
Onorevole Presidente Conte, Onorevoli Ministri della Salute e dell’Università
Siamo educatori professionali e pedagogisti. Non siamo un’associazione e abbiamo trovato utile affidarci alle potenzialità della rete telematica per difenderci dalla possibile esclusione dei laureati delle Classi di Laurea L 18 e L19 dal mercato del lavoro.
Il gruppo Facebook da cui scriviamo raccoglie lo spirito, la mission e la vision di migliaia di laureati.
Vi è certamente noto che certe leggi del nostro paese sono state spesso pre-confezionate e portate avanti con il contributo discreto e intensivo dei cosiddetti “lobbisti”.
Rappresentanti di aziende e associazioni, portatori di interessi, hanno sempre condizionato nella storia del Parlamento italiano, l’approvazione di leggi, di emendamenti notturni e di codicilli, inseriti anche “last minute” in DDL, DM e Milleproroghe.
Saprete certamente anche che non sempre le finalità dei “lobbisti” coincidono con il bene comune e con i principi di equità e giustizia.
A seguito dell’entrata in vigore della legge di riordino degli albi professionali, a firma dell’on. Lorenzin, sono diventati reali il rischio caos nei servizi socio sanitari sia dal punto di vista occupazionale per migliaia di educatori professionali, laureati e laureandi, sia dal punto di vista della qualità organizzativa e delle prestazioni a favore degli utenti.
Senza misure correttive della Legge e senza idonei decreti attuativi che riformino l’assetto dell’albo professionale, verranno discriminati tutti gli educatori che, dai primi anni 2000, quando non esisteva ancora il corso presso Medicina, hanno conseguito la laurea triennale con un impianto formativo multidisciplinare, completo, secondo gli stessi ordinamenti didattici universitari, dei CFU necessari per operare in strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie (Asl, ospedali, residenze protette, centri diurni…).
In Italia, in questi ultimi 15 anni, si è giunti al paradosso di 2 Facoltà universitarie con 2 corsi di laurea (in alcuni casi speculari) che preparano a una medesima professione senza però dare identica spendibilità nel mercato.
Siamo dell’avviso che il doppio canale formativo universitario (Medicina e Scienze dell’Educazione) e la sostanziale “medicalizzazione” della figura dell’educatore professionale sia il risultato di un’intensa attività lobbistica che apporta confusione e caos nel sistema formativo universitario in quanto crea sovrapposizioni, parcellizzazioni, speculazioni cattedratiche e baronali.
Inoltre crea anche confusione e caos nei servizi sociali, scolastici e sanitari, con una vasta burocratizzazione sul relativo ordine, che verrebbe consegnata nelle mani di nuove baronìe private.
Si disattenderebbe così l’inserimento del profilo professionale dell’educatore nel più ampio ambito integrato prescritto dalla legge quadro 328/2000, come già avvenuto per assistenti sociali e psicologi, e come avviene in altri paesi europei.
Come dovranno comportarsi i nostri laureati triennali L18 e L19 e quelli quadriennali del Vecchio Ordinamento che vorranno andare a lavorare in Europa ma non potranno esportare la loro formazione perché priva dell’abilitazione?
Sarebbe una palese violazione di quelle norme italiane ed europee sulle professioni in base alle quali, dopo un percorso di studi universitari, deve necessariamente conseguire l’abilitazione professionale senza oneri aggiuntivi per gli studenti.
A nostro avviso, i Ministeri della Salute, dell’Università, delle Politiche Sociali e del Lavoro del precedente governo sono venuti meno al loro mandato costituzionale lasciando nel caos più totale decine e decine di migliaia di laureati delle 2 facoltà universitarie.
Se è vero che si sta costruendo una professione europea, perché non si rende abilitante la laurea triennale, visto che negli altri paesi europei la formazione dell’educatore (quella triennale) è abilitante all’esercizio della professione?
Sulla base di quanto esposto, chiediamo al Consiglio dei Ministri e alle Commissioni parlamentari di poter rimettere mano alla materia valutando la razionalizzazione del dettato legislativo.
Sollecitiamo un provvedimento interministeriale di Sanità, Istruzione e Ministero del Lavoro, in concertazione con il CUN, per il ripristino di una base formativa universitaria triennale, unica e abilitante (anche se in Facoltà diverse), titolata a far parte del relativo ordine professionale, e successivi corsi facoltativi di specializzazione nei settori socio-sanitario, scolastico, socio-assistenziale.
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