Saremo tutti bersaglio di qualche pazzo armato?

Supermercato in Kenia

“Più le armi sono diverse, il coltello, la pistola, il kalashnikov, il camion lanciato a tutta velocita per travolgere coppiette di pensionati, e famigliole coi figlioletti sui passeggini, più monta l’inquietitudine. La profanazione della nostra quotidianità.. come se non ci fosse più uno spazio sicuro. Al riparo dall’impazzimento di un mondo che non riusciamo più a riconoscere..”

Gli ultimi 3 massacri sono stati compiuti da persone giovani: di origine tunisina quello di Nizza armato di un Tir bianco, da un diciassettenne afghano con l’ascia su un treno tedesco e dal diciottenne tedesco-iraniano con una pistola, attentatore suicida, a Monaco di Baviera.

Stragi terroristiche che tengono il mondo col fiato sospeso come quelli di Parigi, Nizza, Bruxelles, Monaco. Ad esse si aggiungono quelle stragi silenziose quotidiane con il mar Mediterraneo e il mar Egeo diventati cimiteri di migliaia di cadaveri.

Scrive Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 23 luglio che “è importante avere la consapevolezza vigile ma non isterica, che può accadere anche da noi. Ed è inutile e autolesionista fare finta che possa capitare solo agli altri… e non c’è polizia al mondo in grado di metterci al sicuro dai gesti improvvisi di giovani gonfi di odio…”

Lo psicoanalista Massimo Recalcati su La Repubblica del 22 luglio u.s. ha scritto che :

“Gli ultimi atti terroristici ci obbligano a guardare in un nuovo abisso… È il nuovo abisso dentro il quale siamo costretti a guardare: sono giovani, probabilmente psicotici, che agiscono allucinatoriamente trascinando nel loro delirio vittime innocenti.

 bersaglio1L’abisso dentro il quale dobbiamo guardare è quello della violenza come manifestazione dell’odio puro verso la vita …che non conosce più argini etici e che, di conseguenza, è al servizio della morte….Sembrano scaturire dai fantasmi più oscuri della mente psicotica. Le scene stesse degli attentati assomigliano sempre più a vere e proprie allucinazioni…. Allucinare significa spazzare via d’un sol colpo una realtà che risulta insopportabile e priva di senso. La violenza dell’allucinazione evita il cammino necessariamente lungo della lotta e del lavoro per trasformare la realtà. Semplicemente, come in un sogno ad occhi aperti, la cancella…Non si diventa assassini perché Dio lo vuole, ma perché la vita, questa vita, la nostra vita, la vita che lasciamo ai nostri figli, è fatta di nulla, è senza valore, non vale niente.

Le interessanti considerazioni psicologiche di Recalcati hanno suscitato qualche obiezione. Secondo la redazione di Eddyburg, l’articolo del noto psicoanalista mancherebbe di un’analisi più attenta sulle cause della “vita che non vale niente”. Scrive la redazione di Eddyburg: “Non sarebbe male se un intellettuale, in particolare se psicanalista qual’è Massimo Recalcati, si domandasse perché, come, per quali cause (e per opera di quali attori) la vita degli autori di delitti cui lo scrittore si riferisce sia diventata una vita che «è fatta di nulla, è senza valore, non vale niente». Noi abbiamo tentato di domandarcelo su Eddyburg, “non per giustificare ma per comprendere”; ci hanno aiutato anche i Medici senza frontiere in un articolo di Murad Yovanovitch che abbiamo ripreso da il Manifesto, e ci sembrerebbe utile che lo facesse chi ha il privilegio di parlare per un pubblico ampio, come è quello del giornale dal quale abbiamo ripreso l’articolo.

Ed è probabilmente questo (in sintesi) ciò che Murad Yovanovitch ha scritto su “Il Manifesto” :

“…Insieme ai traumi pregressi e alle violenze subite durante il viaggio, il disagio psichico dei migranti nasce anche nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) una volta “ospiti” di un sistema emergenziale. Il fenomeno del disagio mentale dei richiedenti asilo è gravemente sottovalutato, avverte Medici senza frontiere nel rapporto «Traumi ignorati» e frutto di una ricerca quali-quantitativa condotta nei Cas di Roma, Trapani e Milano e dei dati raccolti durante le consultazioni nei Cas di Ragusa dai team di Msf.

«Il 60% dei soggetti intervistati nell’ambito delle attività di supporto psicologico di Msf tra il 2014 e il 2015 presentava sintomi di disagio mentale connesso a eventi traumatici subìti prima o durante il percorso migratorio», spiega Silvia Mancini, esperta di salute pubblica per Msf e curatrice dello studio.
Sequestri, lavoro forzato, violenza sessuale, detenzione, tortura, come emergono ricorrenti dai colloqui, sono tutti fattori di rischio per la salute mentale. La probabilità di sviluppare disturbi psicopatologici è 3,7 volte superiore tra gli individui che hanno subito eventi traumatici rispetto a chi non ne ha subiti. Ma il dato che più fa riflettere è quell’87% dei pazienti che dichiara di soffrire per le difficoltà incontrate nel vivere nei centri. Dove isolamento, paura del futuro, vuoto occupazionale, attesa infinita dei documenti e i mesi trascorsi senza svolgere alcuna attività sono fenomeni aggravanti del disagio mentale. Tra i 199 pazienti presi in esame da Msf nella provincia di Ragusa, il 42,2% presentava infatti disturbi compatibili con il disordine da stress post traumatico (PTSD), seguito da un 27% affetto da disturbi dovuti all’ansia…”

Chiudiamo questa rassegna che invita alla riflessione con le parole del sociologo francese Raphael Liogier ha recentemente dichiarato a Le Monde: bisogna rifiutare di partecipare allo scenario del “noi” contro “loro”, desiderato dall’Isis, e fornire una narrazione forte e positiva”

About Domenico Ciardulli 262 Articles
Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

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