*L’immagine in evidenza della spazzatrice AMA si riferisce ad una vicenda accaduta nel marzo 2015 quando la spazzatrice è finita, probabilmente per il freno a mano posizionato male, in una buca di un cantiere aperto.
L’abbiamo voluta riprendere perché le immagini suggestive nella zona Balduina non sono rare:
Nella giornata della “neve a Roma” su via Tito Livio è crollato un albero ed ha distrutto completamento un’automobile lasciando un piccolo cratere.
Su via Appiano, qualche giorno dopo il crollo a via Andronico, si è aperta una buca vicino l’entrata della stazione ferroviaria.
La cornice attorno a un tombino ha ceduto. I vigili del fuoco hanno escluso ogni relazione con la frana che si è verificata quattro giorni prima.
La polizia municipale ha comunque recintato l’area attorno alla buca.
Vale la pena approfondire tecnicamente quanto accaduto su via Andronico attraverso il parere di un docente universitario che, non solo era stato nominato perito dal Tribunale su una frana del 2014 vicino via Andronico, ma ha studiato a fondo la Carta Geologica del Comune di Roma segnalando alcune discrepanze.
Ugo Chiocchini, Ordinario di Geologia Applicata Università della Tuscia, in una lettera ad un quotidiano scrive:
“Sul crollo della Balduina, è noto che ogni opera di ingegneria civile prevede 3 fasi di progetto: preliminare. definitivo ed esecutivo.
Le ultime 2 illustrano le indagini geologiche, geognostiche, geotecniche e geofisiche indispensabili per ricostruire in modo corretto le condizioni tridimensionali del sottosuolo che deve ospitare qualsiasi struttura.
Nel caso in esame, che confina direttamente con la Riserva Naturale Monte Mario, le approfondite ricerche da me compiute sia per tutta la Riserva che per una recentissima consulenza tecnica richiesta dal tribunale su una frana del 2014 vicino via Andronico, indicano la presenza di sabbie permeabili acquifere sovrapposte a argille praticamente impermeabili.
Le indagini geologiche per 3 palazzine non possono non averlo ricostruito.
L’acqua nel sottosuolo ha contribuito forse a agevolare il crollo: quindi si deve accertare se il flusso idrico è connesso alla rottura di condotti e/o alle acque sotterranee nelle sabbie.
Dalle foto risulta poi che le opere di contenimento sono costituite nella parte medio inferiore da una paratìa di pali e in quella medio superiore da quelle che sembrano 3 ordini di gabbionate: circa la metà sono collassate.
Si dovrà accertare come l’acqua nel sottosuolo sabbioso abbia interferito con le opere di contenimento e se siano state progettate e eseguite correttamente.”
Di seguito invece riprendiamo una parte dell’articolo che lo stesso docente, con la collaborazione del geologo Giovanni Savarese, ha scritto sul Notiziario di ottobre 2013 dell’Ordine dei Geologi del Lazio.
L’articolo si intitolava: “Segnalazione di alcune discrepanze riscontrate nella Carta Geologica del Comune di Roma”:
“…Infine, in base a quanto sopra esposto, si ritiene di non condividere l’interpretazione di Brancaleoni et alii (2013) relativa alla successione del versante orientale di Monte Ciocci, che comprende dall’alto: sabbia argillosa e limosa marrone, ghiaia e sabbia ghiaiosa della Formazione di Ponte Galeria; sabbia giallastra a granulometria media e con laminazione incrociata e livelli decimetrici cementati di “panchina” con frammenti di bivalvi della Formazione di Monte Mario; argilla limosa della Formazione di Monte Vaticano. Questa successione è praticamente identica a quella della sezione di Via Simone Simoni descritta nella figura 12 dell’articolo di Bellotti et alii (1994), che spiace dover rilevare sia stato ignorato dai suddetti autori. In questa sezione le sabbie gialle con intercalazione
di ghiaie a ciottoli calcarei e silicei giacciono sui sedimenti pelitico – sabbiosi della Formazione di Monte Vaticano lungo una superficie di discontinuità o di inconformità.
Infatti Bellotti et alii (1994)hanno evidenziato che: (1) la Formazione di Monte Mario è costituita da alcuni corpi con geometria lenticolare di sabbie e peliti grigie riconosciute, oltre che a Farneto con spessore di 4 m, anche nel suddetto sondaggio della collina di Monte Mario con spessore di 40 cm e sul versante occidentale della Valle Aurelia ovvero sul versante meridionale di Monte Ciocci (figure 12 e 13 di Bellotti et alii 1994); (2) i sedimenti di questa formazione, in origine molto estesi e con spessore maggiore di quello attuale, sono stati soggetti successivamente ai rilevanti fenomeni di erosione della fase Cassia. Di conseguenza le sabbie gialle con corpi lenticolari di ghiaie e di arenarie organogene non sono in continuità di sedimentazione sulle sabbie grigie della Formazione di Monte Mario, ma sono separate da quest’ultima tramite una superficie di discontinuità o di in conformità e, pertanto, dovrebbero essere attribuite alla Formazione di Ponte Galeria..”
Non siamo tecnici e non possiamo entrare nel merito ma sarebbe opportuno che gli enti locali rendessero edotti i cittadini e i residenti di Balduina su quale significato attribuire alle osservazioni dell’Ordine dei Geologi e dello stesso prof. Chiocchini, in relazione ad una corretta fase preliminare dei progetti di costruzione in tutto il quartiere.
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