Qualche anno fa i genitori di una bambina chiamarono in giudizio, davanti al Tribunale di Napoli, il Ministero della pubblica istruzione per sentirlo condannare al risarcimento dei danni subiti dalla figlia minore durante l’orario scolastico.
A sostegno della domanda esposero che la bambina aveva riportato danni alla mano destra a causa della chiusura della porta del bagno dove si era recata senza assistenza del personale.
Nonostante due pronunce contrarie del Tribunale e della Corte d’Appello di Napoli, i genitori hanno fatto ricorso fino al terzo grado di giudizio e il verdetto è stato il seguente:
Se uno studente si fa male in bagno, durante l’orario delle lezioni, in assenza del personale della scuola, l’istituto scolastico ha una responsabilità diretta.
Lo ha stabilito la III Sezione civile della Corte di Cassazione, con la sentenza 8047/2016.
La Corte ha quindi accolto il ricorso presentato dai due genitori riconoscendo una responsabilità contrattuale diretta dell’Istituto scolastico nella mancata vigilanza.
A prescindere dalle specifiche dinamiche del caso in questione, con questa sentenza della Corte di Cassazione viene ribadito, a nostro avviso, un principio generale: La Scuola pubblica e il Ministero dell’Istruzione devono garantire, a beneficio delle famiglie e degli stessi bambini che frequentano, la presenza di personale ATA in proporzione adeguata al numero di alunni fornendo un idoneo servizio di vigilanza nei bagni e nei corridoi.
Una pronuncia giurisprudenziale che, ovviamente, cozza con le politiche di taglio indiscriminato di personale ATA messe in atto negli ultimi anni dalle politiche governative.
Secondo alcuni addetti ai lavori, il Miur non sarebbe affatto spaventato dal dover pagare infortuni e risarcire perché l’attuale situazione di riduzione strutturale del personale ATA consente risparmi enormi.
L’esempio fatto da chi la materia la conosce è il seguente: “Solo due collaboratori scolastici in meno, in quella scuola, vuol dire 50 o 60mila euro all’anno di risparmio (compreso oneri stato e tfs/r). Nella scuola vicina pure, in quella accanto uguale. Quindi un 20 o 30 mila euro per un infortunio ogni X anni il Ministero dell’Istruzione se li può permettere e non si stracceranno le vesti per aver perso una causa”.
Un’impostazione che regge se la si guarda da un punto di vista di cinico calcolo ma che contravviene in maniera evidente ai doveri della Pubblica Amministrazione imposti dalla nostra Carta Costituzionale.
Aggiunge qualcuno che lavora nelle segreterie: “Quando le scuole anticipavano i soldi per le supplenze e non c’erano abbastanza fondi, l’indicazione che arrivava dall’alto era di non anticipare.
Perché anche se gli interessati facevano un ricorso (e naturalmente vincevano), la scuola avrebbe pagato con i fondi accantonati per il contenzioso e non con quelli delle supplenze, differenza sottile che però faceva risultare meno spesa pubblica per la scuola.
La maggior parte delle scuole hanno anticipato e poche di esse hanno riavuto i soldi anticipati.
Perché le scuole hanno anticipato? Perché hanno ritenuto doveroso non giocare sulla vita economica delle famiglie.”
Oggi il meccanismo di pagamento delle supplenze è cambiato e sono stati imposti limiti di spesa con circolari: divieti di nominare supplenti su assenze brevi dei titolari. Inoltre hanno bloccato le assunzioni sul turn over e limitato le supplenze annuali al 30 giugno. Va da se che la vigilanza e le pulizie all’interno delle scuole gravano su poche unità di personale con tutti i rischi che ne conseguono per gli alunni.
C’è anche qualche scuola che ha già ricevuto più di “una diffida per Scuole belle.. non si sa nulla sul budget per la premialità dei docenti, non è arrivato neanche un centesimo di euro per la piccola manutenzione e per gli acquisti di materiale di facile consumo da parte degli Enti locali…”
Insomma in molte segreterie scolastiche l’aria che tira non è delle migliori: “non c’è da stare allegri: non funzionava niente prima e continua a non funzionare nulla ora, anzi adesso è ancora peggio…”
In questo marasma a cui si aggiunge una certa disorganizzazione per il “concorsone”, per le mancate proroghe dei contratti ATA al 31 agosto e relative diffide legali ai presidi, sono stati indetti due scioperi generali: quello dei sindacati minori (Cobas Unicobas Gilda) il 12 maggio mentre quello dei sindacati maggiori (FLcCgil UilScuola, Cisl Scuola, Snals) che, in un primo momento, era stato indetto per il 23 maggio, sarà spostato in data diversa da decidere nell’incontro di lunedì 2 maggio.
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