“Educatori a pieno titolo nell’organizzazione delle città”

Abbiamo ricevuto un’interessante riflessione di un educatore professionale sul tema delle politiche urbanistiche delle nostre città e sull’importanza della partecipazione dei cittadini, e degli educatori in particolare, in uno sviluppo urbano sostenibile che restituisca bellezza all’organizzazione dei nostri quartieri.
Vogliamo anteporre al testo dell’educatore Fabio Ruta un’opportuna premessa normativa internazionale che dimostra come la governance dei processi decisionali in materia ambientale non dovrebbe prescindere dal coinvolgimento dei cittadini.
Ed è proprio per questi accordi internazionali che quanto scritto da Fabio Ruta viaggia su un binario naturale già tracciato decine di anni fa dalla maggior parte dei governi europei, compresa l’Italia.
Sul tema rimane forse un gap politico-culturale che impedisce l’acquisizione di una piena consapevolezza civica.

“Il modo migliore di trattare le questioni ambientali è quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini interessati, ai diversi livelli”. In nome di questo  decimo principio della Dichiarazione di Rio (1992) vent’anni fa i Governi di oltre 50 Stati dell’Europa e dell’Asia Centrale (regione UNECE) si riunivano e adottavano il primo Trattato, legalmente vincolante, dando vita alla Convenzione internazionale di Aarhus – dal nome della cittadina danese che li ha ospitati – sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, definita dall’allora Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan: “il più importante esempio di democrazia ambientale intrapreso sotto egida ONU..

La Carta di Aalborg è stata firmata inizialmente da 80 amministrazioni locali europee e da 253 rappresentanti di organizzazioni internazionali, governi nazionali, istituti scientifici, consulenti e singoli cittadini. Con la firma della Carta le città e le regioni europee si impegnano ad elaborare piani d’azione a lungo termine per uno sviluppo durevole e sostenibile, nonché ad avviare la campagna per uno sviluppo durevole e sostenibile delle città europee.

In essa si scrive: “Le città riconoscono che la sostenibilità non rappresenta uno stato né una visione immutabili, ma piuttosto un processo locale, creativo e volto a raggiungere l’equilibrio che abbraccia tutti i campi del processo decisionale locale. Esso genera una continua verifica nella gestione delle città per individuare le attività che spingono il sistema urbano verso l’equilibrio e quelle che lo allontanano dall’equilibrio. Costruendo la gestione della città sulle informazioni raccolte attraverso tale processo, si comprende che la città funziona come un tutto organico e gli effetti di tutte le attività significative divengono manifesti. Grazie a tale processo la città e i cittadini possono effettuare scelte razionali. Una procedura di gestione che si fondi sulla sostenibilità consente di prendere decisioni non solo sulla base degli interessi degli attuali fruitori, ma anche delle generazioni future…”

convenzione-di-aarhus-1-728L’ Agenda 21  è un documento di intenti ed obiettivi programmatici su ambiente, economia e società sottoscritto da oltre 170 paesi di tutto il mondo, durante la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (UNCED) svoltasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992.
In tale documento  al capitolo 28 “Iniziative delle amministrazioni locali di supporto all’Agenda 21” si riconosce un ruolo decisivo alle comunità locali nell’attuare le politiche di sviluppo sostenibile, tenuto conto che oltre il 45% della popolazione mondiale vive in contesti urbani, percentuale destinata a crescere fino al 63% nel 2030.
Nello stesso capitolo si legge “Ogni amministrazione locale dovrebbe dialogare con i cittadini, le organizzazioni locali e le imprese private e adottare una propria Agenda 21 locale. Attraverso la consultazione e la costruzione del consenso, le amministrazioni locali dovrebbero apprendere e acquisire dalla comunità locale e dal settore industriale, le informazioni necessarie per formulare le migliori strategie”.
Nei Vertici Mondiali sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD), tali principi sono stati ribaditi più volte.

