L’odio che dilaga sui social e il rischio di guerra in Europa

“Non è un caso che Twitter piaccia ad estremisti e bulli. I social media produrrebbero una sorta di potenziamento algoritmico dei peggiori tratti psicologici dell’essere umano. Non sarebbe questo un effetto collaterale ma si tratterebbe di una funzione specifica dei social network perché l’aggressività e l’estremismo sono gli strumenti emotivi più efficaci per aumentare il coinvolgimento: l’unico indice che davvero conta per attestare il successo dei social media. I sentimenti negativi emergono più velocemente e scompaiono con più lentezza di quelli positivi. Funzionano quindi meglio negli ambienti dove contano la rapidità e la tempestività delle interazioni.” *

I social media stanno quindi ingannando il nostro cervello e, attraverso un algoritmo che ne è alla base, lo stanno manipolando fino a modificare i nostri comportamenti.  “Dovunque arrivi facebook retrocede la democrazia” lo sostiene in un libro di recente pubblicazione Jaron Lanier, informatico, saggista e pioniere delle realtà virtuale. 

Dieci argomenti per cancellare i tui profili social proprio adesso” è il titolo del libro letto e commentato  in un interessante *articolo Federica Colonna nell’inserto “La lettura” del corriere della sera. di domenica 17 giugno.

Scrive Federica Colonna che, secondo l’autore, “ogni nostra azione online,da un “mi piace”, a un contenuto pubblicato fino alla condivisione di un articolo sui nostri profili, è tracciata, monitorata e analizzata ai fini della profilazione degli utenti. Forniamo dati gratis e li cediamo in cambio di un’offerta di contenuti il più vicina possibile alle nostre aspettative, Ma questo meccanismo è nocivo perchè altera la realtà di cui veniamo a conoscenza, sempre più simile a un mondo che ci somiglia ma che altro non è se non una titanica illusione.”

in un’intervista di Maurizio Ferrera pubblicata sull’inserto del corriere sabato 23 giugno 2018, il filosofo Daniel Little dichiara : “La proliferazione dell’incitamento all’odio è una delle principali sfide che il Nord America e  l’Europa si trovano ad affrontare. Le società nazionali contengono sempre disposizioni latenti alla xenofobia, al risentimento e persino all’odio tra gruppi sociali. Negli ultimi anni vari leader opportunisti hanno attivato tali disposizioni tramite piattaforme politiche mirate scatenando dinamiche virulente… L’odio è per la politica ciò che l’Ebola è tra i virus: scatena epidemie che minacciano la vita sociale”

Ma non è solo questa l’unica preoccupazione dei giorni nostri perché l’odio lessicale viscerale in rete contro politici o scrittori o, addirittura, contro il presidente della repubblica dilaga e rimbalza anche nei rapporti tra stati creando un allarmante effetto a catena inarrestabile.

Dei rischi reali di un ritorno a un’Europa fatta di sanguinosi conflitti ne parla Angelo Panebianco sul corriere della sera analizzando la differenza delle terze e quarte generazioni e in un passaggio del suo articolo scrive:

“La maledizione della terza e della quarta generazione consiste in questo: le prudenze di un tempo vengono abbandonate poiché i fantasmi del passato sono svaniti. Le nuove generazioni si avviano così, in modo incosciente, a ripercorrere le orme di coloro che, diversi decenni prima, misero in scena il dramma.

È a questo «ciclo generazionale» che va imputata anche la diffusione della falsa idea secondo cui l’Europa, non conoscendo più guerre generali dal 1945, sarebbe entrata, in modo irreversibile, in un’era di «pace perpetua». Anziché riconoscere che la lunga pace post-1945 si deve a un concorso di condizioni eccezionali, che potrebbero svanire prima o poi, molti pensano che non ci sia più alcuna possibilità che gli incubi di un tempo ritornino.

I sovranisti scherzano con il fuoco. Ammesso che, prima o poi, si possa ricostituire qui in Europa un mondo di Stati pienamente sovrani, è certo che in quel mondo la guerra tornerebbe a essere la regola. Altro che pace perpetua.”

Ma come si vince l’odio? C’è una possibilità di contrastare queste ondate? Secondo il filosofo Daniel Little l’odio si vince dal basso operando tra la gente a livello locale. Occorrerebbe pensare a buone pratiche locali e progetti istituzionali che abbiano la capacità di modificare (tramite causalità verso il basso) la disposizione a livello individuale. Ad esempio, organizzazioni o gruppi che siano esplicitamente orientati a favorire collaborazione e la comprensione tra gruppi diversi su piano razziale, etnico, religioso e così via.

Un’esperienza di successo si è fatta in Michigan attraverso l’associazione Access  fondata negli anni 70.  Nel Michigan meridionale c’è oggi il più basso tasso di violenza interetnica degli Stati Uniti. Il direttore di Access è stato consultato più volte dal governo Olandese.

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Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

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