Il 5 giugno 1952 nasceva a Foggia Dino Frisullo, il 5 giugno 2003 moriva a Perugia Dino Frisullo. Se ne è andato a 51 anni, dopo una vita dedicata ai diritti dei più deboli, dopo aver passato, nel 1998, 40 giorni di torture nelle carceri turche per aver manifestato a favore del popolo curdo.
Francesco Rutelli nel 1993 lo aveva scelto nella sua squadra come consulente per l’immigrazione ma meno di 2 anni dopo, in forte polemica con lo stesso sindaco Rutelli, si è dimesso. Frisullo voleva dissociarsi in questo modo dal comportamento tenuto dal primo cittadino a seguito della morte della quindicenne Sara Folino, investita a Torvajanica dall’auto guidata da un cittadino marocchino.
Il primo cittadino della capitale aveva rilasciato dichiarazioni non gradite neanche dalla famiglia Folino (“Chi specula sull’immagine di Sara, sulla tragedia di quel martedì, sbaglia e si deve fermare”) perché rischiavano di sollevare strumentalmente intolleranza e razzismo verso gli immigrati intorno ad un singolo episodio doloroso. Dopo i funerali di Sara, le parole del padre, Mario Folino, un uomo di quarantacinque anni, cittadino di Torvajanica che, crudelmente privato della figlia, affermava con calma: “Il perdono viene da sé. Penso sia stato davvero un incidente”.
Dino Frisullo, per protesta contro Rutelli, il3 gennaio 1995 si dimetteva da consulente per l’immigrazione del Campidoglio e e, nella sua lettera di dimissioni, scriveva: “Non posso condividere responsabilità con un’ amministrazione che, per bocca del suo massimo esponente, invoca repressione, espulsioni e controllo sugli immigrati, ed evoca la sciagurata teoria della soglia di tolleranza”.
In precedenza, Frisullo aveva conosciuto don Luigi Di Liegro e con lui aveva partecipato nel 1989 alla manifestazione contro il razzismo in memoria di Jerry Essan Masslo e nel novembre 1990 all’occupazione del Pastificio Pantanella con centinaia di immigrati del Bangladesh e del Pakistan. In seguito a queste esperienze fondava, assieme all’europarlamentare demoproletario Eugenio Melandri, l’associazione anti-razzista “SenzaConfine”.
Nel 2000 riceveva il premio “Pietro Conti per il racconto “Il giuramento”, ispirato all’incendio del Serraino Vulpitta, centro di detenzione per immigrati in Sicilia.
Ha raccontato la sua esperienza del carcere nel libro “Se questa è Europa. Viaggio nell’inferno carcerario turco”, Roma, Odradek, 1999.
Qui di seguito una sua poesia del 20 marzo 2003
Livide d’improvviso le luci di montagna.
Ferma e dolente la luce delle stelle.
Ammutoliti i richiami degli uccelli.
Alle quattro del mattino
la luna piena chiede silenzio al mondo.
Poggia l’orecchio al suolo e ascolta.
Le prime bombe su Baghdad
vibrano dalla terra nelle viscere..
Dopo ogni scoppio la lunga eco
è u milione di cuori di madri all’unisono
è il loro respiro affannoso
che l’Eufrate porta al mare come un grido.
Dorme Khawla la principessina
sulla corona di plastica preme un cuscino sua madre
si chiede se dovrà premere più forte
quando giungerà l’onda d’urto della bomba.
Dopo gli scoppi il tuono immenso
non è il mar rosso che s’innalza a spezzare la portaerei una ad una,
non è il deserto che si leva
a spazzare i blindati con fiato rovene di sabia:
è il fragore di milioni di ruote
carri carretti motocicli in fuga
kurdi arabi povera gente stracci
danni correlati.
Nelle basi sibillano i video.
Sono limitati i computer dei signori della guerra.
Non registreranno il respiro il palpito il pianto.
Non avvertono il terrore e l’ira del mondo.
Non sentiranno aprirsi le acque del Mar Rosso.
Il cantante anarchico Alessio Lega, nel 2013, gli dedicava questo brano intitolato “Frizullo”.
Leave a Reply