IL DRAMMA DEI DISABILI ABBANDONATI E SENZA ASSISTENZA

 

Corriere della Sera 19 settembre 2006

 

Cara Maria Latella,

Massimo Emiliani, 50 anni, è morto riverso a faccia in giù sul letto. Ha cercato disperatamente di alzarsi dalla sedia a rotelle per sfuggire al fuoco che stava distruggendo il suo appartamento. Non c'era nessuno che in quel momento potesse aiutarlo. Fino a qualche anno prima era stato un uomo attivo che lavorava molto, ma poi, un improvviso ictus lo aveva costretto su una sedia a rotelle e si è trovato solo nel suo appartamento, nella zona Marconi, con l'unico aiuto di una sorella che faceva quello che poteva.
Un suo conoscente riferisce dalle pagine di un quotidiano che nel momento più brutto della malattia i servizi socio-sanitari "non se lo sono proprio filato".
Su un altro quotidiano, invece, si da spazio in cronaca ad anonimi vicini di casa che attribuiscono la disgrazia e la solitudine al carattere dell'uomo: "I vicini suonavano per vedere se aveva bisogno di qualcosa e lui rispondeva male".
Con questo elemento aggiunto, si fa così passare l'idea che questa tragedia, e la solitudine che la caratterizza, sia scaturita da una scelta individuale, da depressione e rifiuto della vita e non dall'abbandono in cui è stato lasciato per anni dai servizi socio-sanitari.
Un resoconto giornalistico di questa natura è, a mio avviso, artificioso, politicamente strumentale e immorale.
Copre l'unico vero dato di questo evento funesto: Massimo, in quanto disabile, avrebbe avuto diritto a qualcosa di diverso della carità dei vicini di casa e a qualcosa di più del lodevole sacrificio di una sorella.
Avrebbe potuto superare con cure adeguate, psicologiche e fisioterapiche, la fase acuta della sua malattia... (parte tagliata): e avrebbe potuto gradualmente recuperare le sue funzioni motorie come le hanno recuperate tante persone, note e non note, colpite da ictus.
Ma, forse, in questo paese i diritti costituzionali hanno ancora figli e figliastri.
E così Massimo è morto da solo in casa, intrappolato tra le fiamme di un incendio, ucciso dall'indifferenza delle istituzioni, a pochi giorni dalla morte di un'anziana ottantenne della zona Torrevecchia, anche lei sola, malata e priva di aiuto, anche lei soffocata da un incendio scoppiato in casa.

Domenico Ciardulli

Risposta di Maria Latella

E' facile dire Massimo Emiliani avrebbe avuto bisogno di sostegno e non solo "dell'aiuto della sorella e della pietà dei vicini" e invece temo che solo i familiari e i vicini potranno aiutare in casi come quest. Solo l'amore e una vicinanza affettuosa possono alleggerire la depressione, non certo il solito evocato intervento pubblico che ha limiti noti. Ho l'impressione che a una struttura pubblica si possa chiedere l'aiuto di uno psicologo,  non la soluzione di problemi interiori. E certo nella depressione l'aiuto psicologico è importante, tanto più in un caso come quello di Emiliani. Ma purtroppo, mi creda, non risolutivo.