Educatori e lavoro nelle scuole superiori (parte 2)

foto tratta da lucianamiocchi.com

L’assistente specialistico nelle scuole superiori deve essere un educatore professionale!

Dopo aver trattato nel precedente articolo l’argomento supplenze nelle scuole per l’insegnamento di alcune materie, affrontiamo questa seconda parte trattando il lavoro di assistenza specialistica agli alunni svantaggiati nelle scuole superiori.

Un lavoro che dovrebbe essere competenza esclusiva degli educatori professionali e che, invece, in alcuni casi per carenza di controlli, viene affidato impropriamente a psicologi, sociologi e a operatori di base non laureati.

La finalità di questo approfondimento è la diffusione di informazioni e notizie a beneficio degli educatori professionali che vogliono puntare all’impiego, da esterni, nelle scuole presso associazioni e cooperative sociali oppure  cimentandosi in progetti da presentare ai dirigenti scolastici come liberi professionisti.

immagine dal sito bisceglie24.it
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Rivolgendosi agli uffici competenti della propria regione, i cui contatti sono reperibili tramite il numero verde o l’URP (ufficio relazioni con il pubblico), si potrebbe ottenere l’indirizzario di cooperative e associazioni del proprio territorio che prestano servizio in convenzione nelle scuole superiori.  Si tratta di cooperative che svolgono attività di supporto agli studenti svantaggiati tramite educatori professionali, in sinergia con i docenti curriculari, quelli di sostegno e il personale ATA. In alternativa, potreste trovare l’elenco delle coop presso la Asl del territorio interessato, essendo le stesse asl pienamente coinvolte nei progetti di integrazione scolastica.

Gli educatori che sono alla ricerca di occupazione potrebbero poi inviare a tappeto il proprio curriculum agli enti convenzionati offrendo la propria professionalità perché essa ricalca esattamente le linee di indirizzo delle Regioni e, a mio avviso, non può essere scavalcata da psicologi, sociologi e quant’altro.

Se ci si sentisse in grado di farlo, si potrebbe anche presentare autonomamente progetti di integrazione nelle scuole superiori come educatori liberi professionisti, oppure come professionisti associati, dopo aver costituito formalmente una società. Anche se non è facile  trovare dirigenti scolastici “illuminati” che stipulano convenzioni direttamente con l’educatore professionale.

In teoria potrebbero farlo, perché sono dotati di autonomia e poteri adeguati, ma, solitamente, privilegiano il rapporto con le cooperative per alleggerirsi, a mio avviso, di responsabilità.

Il testo che segue, in corsivo,  è tratto dalle linee di indirizzo della Regione Lazio formulate per l’assistenza specialistica negli istituti scolastici e formativi del secondo ciclo per l’anno scolastico 2016/2017.  Ricordiamo che la competenza per le scuole superiori è delle ex province, oggi chiamate “città metropolitane”. La Regione Lazio, che è la fonte primaria di finanziamento, ha elaborato le proprie linee guida. Dovrebbero averlo fatto tutte le altre regioni e/o città metropolitane.

Questo documento di indirizzo potrebbe essere un formidabile strumento di pressione dal basso per “imporre” l’utilizzo esclusivo di educatori professionali a tutti i soggetti interessati che sono le scuole (dirigenti e organi collegiali), le Asl, le Regioni e le Città Metropolitane perché possa così finire l’eventuale cattiva abitudine di alcune cooperative e associazioni di impiegare nelle scuole personale non qualificato e sottopagato, e l’eventuale cattiva abitudine di alcune scuole e enti locali, preposti al controllo, di “chiudere un occhio”.

“Il servizio di assistenza specialistica trova realizzazione nel contesto scolastico e formativo, attraverso attività che vanno ad integrare funzioni e compiti che la stessa scuola persegue.
Nello specifico la Regione Lazio finanzia progetti, formulati dagli Istituti che si concretizzano in interventi di operatori specialistici, entro un coordinamento e organizzazione funzionale di tutte le risorse.
Gli obiettivi degli interventi si definiscono e si differenziano sulla base delle peculiarità di ciascun caso e sono finalizzati alla promozione di una cultura dell’inclusione di tutta la scuola.
Si sottolinea che la Regione Lazio non finanzia progetti in cui sia prevista la presenza dell’operatore accanto allo studente nell’ottica della copertura di ore di permanenza a scuola. Lontano da un modello assistenzialistico, l’operatore svolge un’azione che concorre, insieme a quella di altri, all’integrazione ai processi del contesto scolastico, alla qualità del progetto di vita dello studente e alla qualità della relazione tra la scuola e l’alunno. Le ore di assistenza si esplicheranno in azioni coerenti con i PEI dei destinatari, dunque sia dirette sugli alunni, sia in altri momenti utili agli obiettivi del progetto.
Ai fini della buona riuscita del progetto, risulta fondamentale l’individuazione degli obiettivi iniziali e dunque dei destinatari del servizio. La scuola insieme alle agenzie connesse al processo di integrazione (Famiglia, ASL e Servizi del territorio) decidono in merito all’utilità dell’attivazione del servizio per il percorso di un alunno con disabilità.
Per alcuni studenti, i cui livelli di autonomia entro il contesto scolastico sono particolarmente critici, l’assistenza specialistica promuove una fondamentale mediazione alla comunicazione e attiva processi di scambio e partecipazione alla vita scolastica, altrimenti preclusi.

