A scuola come in carcere, presidi che vogliono le telecamere…

vignetta di Edo da rivieraoggi.it

Un insegnante che gestisce una classe di alunni con l’ausilio di un “occhio” piazzato in alto e collegato ad un videoregistratore?

Si rimane esterrefatti a leggere la lettera di un preside su una testata giornalistica che si rivolge alle redazioni per sensibilizzare e chiedere l’installazione di telecamere nelle classi per difendere i docenti  dagli “studenti bulli”.

Si rimane altresì sconvolti nel leggere un lancio ANSA, secondo cui, l’associazione “professione insegnante” avrebbe lanciato una petizione sondaggio sull’utilizzo delle telecamere nelle scuole che ha visto rispondere un migliaio di docenti, 82% dei quali favorevole all’introduzione di telecamere.

Per fortuna tra gli insegnanti ci sono molte persone che si preoccupano di approfondire il tema con riflessioni più serie e articolate:

Scrive la Prof.ssa Lucia R. Capuana, docente e autrice di un blog sulle tematiche scolastiche:

…i docenti sono pubblici ufficiali e quindi già tutelati dalla legge a cui, purtroppo, pochi di quelli oggetto dei media in questi ultimi giorni, per quanto mi è dato sapere, abbiano fatto debito ricorso.
La dignità del nostro ruolo e della nostra professione la mettiamo noi in discussione quando non siamo in grado di attivare tutte le procedure democratiche di cui la scuola ed il suo funzionamento sono dotati, quando rinunciamo al nostro diritto di essere rispettati innanzitutto come persone e dopo anche come docenti, quando abdichiamo al nostro dovere di cittadini prima ancora che come docenti“.

Scrive ancora la docente Capuana: “Se è vero che esiste questo tipo di emergenza l’introduzione di dispositivi di sorveglianza non farebbe che certificare la morte inappellabile del sistema d’istruzione nel suo insieme e trasformerebbe le scuole in istituti di correzione, infatti se gli studenti ricorrono alla violenza, alla derisione collettiva nei confronti dei docenti non può non essere evidente che è l’intera società ad aver perso ogni punto di riferimento, né serve additare i genitori quali cattivi esempi, dentro questa deriva ci stiamo tutti gli adulti e non si possono mettere sul banco degli imputati solo i ragazzi”

Sul tema scuola e “ragazzi cattivi” è intervenuto sulle colonne del corriere della sera anche Don Antonio Mazzi il quale vanta una lunga esperienza in ambito scolastico come direttore e docente.

monellibanditiSecondo Don Antonio Mazzi, ci sarebbe un’errata percezione del comportamento degli adolescenti nelle scuole. Per questi motivi scrive una lettera aperta indirizzandola alla “cara scuola” con queste parole:

“Cara Scuola.. .Mi vuoi spiegare perché l’adolescenza dei nostri ragazzi, periodo tra i più straordinari, non viene accolta, tradotta, declinata nei termini giusti? Per capire l’adolescenza dobbiamo, insieme, fare uno sforzo e uscire «dal seminato». È bello sentir dire da tutti che l’adolescenza va paragonata alla primavera. Esplode fuori dalle nostre finestre, la annusiamo correndo nei parchi, ci assorda con i tuoni e i temporali, imbianca di tempesta i marciapiedi dei nostri paesi, in pochi attimi fa del cielo uno scarabocchio e del mare una montagna di onde. Perché tutto ciò non riusciamo a trapiantarlo dentro i «muscoli» e le gambe delle «primavere sedicenni»? Perché quello che ci inebria ecologicamente, ci irrita educativamente? Possibile? Se il sedicenne canta, strilla, esce dal banco, allunga le gambe sul tavolo, se cambia di umore quattro volte all’ora o durante l’interrogazione, se spara qualche «insulto popolare», abbiamo già decretato la sua «mortalità scolastica…  Camminando tra i banchi possiamo aprire sentieri che non si perdono nella nebbia del disagio, dei conflitti interiori, dei godimenti incestuosi, come li chiama Massimo Recalcati. Ogni docente è una specie di Cristoforo Colombo. Con la sua caravella ascolta, spiega, riprende, sbaglia, dubita. E, senza accorgersi, approda dall’altra parte. Perché c’è una matematica, una grammatica, una tecnologia che, oltra a insegnare, aiuta a cancellare il disagio dei deboli e trasforma il bullismo dei cafoni degli ultimi banchi in gruppo di sostegno.

telecamera3Certo… si assiste impotenti all’avvento di una nuova era. Negli asili nido i genitori non si fidano delle maestre e chiedono le telecamere, nelle parrocchie molti parroci non si fidano dei frequentatori e installano le telecamere e nuove cancellate all’ingresso, nelle scuole medie e superiori, dopo il caso di Lucca, molti professori non si fidano dei propri alunni e chiedono le telecamere in classe.

Le telecamere sembrano spegnere ogni altra vera problematica collegata, come la formazione continua e la supervisione periodica delle educatrici dei nidi e  la compartecipazione dei genitori nell’offerta educativa, non si considera il forte valore simbolico di una telecamera e di un cancello chiuso davanti ad un luogo di preghiera, non si considera il significato e gli effetti sulla didattica e sulle relazioni educative di un “occhio” in ogni classe,  come nelle celle di un carcere.

Sarebbe la chiara sconfitta, se non la morte definitiva, del “sistema scuola” che conosciamo e che ha brillato in Europa.  Si darebbe spazio ad una nuova dimensione dai confini sconosciuti.

 

 

 

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Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

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