Sui
banchi di scuola, a Milano e provincia, ci sono quest'anno quasi 10mila
studenti disabili. Dalle materne alle superiori si contano 719 disabili in
più rispetto allo scorso anno. «E quel che particolarmente ci allarma –
osserva Mario Dutto, direttore scolastico regionale – è il fatto che uno
degli incrementi più vistosi riguarda proprio le medie. Ci sono alunni che
hanno regolarmente frequentato la scuola elementare per i quali i docenti
delle medie chiedono l'insegnante di sostegno. C'è qualcosa che non va».
Cresce il numero dei disabili, cresce di
conseguenza il numero degli insegnanti di sostegno messi in campo: secondo i
dati dell'amministrazione scolastica una crescita dell'otto per cento. Una
tendenza peraltro costante negli ultimi anni. Come si spiega questo
fenomeno? Secondo Piero Modini, l'ispettore che dirige l'ufficio per
l'integrazione degli alunni diversamente abili molti insegnanti di sostegno
sono richiesti per bambini e ragazzi dislessici. «Da qualche anno questo
problema è diventato quasi di moda - spiega –. Ci sono convegni e seminari a
ogni piè sospinto, e quando un alunno presenta delle difficoltà nel leggere
e nello scrivere, subito gli si appioppa l'etichetta: dislessico.
E si chiede di conseguenza un insegnante
di sostegno. Un grande equivoco: la dislessia per quel che ne sappiamo
riguarda il 30 per cento dei nostri alunni, ma si tratta di un fenomeno
evolutivo destinato ad essere superato con la crescita. Situazioni che in
pochi mesi generalmente si possono recuperare, se gli interventi sono
idonei.
I casi di dislessia vera e propria, quella legata a delle patologie
cerebrali, quella che ha veramente bisogno di un'assistenza specifica e
specialistica, sono veramente rari. Mi pare insomma che si arrivi con
eccessiva facilità alla dichiarazione di disabilità e, di conseguenza, alla
richiesta di insegnanti di sostegno». Quanto al fatto che nelle medie si
registra una recrudescenza del fenomeno Modini aggiunge: «La seconda media è
notoriamente una classe in cui esplodono le maggiori difficoltà, un anno
giudicato generalmente dai pedagogisti particolarmente critico. Se a questo
si aggiunge per molti insegnanti delle medie la mitologia
dell'apprendimento, facile spiegare come si arrivi a scambiare una
difficoltà fisiologica con una forma di handicap».
Un altro fatto contraddittorio. Cresce il numero degli insegnanti di
sostegno, ma allo stesso tempo si allarga la fascia degli alunni di
difficile integrazione nelle classi. «Siamo di fronte a un altro equivoco
che andrebbe chiarito – conclude Piero Modini –. Spesso l'integrazione
fallisce perché si fa un uso dell'insegnante di sostegno sbagliato. Questa
figura professionale, infatti, viene concessa alla classe, perché sia
facilitata l'integrazione del disabile. Succede invece che troppo spesso
l'insegnante di sostegno venga inteso solo in funzione del disabile. Allora
è il fallimento».
Fonte: www.aetnanet.org |