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LA PRESIDENTE POLVERINI E IL SUO RAPPORTO CON GLI OSPEDALI

Bene ha fatto Renata Polverini, che presto sarà commissario regionale alla Sanità, a recarsi all'ospedale San Camillo per farsi un'idea di quale sia la qualità dell'assistenza nei reparti e di quali siano le esigenze dei pazienti e degli operatori sanitari. Un segnale di attenzione che speriamo possa avere un seguito diverso rispetto agli annunci e le visite presidenziali del passato. Ricordiamo che anche i presidenti che hanno preceduto la Polverini, subito dopo essere stati eletti, hanno fatto visita a piccoli e grandi ospedali rilasciando generosamente alla stampa numerose dichiarazioni d'intenti positivi e innovativi. A maggio dell'anno scorso, alcuni quotidiani titolavano: "...cena e visite più umane, cambiano i tempi nel Lazio" e l'ex vicepresidente di Giunta, parlando del proposito di umanizzazione degli ospedali, dichiarava: "Vorremmo trasformarli in punti di socializzazione. Non devono essere carceri: così il malato si potrà distrarre e potrà contare su un sostegno psicologico che non è secondario nel percorso assistenziale".  Purtroppo, esternazioni e propositi di questi anni, provenienti da assessori e presidenti di turno, non hanno mai smosso in maniera significativa la situazione generale dell'assistenza socio-sanitaria.

Sarebbe bello e auspicabile che Renata Polverini, dopo anni di tangenti e buchi neri, riuscisse a dare seguito agli annunci con scelte coraggiose e coerenti. E' importante, a mio avviso, che vada spesso negli ospedali e che non si fermi a quelle parole dette dopo la visita al San Camillo, parole già sentite spesso e volentieri da altri: "..Qui c'è un'altissima professionalità: le persone, i pazienti, con cui ho parlato mi hanno detto molto bene di medici e infermieri". A prescindere dal fatto che è piuttosto raro, soprattutto nei reparti di chirurgia, incontrare pazienti che esprimano apertamente critiche verso i medici e il personale infermieristico. Si tratta, infatti, di un rapporto particolare sbilanciato dove, essendo spesso in ballo la vita e/o la qualità della sopravvivenza, potrebbe venire meno o annebbiarsi la cognizione realistica dei propri diritti costituzionali.

La vera rivoluzione della neo presidente Polverini si vedrà dal monitoraggio costante degli indicatori di qualità dei servizi sanitari. La vera novità della neo presidente Polverini si vedrà da un controllo minuzioso delle pari opportunità per i malati, a prescindere da reddito, conoscenze e parentele interne, nell'accesso ai servizi di degenza e di cura.

La determinazione e il coraggio della Polverini, neo commissario alla Sanità, si vedrà dal coraggio di entrare dentro ai meccanismi di potere "baronali" (assunzioni, promozioni, convenzioni, accreditamento, intramoenia ecc ecc...), dentro il meccanismo di funzionamento dei Comitati Etici, dentro i rapporti finanziari tra ospedali e case farmaceutiche nei progetti di sperimentazione di nuovi farmaci e ausilii medico-chirurgici. La vera svolta della Polverini si vedrà, quindi, da quale squadra nominerà e da quale metodo sarà in grado di mettere in piedi per controllare efficacemente il percorso dei flussi di danaro provenienti dal Piano Sanitario Nazionale, dai Fondi di Rotazione e dai Fondi europei per lo Sviluppo Regionale. Solo un nuovo ciclo virtuoso al servizio dei cittadini e del bene comune potrà risollevare le sorti della Sanità Laziale oggi ridotta, purtroppo, ad una "mangiatoia" al servizio di partiti e di lobbies industriali.

La novità potrebbe solo esserci  nella costruzione, e non solo nell'annuncio, di un progetto serio innovativo e praticabile di ristrutturazione del sistema ospedaliero. Le aziende sanitarie, a mio avviso, devono essere sottoposte ad una profonda revisione quantitativa e qualitativa degli standard assistenziali e, in primo luogo, degli organici.  Come si potrebbe "dare risposte ai malati e rendere ancora più umano il percorso sanitario" se non si traccia una linea guida precisa sulle piante organiche da rispettare: sul numero di infermieri per turno, sull'introduzione di nuovi operatori socio sanitari qualificati, sull'impiego di assistenti sociali, educatori professionali e terapisti, sul censimento delle effettive professionalità, di diritto e di fatto, impiegate nelle strutture residenziali e semiresidenziali pubbliche convenzionate. Sull'eccesso di turn over nei servizi socio-assistenziali e sulla liceità dei "contratti di lavoro a progetto" imposti da enti gestori, associazioni e cooperative appaltatrici. Tutte figure professionali che, per legge, si richiedono alle strutture socio-sanitarie private (Rsa e centri diurni) per poter essere autorizzate e accreditate (salvo poi non verificarne effettivamente il possesso dei requisiti e l'applicazione delle leggi di tutela del lavoro).

La buona volontà della Presidente Renata Polverini va sicuramente accolta positivamente ma non si può non chiederLe di voler andare oltre l'aspetto pubblicistico e di sedersi con i cosiddetti "stakeholders" territoriali per affrontare, secondo il concetto di "governance", i nodi cruciali irrisolti:  dalla tutela della salute, alla formazione professionale, alla precarizzazione del lavoro, alla sicurezza degli ambienti, ai concorsi pubblici, allo spoil system ecc ecc.

Noi tutti speriamo fiduciosamente di poter intravedere presto una luce in fondo al lunghissimo tunnel dei processi per corruzione e concussione che caratterizzano la Sanità del Lazio.

Roma 3 aprile 2010

Domenico Ciardulli

Management del Servizio Sociale Università di Roma Tre

 

 

 

 

 

 

 

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