La borgata Ottavia ebbe origine dopo la prima guerra mondiale nel quadro della legge sulla bonifica obbligatoria Cencelli n.491 del 17 luglio 1910Tale legge permetteva insediamenti a carattere rurale ad una distanza di almeno 5 km dalla cinta daziaria.
Da qui nacque l’idea in alcune famiglie romane che perduto le vigne tradizionali a causa di espropri e che volevano un pezzo di terra da coltivare , di unirsi in cooperativa per realizzare la loro aspirazione.
Una mattina della primavera del 1920, montati in carrozzella, l’avvocato Luigi Capalti e l’ing. Guglielmo Cartoni percorsero la via Trionfale e, giunti all’ottavo chilometro, fecero una piccola ricognizione nella zona e trovarono il luogo ben esposto e già corredato della strada che porta alla Lucchina.
Presa la decisione fu costituita la Cooperativa Parva Domus della quale fecero parte oltre a Capalti e Cartoni, l’ing. Bernardino Petrucci, l’avvocato Salvatore Cammilleri,, il cav. Onofri, il sig. Giulio Dary economo dell’ospedale Santa Maria della Pietà, l’ing. Mario De Dominicis, Sante Ancherani, pionere del calcio romano, i signori Narducci, l’ing. Gino Cipriani, l’ufficiale d’aviazione Ugo Rampelli, l’avv. Bruno Positano e tanti altri.
La maggior parte del terreno, compresa la tenuta di Casal del Marmo fu acquistata dalla proprietà Massara, una parte fu acquistata dal Principe Colonna (tenuta Lucchina).
I villini erano di tre grandezze sebbene rientrassero nei criteri rigidi di economicità. Anche la pezzatura del terreno assegnato ad ogni villino variava dal mezzo ettaro ai due ettari.
Quando la costruzione del primo villino giunse a copertura fu dato un grande pranzo, preparato dalla signora Ernesta Orlando, moglie di Giuseppe Orlando, ex carabiniere e custode del Cantiere, con tavolata di oltre cento persone e albero della cuccagna con il tradizionale prosciutto in cima.
Il primo anno di vita della comunità fu il 1922, ma la vita si rivelò dura, in quanto seppure fornita di acqua Paola proveniente dal lago di Bracciano, per l’irrigazione di orti e giardini, la borgata non era servita di acqua potabile. Una sorgente dispensava le sue acque in un fontanile posto sulla sinistra dell’attuale via di Casal del Marmo. Nel giro della giornata un somarello provvedeva a trasportare l’acqua potabile a domicilio, ventisei consegne, quanti erano i villini.
Durante i lavori di sterro per le fondazioni di un villino vennero alla luce reperti archeologici del 1 secolo d.c..: 2 bellissimi sarcofagi poste alle due estremità dell’ambiente e, di fronte all’ingresso della tomba, un affresco raffigurante una testa di leone di pregevole fattura.
Archeologi del tempo affermarono trattarsi di sepolcro della gens Octavia e di li il nome dato alla borgata.
Nel 1924 l’ing. Guglielmo Cartoni costruì l’acquedotto che portava l’acqua Pia Antica Marcia da Roma e che corre sul fianco sinistro della Trionfale e costruì anche il ponte sulla ferrovia che permise l’abolizione del passaggio a livello casello 13 promosso al rango di stazione.
Oltre che dalla ferrovia Roma Viterbo, i collegamenti erano assicurati da un break trainato allora dal cavallo Gaimone, il break rimasto in servizio fino al 1945, non così il Cavallo Gaimone che morì ventottenne nel 1926.
La cooperativa Parva Domus funzionò anche per la vendita dei prodotti ortofutticoli e ogni mattina partiva una squadra di carretti verso il mercato Trionfale. Per l’irrigazione degli orti fu costruito il serbatoio dell’Acqua Paola, ancora esistente.
Uno spirito pioneristico animava gli abitanti di Ottavia. Mancando una chiesa la pia signora Dary mise a disposizione un suo magazzino dove ogni domenica celebrava la messa un sacerdote venuto in calesse dalla chiesa S. Onofrio. Spesso assisteva alla messa Don Prospero Colonna che veniva dalla Lucchina a cavallo o in calesse assieme al suo fattore Giggi, dai lunghi baffi bianchi e gialli, grande domatore di cavalli.
I rifornimenti alimentari avvenivano presso due negozi, uno sulla Trionfale appartenente ad Alfonso Lucchetti, e l’altro all’interno della Borgata, sulla via della Stazione, di Ciccio Cappuccio, al secolo Angelino Cruciani.
Luogo di socialità era naturalmente l’osteria, l’osteria di Gazzella, all’altezza del vecchio passaggio a livello, da dove specie il sabato e la domenica si alzava di sera fino a notte inoltrata la voce rauca e perentoria nella morra. Una storica centralità della borgata l’ Hosteria ” Da Caporale” , che fu aperta nel 1921 dai coniugi Luigi Raffaeli detto “Caporale” e Domenica Bitti detta “Mimmina”, che inizialmente si trovava proprio accanto alla macelleria Luchetti, al civico 11501 di via Trionfale, per poi essere trasferita nel luogo dove si trova attualmente , e cioe’ in via Trionfale 11387.
Per gli altri Ottavia era meta di gita fuori porta col tram fino al Santa Maria della Pietà e poi a piedi, le donne con i ragazzini al collo e le sporte del pranzo affidate ai mariti. Sulla via del ritorno i mariti avevano le mani libere e il passo malfermo, i ragazzini addormentati, stavano sempre sul collo delle madri. Gli anni più belli furono quelli dal 1930 in poi, quando i ragazzi cresciuti e Ottavia divenne meta di gite di cari amici e compagni di scuola.
Pallottino, i Fornario, Pietro Leonori, Cademartori, Maurizio Marchesi e tanti altri si univano ai Cartoni, ai Dary, ai De Dominicis, e Petrucci, che facevano parte del nucleo stabile di Ottavia, per un’intensa vita all’aperto: partite di tennis, e di ping pong, con tornei, pesca nei fossi con le ceste, (molte ranocchie e pochi pesci) gite in bicicletta fino all’Aurelia, a Palmarola a Porcareccia, a Mazzalupo, tutte località con un fascino misterioso, di lontananza e di fatiche per il sudato ritorno in salita. Non tutti gli adolescenti dei primi anni si affacciarono alla maturità, la guerra falciò le giovani e promettenti vie di Maurizio Marchesi, Enrico Dary e Pietro Leonori.
(Fonte: Fabrizio Cartoni, figlio di Guglielmo Cartoni uno dei fondatori della cooperativa Parva Domus)
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