L’assistenza specialistica è funzionale ai processi di apprendimento e alla socializzazione dell’alunno con disabilità ed interviene per potenziare le capacità dello studente in ambiti quali l’autonomia e la gestione degli aspetti cognitivi e relazionali.
L’assistente specialistico integra la propria attività a quella di altre figure (docenti curriculari, insegnanti di sostegno e personale ATA), non sovrapponendo compiti e funzioni ma valorizzando i diversi ambiti di competenza.
L’assistente specialistico orienta gli obiettivi del proprio intervento allo sviluppo di relazioni efficaci entro il contesto scolastico e formativo, in un’ottica non assistenzialistica rispetto al deficit, ma rivolta allo sviluppo di competenze dell’alunno e di tutti coloro che sono implicati nei processi scolastici per l’integrazione.
La Regione Lazio promuove la figura dell’assistente specialistico come funzione che svolge azioni quali:
a) collaborare alla stesura e aggiornamento del Piano Educativo Individualizzato e partecipare ai G.L.H e ai momenti di lavoro di équipe della scuola;
b) programmare, realizzare e verificare interventi quanto più integrati con quelli educativi e didattici dei docenti, coordinandosi con insegnanti curriculari e di sostegno e alle attività della classe;
c) supportare l’alunno nelle sue difficoltà e promuovere la sua autonomia, proponendo strategie per perseguire le finalità formative e di sviluppo complessivo della persona;
d) favorire la socializzazione tra pari: a questo scopo e ai fini dello sviluppo di una cultura dell’inclusione, l’assistente può promuovere processi in cui trova spazio il modello del “compagno tutor”, efficace per la partecipazione e il coinvolgimento di tutti gli alunni;
e) supportare interventi coordinati tra servizi scolastici e servizi sanitari, socio-assistenziali, culturali, ricreativi, sportivi e altre attività sul territorio, gestiti da enti pubblici e privati, in coerenza con quanto formulato nel PEI e in considerazione del più generale progetto di vita dello studente;
f) collaborare all’ analisi delle richieste delle famiglie e alla promozione di relazioni efficaci con esse;g) lavorare per la realizzazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro e progetti ponte per
l’uscita dal percorso scolastico.
Si ritiene utile sottolineare che l’assistente specialistico è una funzione distinta e non sostitutiva delle altre figure presenti a scuola, quali docenti curriculari, di sostegno e collaboratore scolastico.
In particolare l’operatore specialistico non può essere in alcun modo adibito a mansioni di assistenza di base, pena la possibile sospensione del finanziamento. È, infatti, compito del Dirigente scolastico garantire l’assistenza di base attraverso l’organizzazione del personale ATA (Rif. Circolare Ministeriale – Ministero della Pubblica Istruzione – 30 novembre 2001, n. 3390).

La Famiglia
La famiglia dello studente con disabilità è essenziale che sia sempre coinvolta in maniera attiva nella progettazione e nella verifica del P.E.I e dunque al corrente degli obiettivi propri del servizio di assistenza specialistica.
La scuola dovrà condividere con la famiglia il percorso didattico dello studente e coinvolgerla nella scelta dell’intervento specialistico da realizzare. In particolare, i genitori dell’alunno potranno definire insieme alla scuola gli obiettivi da perseguire anche grazie all’assistenza specialistica, in linea con il complessivo progetto di vita della persona.
“La famiglia rappresenta un punto di riferimento essenziale per la corretta inclusione scolastica dell’alunno con disabilità, sia in quanto fonte di informazioni preziose sia in quanto luogo in cui avviene la continuità fra educazione formale ed educazione informale” (Rif. Linee guida Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, 4 agosto 2009).
Il Dirigente scolastico dovrà garantire che la famiglia sia informata del progetto di integrazione presentato alla Regione Lazio e della programmazione conseguente al finanziamento.
La scuola dovrà avere agli atti (e non inviarla all’Ente) comunicazione esibita alle famiglie in cui si rende noto il progetto di integrazione e che le certificazioni sanitarie sono trasmesse all’Area “Programmazione, Organizzazione e Attuazione dell’offerta di Istruzione, Diritto allo Studio Scolastico e Universitario…” (per la lettura dell’intero documento clicca qui ),

L’articolo su “Educatori e lavoro nelle scuole con Mad” (parte 3) è rinviato a fine settimana per raccogliere e fornire maggiori elementi. 

Domenico Ciardulli, Educatore professionale

(Copyleft: è possibile diffondere questo articolo citando l’autore e linkando il sito)

 

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Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

3 Commenti

  1. Salve, sono educatrice professionale con laurea quadriennale vecchio ordinamento. Lavoro da 18 anni come educatrice, ma vorrei insegnare. la mia domanda è, sarebbe possibile continuare il mio lavoro di educatrice come dipendente o socio delle cooperative sociali e contemporaneamente insegnare? sono inserita nelle graduatorie d’istituto 3a fascia e quest’anno ho mandato la messa a disposizione.
    grazie
    Roberta

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