Ottavia, Rfi riapra i locali della stazione alla cultura

Un documento pubblico di Rete Ferroviaria Italiana e di Ferrovie vanta 88 buone pratiche di riuso sociale del patrimonio ferroviario dismesso.

Nella stessa ottica si inserisce quanto viene proposto a Rete Ferroviaria Italiana e Regione Lazio in questo articolo.

“Un luogo di fruizione culturale, un luogo di riferimento della cittadinanza… le stazioni sono anche questo..”

staziocaffeNegli ultimi tre anni, presso i locali abbandonati della stazione Fr3 di Ottavia sono state svolte una marea di iniziative che hanno visto protagonisti l’Associazione culturale “Lucchina e Ottavia”, l’Associazione “Movimento Artisti Arte Per” e dall’Associazione “Arte Altra”: Ecco alcuni esempi linkati:

  1. Caffè filosofici, 2) Seminari contro il degrado, 3) esposizione artistiche… 

E come non citare gli incontri con gli studenti della scuola media Pablo Neruda, le mostre collettive degli alunni dell’Istituto comprensivo Octavia e dei bambini della scuola dell’Infanzia “Besso”.

A seguito della triste cessazione di tutte queste attività dovute alla chiusura dei locali per volontà di Rete Ferroviaria italiana, è stato lanciato da Ferrovie, dopo qualche tempo, un bando pubblico per la valorizzazione dei locali. A tale bando ha partecipato, con una sua offerta, l’associazione culturale Lucchina e Ottavia per continuare a far vivere e colorare questo luogo con iniziative culturali e di socializzazione.

E’ passato più di un anno e quei locali non sono stati poi assegnati a nessuna azienda commerciale e a nessuna associazione. Sono di nuovo inutilizzati e bui dando, a nostro avviso, l’idea di una sorta di obitorio ferroviario.

Sarebbe, a nostro avviso, giusto e opportuno accogliere la proposta dell’Associazione culturale Lucchina e Ottavia, un’associazione viva e attiva che ha risvegliato l’interesse dei cittadini all’archeologia, alla filosofia, all’arte, all’educazione civica e alla legalità.

parrocipubblicoI dirigenti della Regione Lazio e di Rete Ferroviaria Italiana, attori di un contratto di servizio dovrebbero essere sensibili al riutilizzo sociale e culturale di quello spazio ferroviario, non perchè lo chiede un’associazione, ma perché è la stessa Costituzione a prescriverlo.

Sono gli articoli 2, 9, 41,42, 43 e 118 ultimo comma riformato, già interpretati dalla Cassazione che in una sentenza del 2011 (la n.3665),  afferma che laddove “un bene immobile, indipendentemente dalla titolarità, risulti per le sue intrinseche connotazioni (….), destinato alla realizzazione dello Stato sociale (…) detto bene è da ritenersi comune, vale a dire, prescindendo dal titolo di proprietà, strumentalmente collegato agli interessi di tutti i cittadini”.

E ancora: “I principi combinati dello sviluppo della persona, della tutela del paesaggio e della funzione sociale della proprietà trovano specifica attuazione dando origine ad una concezione di bene pubblico inteso in senso non solo di diritto reale spettante allo Stato ma quale strumento finalizzato alla realizzazione di valori costituzionali”. Qualsiasi titolo di proprietà (pubblica o privata) è tutelato dallo stato e ha ragione d’essere solo se assicura una funzione sociale del bene posseduto. E vi sono beni che per loro intrinseca natura e funzione sono necessari per sostanziare i diritti fondamentali e il libero sviluppo della personalità dei cittadini, per di più in un’ottica intergenerazionale.

Un’associazione culturale ha espresso una “manifestazione pubblica di interesse” sulla base di un “progetto pilota” d’uso temporaneo, già sperimentato, e capace di aumentare l’inclusione sociale e di migliorare la qualità della vita urbana. Affidando quei locali all’Associazione, Rete Ferroviaria Italiana dovrebbe considerare raggiunto l’obiettivo della “valorizzazione” del suo bene che “non può essere limitata alla dimensione economica (…) bensì deve intendersi come processo mediante il quale è possibile conferire un maggiore valore sociale al bene, aumentandone il livello di fruizione da parte della collettività”. “In tale quadro, la valorizzazione assume il significato di elaborazione di un programma di trasformazione/qualificazione/conservazione (…) di rigenerazione urbana”.

Tutto ciò realizza un “reddito civico”, una redditività sociale sicuramente superiore a quanto può offrire la messa sul mercato dei beni individuati.

E allora cosa si aspetta?

C’è da augurarsi che questo Natale porti consiglio al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, al Vice Presidente Massimiliano Smeriglio e all’Amministratore delegato Rfi Maurizio Gentile perché, insieme, quali attori del contratto generale di servizio pubblico, decidano di assegnare temporaneamente questi locali all’Associazione culturale “Lucchina e Ottavia”** e riaprirli così alla cittadinanza.


**Dal 2012 ha realizzato 4 calendari di quartiere, 2 seminari di archeologia, un convegno contro le mafie assieme alla Rete delle associazioni, 3 feste di piazza e 5 feste sociali, 10 passeggiate archeologiche tra Ottavia e Vejo, 25 incontri filosofici: E’ stata fondamentale nel restauro dei siti archeologici Ipogeo degli Ottavi e Ninfeo della Lucchina. e tanto altro…

 

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Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

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