VELTRONI "FORMIDABILE MACCHINA DA GUERRA MEDIATICA"
SARA' L'EREDE DI BERLUSCONI?
(NOTA A MARGINE: LE IENE NELLA TRASMISSIONE DEL 5 FEBBRAIO U.S. HANNO DIMOSTRATO LA CONTRADDIZIONE INDECENTE DEL SINDACO
BUONO: DA UNA PARTE LA CAMPAGNA MERITORIA CONTRO MANIFESTO SELVAGGIO, DALL'ALTRA UNA VALANGA DI MANIFESTI
AFFISSI DALLA STESSA GIUNTA VELTRONI CHE HANNO SPORCATO UNA DECINA DI QUARTIERI ROMANI).
Berlusconi e il suo
erede
- di
Angelo Panebianco
corriere.it 30/01/2007 - 09:39
Nelle democrazie bipolari, le scelte dei
due candidati che dovranno guidare i rispettivi eserciti nella battaglia
elettorale sono le più importanti, quelle che più condizionano il futuro
politico di ciascun Paese. Molto spesso, l'investitura del candidato-leader
del campo A è influenzata, oltre che da altri fattori, dalle caratteristiche
del candidato-leader del campo B (e viceversa). Si ricordi cosa è accaduto
in Spagna nelle ultime elezioni. L'opposizione socialista doveva sfidare un
governo di successo come quello di Aznar ed era sicura di perdere. Nessuna
delle personalità socialiste di prestigio aveva voglia di bruciarsi. Diedero
allora una pacca sulle spalle a uno Zapatero qualsiasi e gli dissero «vai
avanti tu». Poi accadde quel che accadde. Quello italiano è un bipolarismo
recente (nasce con le elezioni del 1994) e fragile. Ma anche da noi la
scelta del candidato- leader è diventata, per ciascuna coalizione, la
decisione più impegnativa: ad essa la coalizione affida le proprie chance di
vittoria. Il tema è attualissimo. Poiché pochi credono che l'attuale
legislatura possa durare cinque anni, le manovre per le scelte dei candidati
sono informalmente già iniziate. Qualche giorno fa Berlusconi ha fatto una
delle sue (pianificate?) gaffe. Ha indicato Gianfranco Fini come suo
possibile successore. Fini si è arrabbiato (e anche Bossi e Casini) e
Berlusconi ha rettificato. Ma la questione è ormai in agenda e ci resterà.
Per varie ragioni, chi scrive non pensa che Gianfranco Fini sia davvero il
nome su cui si orienterà alla fine la scelta di Berlusconi. La prima ragione
è che, presumibilmente, la parte avversaria, il centrosinistra, metterà in
campo un candidato fortissimo. Molti ritengono che, salvo sorprese, e
nonostante i mal di pancia che ciò provocherà negli altri leader dei Ds e
della Margherita, la scelta del centrosinistra finirà per cadere su Walter
Veltroni. Veltroni ha mostrato di essere una formidabile macchina da guerra
mediatica. Seconda, per efficacia, solo a Berlusconi. Sembra possedere sia
il carisma che gli appoggi extrapolitici necessari per battere la
concorrenza e farsi incoronare dal centrosinistra. Contro uno come Veltroni,
Gianfranco Fini, pur con la popolarità di cui gode nel Paese, non avrebbe
probabilmente molte chance. Peserebbero negativamente il debole appeal del
suo partito, gli scarsi appoggi extrapolitici (importantissimi nelle
competizioni bipolari), e il fatto che Lega e Udc difficilmente lo
sosterrebbero. Ma la ragione principale è che, chiunque egli sia, il
candidato del centrodestra non potrà che uscire dalle file del partito più
forte, Forza Italia. Per quanto emanazione di Berlusconi, Forza Italia
esiste ormai da più di un decennio, è il primo partito italiano per forza
elettorale, e i sondaggi lo danno in ulteriore ascesa. Si suiciderebbe se
non esprimesse il candidato alla leadership. È realistico pensare che ciò
accada? Se non sarà Berlusconi a succedere a se stesso, egli dovrà dunque
acconciarsi a indicare un candidato di Forza Italia, il più prestigioso
possibile, preferibilmente dotato (come Veltroni) di appoggi extrapolitici e
della capacità di tenere insieme la coalizione. Potrebbe essere, nonostante
Berlusconi oggi lo neghi, Letizia Moratti. O, magari, qualcuno al momento
non ancora identificato. Di sicuro, c'è che la scelta del centrodestra sarà
fortemente influenzata da quella che si appresta a fare il centrosinistra.
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