in cooperazione tra loro. L’udienza preliminare si è celebrata l’1 dicembre 2005 davanti al GIP Claudio Carini. Pietro Di Tommaso morì a 62 anni. Pietro Di Tommaso, avendo accusato forti dolori al ginocchio, fu ricoverato presso l'Ospedale S. Camillo di Roma e da qui fu trasferito presso la Clinica S. Vincenzo nel reparto di Urologia. Pietro Di Tommaso fu sottoposto, nell’arco di pochi mesi, a quattro interventi chirurgici. Nell'ottobre 2001, ancorché fosse stata programmata la sostituzione del catetere applicatogli, il medico curante presso la Clinica San Vincenzo, dopo la rimozione del vecchio catetere, sembra che non riuscì più ad inserire quello nuovo. Pietro Di Tommaso fu trasferito all’Ospedale San Camillo e, essendo risultato anche qui inutile analogo tentativo, fu mandato a casa senza catetere, supporto medico forse vitale nella fattispecie. Pietro Di Tommaso, infatti, vide le sue condizioni peggiorare progressivamente tanto da dover essere ricoverato presso il reparto di rianimazione dell'Ospedale Spallanzani ove, dopo due attacchi cardiaci, decedeva il 21.12.2001, a ragione di shock settico per sepsi urologia, insufficienza respiratoria, scompenso cardiocongestizio, fistola uretrocutanea perineale, insufficienza renale acuta. I familiari di Pietro Di Tommaso nel luglio 2002 depositarono denuncia-querela presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, ipotizzando il reato di omicidio colposo. I familiari di Pietro Di Tommaso si sono avvalsi, nella gestione della vicenda giudiziaria, della attività ad adiunvandum dell’Associttadini.

 

Martedì 14 Gennaio 2003

CRONACA DI ROMA

Il caso di Cardiochirurgia al S. Camillo
Pazienti deceduti,
una perizia
scagiona i medici

Nessuna responsabilità professionale dei medici. È quanto ha stabilito la perizia collegiale disposta dal Gip Pierfrancesco De Angelis in sede di richiesta di rinvio a giudizio di quattro medici dell'ospedale San Camillo per la morte di 15 pazienti avvenuta nel 1999 nel reparto di cardiochirurgia.
Il primario del reparto, Francesco Musumeci, è accusato di omicidio colposo e i chirurghi Mariano Feccia, Giampaolo Luzi e Giovanni Casali (in relazione solo ad alcuni decessi) di cooperazione colposa. La relazione - l'incarico era stato conferito il 6 marzo 2002, e avviato soltanto a partire dal successivo mese di luglio - è stata depositata giovedì scorso.
Il Gip mirava a conoscere le cause del decesso e la congruità degli interventi compiuti dai medici.
Secondo il sostituto procuratore titolare dell'inchiesta, Maria Bice Barborini, i medici avevano operato con "negligenza e imperizia" causando la morte dei 15 pazienti. Ma i tre periti del Gip - Claudio Grossi, Antonella Lazzaro e Ettore Vitali - pur riscontrando alcune anomalie e, in un caso, ritardi procedurali, non hanno accertato inadempienze o colpevoli mancanze nell' attività dei medici. I tre periti, al contrario, hanno sottolineato che per tutti i 15 pazienti - la maggior parte dei quali di età avanzata - erano affetti da gravi patologie cardiache o cardiovascolari, oppure erano stati già sottoposti a pregressi e plurimi interventi cardiochirurgici. In generale, i tre esperti hanno sottolineato "scarsa attenzione nella compilazione delle cartelle cliniche", tale da "rendere assai difficoltosa la ricostruzione del percorso clinico del singolo paziente".
Ad esempio, il caso di F.V., di 69 anni, non ha consentito precise conclusioni non potendo disporre i periti del materiale diagnostico strumentale originale. Per il caso di C.S., di 74 anni, parlano di alcune scelte "non logiche" seppure si riconosce ai chirurghi l'aver "messo in atto tutti i provvedimenti d' emergenza". Le inottemperanze più gravi riguardano la degenza di R.M., di 59 anni, per il cui caso i periti hanno individuato "ritardi procedurali", comportamenti "censurabili" e la mancanza di 13 giorni di diario clinico.
La notizia dell'inchiesta si diffuse l'11 febbraio 2000 quando nell'ospedale San Camillo furono sequestrate per ordine della magistratura circa 30 cartelle cliniche, registri e altri documenti riguardanti casi di malati curati nel reparto di cardiochirurgia morti nei precedenti dodici mesi in circostanze sospette. La segnalazione era stata degli allora consiglieri regionale Andrea Augello e comunale Sergio Marchi, entrambi di An, che chiesero le dimissioni del commissario straordinario del S.Camillo-Forlanini dell'epoca, Claudio Clini.

 

novembre 2002 Valvole difettose a Roma

Ma anche al San Camillo di Roma sarebbero state impiantate valvole cardiache difettose. La denuncia è arrivata ieri dal Codici, il centro per i diritti del cittadino. «Circa un centinaio le protesi difettose ma l'unico provvedimento adottato è stato il ritiro dal mercato, a gennaio 2001». Non si tratta della stessa valvola dell'inchiesta torinese ma certo la vicenda ha delle analogie. «All'epoca abbiamo investito del problema il ministero della Sanità, l'amministrazione regionale e la direzione del San Camillo» continua la nota di denuncia del Codici. Per tutta risposta, il ministero pur confermando di aver disposto il ritiro dal commercio delle valvole non ha disposto ulteriori accertamenti e la direzione dell'ospedale ha fatto sapere che la ditta produttice, la St. Jude Medical, non ha ritenuto opportuno che i portatori di queste protesi fossero richiamati per un controllo. La regione Lazio si è adeguata: no comment.

 

ROMA 10 Luglio 2001  ROM: " Partorisce senza assistenza All'ospedale san Camillo di Roma. Il bambino è nato morto"                   MARCO DE PALMA -

D) Interrogazione: (26 novembre 1997). (Decesso di Francesca Dominici all'ospedale San Camillo)

GRAMAZIO. - Al Ministro della sanità. - Per sapere:
se a seguito del decesso avvenuto nell'ospedale San Camillo nel maggio 1997 della piccola Francesca Dominici, non intenda aprire un'inchiesta per conoscere i motivi per i quali la piccola Francesca rimase sei ore nella camera mortuaria dell'ospedale senza che alcuno si accorgesse che la piccola, nata viva, era stata trasportata in modo arbitrario all'interno della struttura mortuaria. Grazie all'intervento di un addetto alle pompe funebri che aveva sentito i vagiti, la neonata fu immediatamente soccorsa, ma le sue condizioni erano ormai molto gravi al punto che tre giorni dopo morì nella struttura ospedaliera;
se l'attuale direttore generale dell'azienda ospedaliera abbia preso tutte le misure necessarie per sospendere dal servizio quanti sono stati ritenuti responsabili dell'incuria che ha portato al decesso la piccola Francesca Dominici.(3-01747)