IL TAPPO DEL SILENZIO SUI COSTI DEL NUCLEARE

 

Fonte: Coordinamento dei Comitati di Roma Nord  cittadiniattivi@libero.it– Fax: 1782239304

 

 

ECCO COSA STA  SUCCEDENDO NEGLI STATI UNITI E IN GRAN BRETAGNA, DOVE, DA MOLTI ANNI, NON SI COSTRUISCE PIU’ NESSUN REATTORE NUCLEARE.

 

Il 22 maggio scorso la Cameco, fanno sapere il New York Times e l’Herald Tribune, la più grande industria di raffinazione di uranio da utilizzare come combustibile in tutte le centrali nucleari oggi in esercizio nel mondo, ha dovuto avvertire l’Agenzia Canadese per la Sicurezza Nucleare che del materiale radioattivo costituito da uranio, arsenico e fluoruri potrebbe aver raggiunto il grande lago Ontario, dopo che lo scorso anno erano state scoperte delle infiltrazioni di materiale radioattivo e di altri composti chimici nel terreno su cui sorge l’impianto di Port Hope.

 

Quell’evento determinò il blocco, a luglio del 2007, della produzione dell’esafluoruro di Uranio (UF6) e la trivellazione estensiva del suolo intorno alla raffineria per verificare dove fosse andato a finire quel materiale disperso e per installare un sistema per bloccarne il flusso.

 

Adesso la Cameco si appresta ad effettuare trivellazioni per verificare se il materiale radioattivo abbia raggiunto il porto che è direttamente collegato al lago Ontario e per verificare quale sia l’estensione della contaminazione da Uranio. Nel 2007 la Cameco ha speso ben 18 milioni di dollari canadesi a causa di tale situazione e ne spenderà da 15 a 20 milioni nel 2008, che si andranno a sommare ad altri 20 - 25 milioni per ammodernare la ormai vecchia raffineria di Port Hope.

 

Ma ecco che ieri e oggi, dalla Gran Bretagna, rese note dal Guardian e dalla BBC, arrivano notizie allarmanti sullo stato economico e ambientale drammatico in cui versa l’industria nucleare di Sua Maestà. Metà dell’intero budget del ministero delle attività produttive, che quest’anno è stato di 1.5 miliardi di sterline, verrà speso per lo smantellamento dei vecchi reattori nucleari.

 

Sarà necessario un piano di bonifica (decommissioning) della durata di 100 (cento) per smantellare 20 centrali nucleari che, secondo la più recente stima fatta a gennaio scorso, costerà al contribuente ben 73 (settantatre) miliardi di sterline (circa 93 miliardi di euro), contro una stima di 12.6 miliardi di sterline ricavata nel 2003. Ma la stima dei 73 miliardi è destinata a crescere. La durata dello smantellamento sarà più breve, cioè non meno di 25 anni, se ci si affiderà ad un sistema basato totalmente sull’utilizzo di robot. Si stima che solo dopo 80 anni dallo spegnimento il combustibile nucleare residuo sarà in condizioni tali da consentire l’accesso all’uomo nella struttura del reattore per poter eseguire più facilmente le operazioni di smontaggio, mentre lo smantellamento del nocciolo del reattore necessiterà sempre di mezzi robotizzati.  

 

Il primo sito da bonificare sarà Sellafield, che contiene anche uno dei due centri europei per il riprocessamento di scorie radioattive che provengono da centrali nucleari sparse in tutto il mondo: ben 20 (venti) miliardi di sterline (25 miliardi di Euro).

 

Ma a causa di questo forte impegno economico a Sellafield, la Nuclear Decommissioning Authority ha dovuto interrompere la pianificazione della bonifica degli altri siti nucleari per concentrare le risorse a Sellafield. I Sindacati stimano che già 1000 lavoratori hanno perso il posto di lavoro e che quelli restanti hanno poco da fare a causa di tale situazione. Non vi è denaro per iniziare il lavoro di smantellamento e per pagare l’uscita dei lavoratori.

 

Degli undici impianti Magnox (lo stesso tipo di quello installato a Latina nel 1963) che devono essere dimessi perché “decrepiti”, soltanto due sono in esercizio e l’impianto di riprocessamento di Sellafield è pieno di vasche grandi come piscine dove le scorie nucleari giacciono ormai da decenni.

 

In Gran Bretagna cresce la preoccupazione che fino a quando il piano di “pulizia” non ripartirà e la Nuclear Decommissioning Autorithy non riceverà per questo i finanziamenti, sarà difficile convincere la popolazione ad accettare nuovi impianti nucleari e le scorie che questi produrranno. E l’intervento massiccio di fondi pubblici sarebbe inevitabile.

 

In Italia il nuovo Governo annuncia con grande clamore un piano nucleare basato su 5 centrali di produzione di energia elettrica che utilizzerebbero i reattori francesi EPR (Energy Pressurized-Water Reactor), di generazione III plus, che il premio Nobel per la Fisica prof. Carlo Rubbia definì ormai quasi 5 anni fa, in una intervista al Corriere della Sera del 4 novembre 2003, ”… un dinosauro, un reattore vecchio che cercano di ammodernare e che alla fine avrà costi di produzione dell'energia troppo elevati ...". 

 

Riferimenti:

 

1)http://www.nytimes.com/2008/05/22/business/worldbusiness/22pollute.html?_r=1&scp=1&sq=cameco&st=nyt&oref=slogan

 

2)  http://www.iht.com/articles/2008/05/22/business/22pollute.php

 

3) http://www.cameco.com/media_gateway/news_releases/2008/news_release.php?id=225

 
4) http://www.guardian.co.uk/business/2008/may/18/britishenergygroupbusiness.nuclearpower

 

5)http://www.sitestakeholdergroups.org.uk/oldbury/upload/oldbury_and_berkeley_joint_meeting_minutes_01_nov_06.pdf#page=7

 

6) http://www.guardian.co.uk/business/2008/may/29/britishenergygroupbusiness.nuclear

 

7) http://www.guardian.co.uk/world/2008/may/28/sellafield.background

 

 

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