Ciò premesso, riguardo il ruolo degli educatori nelle politiche urbanistiche, pubblichiamo volentieri questo articolo proposto da Fabio Ruta: 

Lungolago di Pallanza (Verbania)
Lungolago di Pallanza (Verbania)

La dove scendono le strade/ dove finisce la città/ c’è un bosco di lamiere ed assi/ dove ogni sogno è realtà/ siamo cresciuti come l’erba / ai bordi della ferrovia…” (The Gang) Come Ricorda James Hillman in “Politica della bellezza” , l’organizzazione urbana, il modo in cui viene pianificata e disegnata una città ed un quartiere sono in stretta connessione con quella che – laicamente – possiamo definire “l’anima” di una società: con i suoi luoghi assolati ed i suoi giardini, i musei, le scuole, le desolate periferie, i luoghi della emarginazione. Le nostre città, la loro conformazione, la loro “disposizione”, rassomigliano ad un organismo vivo – pulsante e pensante – con le sue funzioni fisiologiche e psicologiche.
Tanto da farci pensare quello che è ovvio: una città non è altro che la esternalizzazione della cultura sociale, politica, economica, artistica di una comunità. Dunque anche com’è “fatta” una città, come è organizzato un quartiere, quali scopi e principi vengono a proporsi in essa è tema di grande interesse educativo e pedagogico (ma anche artistico, culturale, sociale, psicologico) e dovrebbe interessare una molteplicità di soggetti e saperi. Occorre guardare alla città, ai suoi quartieri, ai suoi ambienti architettonici e naturali, come a luoghi dove promuovere la materializzazione di un’ “anima” (nel senso greco di “psiche”, senza declinazioni teologiche) aperta e inclusiva, rispettosa delle differenti soggettività in essa presenti, per un tempo vivibile e amabile. Dove la qualità del vivere, dell’abitare, dello spostarsi, del comunicare, del consumare sia a portata dell’essere umano, delle sue esigenze vitali.
Lo spazio può essere pensato per liberare e consentire esperienze, per promuovere un incontro con il mondo e la natura oppure per invadere, usurpare, controllare, correggere, normalizzare.
Per questo le politiche urbanistiche non dovrebbero essere monopolio di tecnici e costruttori edili. In ogni città i diversi soggetti dovrebbero coinvolgersi in think tank” volti alla definizione ed al “ri-disegno” degli spazi urbani, al loro sviluppo armonico.
Quello della definizione degli spazi urbani andrebbe inteso come un discorso costantemente aperto ai cittadini, alle associazioni, agli studenti, alle diverse categorie professionali e sociali.
Per promuovere – lontano da “urgenze” e semplificazioni politico-elettorali – l’idea che le Città ( e i piccoli paesi, gli ambienti naturali) ci appartengono e che in qualche misura noi apparteniamo a loro: nella reciproca definizione di un “volto”.
Pensare a una città come a un opera d’arte vivente, ci protegge dal pericolo di togliere vita e bellezza ai luoghi dove vogliamo vivere.
Una diversa dimensione del concepire la accoglienza e l’housing sociale; la fruibilità dello spazio urbano e dei suoi servizi per le persone diversamente abili; Iniziative come la riqualificazione degli edifici industriali e dismessi in start up per iniziative sociali ed artistiche; la creazione di orti sociali esperimenti di coltura della canapa legale nei parchi cittadini; le bonifiche ambientali; boschi urbani e giardini verticali e percorsi sensoriali; percorsi vita e luoghi attrezzati per lo sport (come le palestre a cielo aperto di Barcellona, o in tavoli da ping ping delle.piazze popolari di Lisbona) e la lettura (come booking corner diffusi); installazioni per la “contemplazione del bello”; una diversa concezione di mobilità; mercati coperti per la promozione dei prodotti agroalimentari del territorio: queste ed altre iniziative possono avere funzioni sociali e di sviluppo di comunità, oltre che rendere più belli e meno depauperati i luoghi in cui viviamo.

 

About Domenico Ciardulli 257 Articles
Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

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