Un vero e proprio smacco per gli stessi autori della bravata. Nativi digitali di Lucca che non capiscono nemmeno il funzionamento della rete e che si sono inconsapevolmente autopuniti fornendo agli inquirenti le stesse prove della vergognosa bravata contro il loro professore di italiano.
Una “video bravata” che non sembra aver provocato riso o ilarità ma solo tristezza e sconforto. La situazione è critica su tutto il territorio italiano in scuole difficili che diventano teatro di violenze psicologiche e/o fisiche sia da parte di genitori contro i docenti, sia da parte di studenti contro altri studenti e, come in quest’ultimo caso, di studenti quindicenni contro un insegnante di 64 anni.
Non solo a Lucca ma, di recente, anche a Velletri uno studente ha minacciato una professoressa con la frase: “Ti sciolgo nell’acido”
(Scrive Giovenale, sat. XV, vv. 70-71 :“Nam genus hoc vivo iam decrescebat Homero, terra malos homines nunc educat atque pusillos: ergo deus quicumque aspexit ridet et odit.” Trad:. “Mentre ancora Omero era vivo, decadeva questa nostra stirpe, e ora la terra fa crescere omuncoli scellerati: ecco perché qualunque dio ci guardi, ride di noi e ci odia.”)
Ma cosa dicono i docenti di questa triste vicenda accaduta a Lucca?
Riportiamo un interessante commento a caldo sui social di una docente di Napoli:
“Quante idiozie sto leggendo sull’ultimo caso di violenza verso gli insegnanti.
Tralasciando gli insulti vari verso il collega apostrofato come “senzapalle” dagli “odiatori” seriali dei social, che per assurdo vorrebbero pure dire la loro, leggo di chi propone di istituire presidi di polizia a scuola.
Ma bravi, trasformare un problema sociale e culturale in un problema di ordine pubblico è proprio quello di cui abbiamo bisogno.
Magari armateci pure di taser!
Nessun genio che si chieda veramente perché stia succedendo questo.
Quando denunciavamo riforme fallimentari, la trasformazione della scuola in azienda, lo svilimento della professione docente ci avete risposto che eravamo dei “privilegiati” e vi siete girati dall’altra parte.
Invece i privilegiati prendevano calci in culo non dagli studenti ma dallo stato.
In un paese degno di questo nome la scuola sarebbero al primo posto negli investimenti invece combattiamo persino per non farci piovere nelle aule.
Qualcuno dovrebbe farsi un serio esamino di coscienza.”
A nostro avviso non si tratta solo di bullismo scolastico. Nelle viscere della società si annida, prolifera e si diffonde il “senso comune” dell’ostilità contro chi è più debole, dell’umiliazione del “diverso” e/o del diversamente abile o del “senza fissa dimora”.
I gesti vigliacchi contro persone più deboli, nella percezione di vita di questi adolescenti, diventano gesti naturali da vantare ed esibire sui media.
La “filosofia” del branco pervade i nostri ragazzi trasformandoli da docili agnellini, quando interagiscono da soli, a lupi aggressivi borderline quando sono costretti ad indossare la maschera del conformismo borderline tra i pari.
Ma come risponde la Scuola?
La docente di Napoli si avvicina al focus del problema citando lo svilimento legislativo della professione nella ScuolaAzienda ma non bisogna trascurare tutto il contesto. I docenti sono sostanzialmente soli con le loro classi, si sta indebolendo sempre di più il concetto di squadra e di equìpe.
Molta attenzione a Bonus, Pof, Ptof, Pon, Fis e poca attenzione al funzionamento degli organi collegiali, alla cura della rappresentanza delle famiglie, alle relazioni umane, alla supervisione, alla collaborazione con i Municipi e le Asl, ai GLH.
Ci sono casi reali di elezioni del consiglio d’istituto dove su 2000 genitori elettori hanno votato in meno di 15. Oppure delibere di collegi docenti votati da 104 su 104 presenti, senza dialettica alcuna. Forse per sfinimento rispetto alle dinamiche interne e/o per rassegnazione?
Ci sono casi dove dirigenti scolastici e/o loro vicari poco competenti gestiscono gli istituti attraverso il “divide et impera” fomentando dissidi tra insegnanti e personale Ata.
Discordie che spesso aumentano le frustrazioni e lo scoraggiamento di fronte a classi e ragazzi difficili da gestire.
Di fronte a questa prospettiva pericolosa di un futuro digitale e virtuale che altera la percezione della realtà dei “millennials”, la Scuola potrebbe fare molto tornando a fare il gioco di squadra, lavorando sul clima e sulle relazioni umane e professionali, superando competizioni individualistiche e premialità, fungendo da vera “Comunità educante” dove, dal collaboratore scolastico, ai tecnici, agli amministrativi, ai docenti e personale educativo, e ai rappresentanti dei genitori, si lavora insieme, connessi con le altre istituzioni del territorio.
Serve un management competente nella gestione degli istituti scolastici e un lavoro progettuale cooperativo di Rete con il territorio.
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